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May 30, 2012

La mia Africa #08. Ultima sera

Cornelia Dell'Eva

Cala il sole sulla piana di Chingombe. E’ la mia ultima sera, e decido di trascorrere l’ora del tramonto nella veranda della casa in collina. Il sole scende alle mie spalle e l’ombra della collina si allunga lentamente davanti ai miei occhi. La valle lì sotto è larga e profonda, cosparsa di piccoli villaggi in un gioco di vedo-nonvedo. Mi raggiungono voci di adulti e bambini, clan che probabilmente si raccolgono prima che il sole sparisca. Li immagino intenti a contarsi, a ripulirsi dalla polvere della giornata.

Rabbrividisco. Quando scende il sole scende veloce anche la temperatura. Infilo un golf mentre l’ombra procede inesorabile e sembra mangiarsi con lenta costanza fette di bosco: alberi, sentieri sabbiosi, corsi d’acqua, qualche costruzione in mattoni e cemento, i pollai sopraelevati presenti in ogni cortile, gli animali domestici e quelli selvatici. Si accendono i primi fuochi: sì, questa dev’essere l’ora della cena, che viene preparate all’aperto o, al massimo, sotto tettoie di paglia.

All’ombra succede il buio. Si accomoda come una coperta nel letto di un bambino e porta la calma della sera. Mentre tutto di fronte a me sparisce, il cielo si accende di stelle. Mi sono affezionata alla Croce del sud, la costellazione che guidava i marinai in questo emisfero, un equivalente della stella polare che qui non si vede. Sta proprio vicino alla Via Lattea, un fiume bianco che attraversa il buio.

Le voci si fanno più rade, il volume si abbassa. Tacciono lentamente le oche e le galline, lasciano il posto al frinire dei grilli e delle cicale. E’ la voce della notte.

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