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June 13, 2012

People I know. Daisy Welponer: la cucina incontra l’arte. In un blog

Anna Quinz

Si dice che i figli nati da genitori di “razze” diverse, portino in sé il meglio di ciascuna. Se sia sempre vero, non si sa, di sicuro però lo è per Daisy Welponer, 34enne bolzanina, figlia di un altoatesino doc, e di una giapponese. Daisy è nata a Monaco, dove ha vissuto per un po’, poi Bolzano, Bologna per studiare e lavorare e poi di nuovo Bolzano. E sempre, dentro e fuori di sé, ha portato i segni di chi nasce dall’unione perfetta di due diversità. I tratti somatici di Daisy, nella loro bellezza, svelano le origini nipponiche, in una delicatezza gestuale che porta il pensiero a terre e storie lontane, mentre gli occhi, grandi e verdi, sono chiara eredità del suo essere “europea”. Daisy è però anche profondamente altoatesina, questa è la sua terra e la sua casa, queste le sue lingue (“anche se il giapponese è la lingua del cuore, quella che parlo ai miei figli”, dice). Qui ha per anni diretto un outlet, negozio di abiti di grandi marchi a prezzi scontati, perché, racconta “ho sempre trovato eccessivi i prezzi dei capi “firmati”. Costano cifre che non sono disposta a spendere, è molto più divertente trovare una cosa carina a un prezzo più basso”. Daisy però non è proprio una donna con in testa solo “borsette e scarpette”. La moda è stato un po’ un caso, anche se continua ad essere il suo lavoro: da poco ha spostato l’attività nel web, creando un outlet online (www.glamorama.it). Mentre la cucina, quella è un’altra cosa. Da qualche tempo, infatti, ha aperto un suo blog di ricette, www.daisyandthedoc.com, che raccoglie le ispirazioni e le culture che convivono in lei, in piatti dall’allure artistica, che condivide, con la delicatezza e bellezza che la contraddistinguono, con chiunque abbia voglia di sperimentare il grande piacere dell’arte del cucinare.

Perché, a un certo punto, il cibo?

Il cibo rispetto alla moda, è una passione. Ho sempre amato mangiare bene, e lì si che sono disposta a spendere, molto più che per abiti e borse. E mangiare bene, non significa mangiare cose sofisticate o costose. Quello che conta, è la qualità degli ingrediente. Credo che questo amore, dipenda un po’ dall’influenza di uno zio giapponese, che aveva un ristorante a Ginevra. Da bambina lo guardavo tagliare velocissimo le verdure, e mi dicevo “che bellezza!”. E poi, mi ricorderò sempre, un piatto di spaghetti ai ricci di mare mangiato a Capri a 12 anni.

Nel suo blog, i piatti che prepara sono ispirati ad opere d’arte. Perché proprio un blog, e perché questo inedito abbinamento?

Una notte ho sognato di avere un blog di cucina insieme a un amico. Quando mi sono svegliata, ho deciso di farlo davvero. L’abbinamento tra cibo e arte è un qualcosa in più, non voglio certo elevare la mia cucina all’arte, però bisogna ammettere che ci sono cuochi che con i loro piatti regalano esperienze davvero incredibili, non solo per il palato. Queste emozioni però sono passeggere, durano il tempo del pasto, mentre l’arte, rimane. Comunque, ispirarmi ai quadri per i miei piatti, è un divertente stimolo alla creatività e mi permette di imparare cose che non conoscevo sulla storia dell’arte.  E mi piace l’idea di condividere le mie ricette. Gli amici mi hanno spesso chiamata per avere consigli culinari, e la mia casa – e la mia cucina – sono sempre aperte alle loro visite. Mangiare da soli è triste, sempre meglio condividere.

L’Alto Adige è terra di chef stellati, questo l’ha in qualche modo ispirata? E pensa che ci sia un motivo, per questa concentrazione di qualità nella cucina, proprio qui?

La migliore cena degli ultimi anni, l’ho mangiata a Salisburgo, in un favoloso ristorante in un hangar. Lo chef, manco a dirlo, era di Renon. L’Alto Adige è una terra ricca, questo crea le premesse perché ci si possa permettere il lusso del mangiare bene. E poi, cosa ancora più importante, questa terra ha la fortuna di poter offrire materie prima dalla qualità eccezionale, dalla frutta alla verdura, alla carne. E infine, certamente il mix culturale tra nord e sud, dà un input positivo alla creatività, anche in cucina.

Lei porta in sé un mix di culture lontane fra loro. Questo l’ha influenzata nella vita? Quali vantaggi o svantaggi?

A scuola ero l’unica bambina, diciamo così, in parte “extracomunitaria”, e come tutti i bambini, un po’ soffrivo la diversità e l’essere considerata “esotica”. In generale però, ho avuto principalmente vantaggi, come la conoscenza di lingue e culture diverse, ricchezza che ti permette di essere più aperto e ricettivo verso gli altri, qualunque sia la loro storia o provenienza.

Cosa porta dentro di sé del lontano Giappone?

Del Giappone, non avendo mai vissuto lì, porto in realtà dentro di me principalmente la lingua. Quando sono lì, infatti, mi sento comunque sempre un po’ straniera, ma ad esempio nel tragico momento dello tsunami che ha colpito quella terra, ho sentito molto forte il senso di vicinanza. Quello giapponese è un popolo che ammiro molto. È difficile, credo, distinguere tra la cultura giapponese e quella tedesca, in fondo sono popolazioni che si assomigliano, entrambe precise, ordinate, meticolose. In realtà però, io non sono poi così precisa, ordinata, meticolosa…

A partire dalla prossima settimana, Franz torna a raccontarvi gustose ricette da sperimentare nel week end (ma anche lunedì, martedì, mercoledì…). Le ricette, manco a dirlo, arrivano da Daisyandthedoc, così tutti gli appassionati di arte troveranno pane per i loro denti, e gli appassionati di cucina, un’ispirazione in più! Grazie Daisy, grazie Doc!

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 10 giugno 2012

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