Music

June 11, 2012

Indimenticabile Bennato

Jimmy Milanese

Ha immaginato che una bambina nata nell’angolo più povero del pianeta potesse salvare il mondo. Perché la povertà da leggerezza e coraggio, mentre è nella ricchezza che matura la vera miseria.

Ha visto l’Afghanistan e ha descritto quei fili che lo fanno ballare. Perché riflettere sulla guerra è il primo passo se vuoi vivere in pace.

Ha sorvolato la sua Napoli, e ha messo in vendita il porto di Bagnoli e tutti quegli spazi lasciati alla ruggine e ai cani randagi. Perché è solo se cerchi di vendere qualcosa che qualcuno stabilisce il prezzo.

Ha riflettuto su quel grande rivoluzionario del pensiero occidentale, Galileo, convinto da un alto prelato a rinnegare le sue idee. Perché c’è sempre qualcuno che decide sopra di noi e nonostante noi quando sia ora di dire al popolo la verità che non si aspetta.

Ha ripensato all’Unità d’Italia, a quei briganti meridionali che proteggevano la gente dall’arroganza dei Savoia che con una stretta di mano avevano ricevuto in regalo mezzo stivale. Perché la mafia di oggi è figlia dei briganti di allora.

Ha raccontato le miserie della gente e l’arroganza del potere partendo dalle favole e dalle fiabe. Perché la sua musica doveva parlare tanto al dotto saccente quanto al bambino irriverente.

La musica di Edoardo Bennato sembra un manuale per giovani esploratori, dove per capire tutto non hai bisogno di niente, basta che prendi un foglio e una penna e tiri dritto fino al mattino, tanto la strada è lassù, seconda stella a destra! È fatta per i saggi e per i maturi, che però non aspettano l’ennesimo Nerone per sentirsi qualcuno all’ombra del potente. È fatta per quelli che non hanno nulla eppure non cercano niente, perché hanno capito che dietro l’angolo il rischio è di cedere tutti i diritti al Gatto e alla Volpe: consulente e impresario di questa nostra società! È una musica, quella di Bennato, che divide provocatoriamente i buoni dai cattivi, ma solo come pretesto per poi confondere e rifondere tutto, perché alla fine sono i buoni quelli che cercano di raggiungere il potere e i cattivi quelli che provano a restituirlo alla gente.

Un paio di ore nel laghetto dei giardini di Castel Trauttmansdorff, iniziate in salita per via di un problema alla voce, comunque brillantemente superato, anche grazie all’entusiasmo della gente che virtualmente non lo ha certo lasciato a quei dieci/venti metri di distanza tecnica che Bennato non pare avere gradito. Bisogna dirlo, anche per lui il tempo dei grandi Stadi è finito. Era il 19 luglio del 1980 e, primo tra tutti, in un’estate Bennato riusciva a riempire San Siro e tutti gli stadi italiani. Oggi, la sua dimensione è sicuramente ridotta, e il pubblico è composto per lo più dai reduci di quegli anni settanta/ottanta. Comunque, un numerosissimo popolo di sognatori, che forse non ha ancora trovato la sua vera altezza. Guidato dal rocker napoletano in un viaggio acustico, visivo e melodico incredibilmente variegato, pieno di suggestioni e spunti evocativi, come nessuno dei grandi cantautori italiani sarebbe in grado di proporre. La grande forza di Bennato è stata e rimane proprio questa. Coprire con la sua musica tutta l’esperienza possibile dell’uomo, partendo dall’amore o dall’amicizia e finendo con la guerra in tempo di pace. E lo ha fatto per capitoli, ragionati e studiati, mai influenzato da pressioni commerciali che troppo spesso impongono ai cantautori soggetto, genere e linea melodica. La purezza del nostro primo, vero, live performer Rock è nella tristezza piena di speranza di quegli occhi e in quelle rughe vive, di un uomo che ha sofferto i suoi dolori in silenzio, continuando a scrivere canzoni, una volta pensando all’Asia, una volta all’America, o alla più umile periferia napoletana.

La serata rimarrà un ricordo indimenticabile e indelebile, per chi c’era. Perché la cornice naturale di Castel Trautmannsdorf è unica nel suo genere. Ascoltare musica di questo livello, magari sdraiato sul prato, in gradevole compagnia, tra piante dai nomi impronunciabili, con un bicchiere di buon vino in mano, non è una esperienza comune. Hai come quella sensazione che la musica possa salvare l’uomo dalla follia della sua mente.

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