Music

May 29, 2012

Mother Island @ Mountain Session 2012, psych-rock tra Barrett e Tarkovskij

Marco Bassetti

I Mother Island sono una di quelle band emergenti che si muovono nel sottobosco nost

rano che, trasportate oltreoceano, potrebbero crescere rapidamente fino a figurare accanto a gruppi acclamati della scena indie come – chessò – Akron/Family, Animal Collective e Oneida. Le basi ci sono tutte: una visione musicale solida, una conoscenza approfondita dei classici (Beatles, Syd Barrett, Velvet Underground, Jefferson Airplane) e un sound robusto. Tutti ingredienti che cooperano nella composizione di brani oscuri e dilatati che si insinuano ipnotici sotto la pelle. E s’intravedono – questo è il bello – importanti margini di sviluppo. Infatti un mare di riferimenti e di spunti creativi circonda il loro mondo e sulla Madre Isola c’è vita. Nonostante “tutto sia già stato fatto e consumato”, c’è speranza. Ne abbiamo parlato con Giacomo Totti, uno dei fondatori della band, protagonista assieme ad altre quattro formazioni (Sun Glitters, The Moorings, Satelliti, Fugitive) della Mountain Session 2012 (01/06 – Halle28, Bolzano).

Si trovano poche informazioni sulla band in internet, siete come avvolti da un alone di mistero. Benissimo, ci piace. Dacci qualche coordinata, storico e/o estetica, anche sbagliata, sul vostro progetto musicale?

La band è nata con un concetto di “family” molto aperta. Vecchi amici impegnati in vari progetti che dopo qualche tempo si ritrovano a jammare in una sala prove. Rispolverando le vecchie band che ti hanno spinto a comprare uno strumento quando eri ragazzino e lasciando scorrere nell’aria l’incontro musicale tra passato/presente. Ne è nato qualcosa di stimolante, ci sono stati molti cambi radicali di direzione, ma col tempo tutto ha preso una linea guida. Dopo qualche improvvisata live, quasi segreta, abbiamo deciso di far nascere i Mother Island. La band ha quindi avuto una prima line up con Valentino alla voce e una seconda, quella attuale, con Anita arrivata quasi per caso dagli Oslow. Questa ragazza ha marcato non poco, con la sua impronta blues, il nostro concetto di musica. A breve registreremo nuovo materiale… Siamo tutt’ora piuttosto disinteressati a far parte di qualche panorama particolare. Quello che conta è la nostra “isola” e il riverbero che da essa deriva.

Uno dei vostri riferimenti dichiarati è Syd Barrett, con la sua musica così semplice, quasi infantile, e allo stesso tempo così folle e allucinata. Dove risiede, secondo te, il mistero della musica di Barrett? Come la sua opera ha influenzato la vostra musica?

Nella musica e in tutti gli altri campi creativi lavorare sui contrasti, anche netti,, con equilibrio, giova al risultato finale se si riesce a mantenere intatta l’identità del progetto. Tutto ciò ha rappresentato fin da subito il nostro intento primo nella realizazzione dei brani. Ci serviva però un punto di partenza, un’estetica che ci conformasse tra noi. Tra Syd Barret e Andrej Tarkovskij vedevamo ben rappresentata la convergenza del nostro immaginario collettivo: le realtà sognanti, talvolta romantiche dell’uno, e la ricerca di razionalità, cinica e maniacale, sul non-senso della vita dell’altro. Syd, come dici tu, aveva un approccio alla vita quasi infatile, disinteressato al quotidiano, interessato solo all’emozione “grezza” che da esso ne deriva. Il progressivo allontanamento e il successivo isolamento dalla realtà di Barrett lo ha reso un artista unico. È stato capace di comprendere e tradurre l’irrazionale in musica.

Al di là dei riferimenti Sixties, nel vostro sound si insinua spesso un’impronta molto oscura, in qualche misura minacciosa, inquietante, molto distante dall’immaginario floreale di Beatles e Jefferson Airplane. Forse figlia della nostra epoca, così lontana dalle speranze, dalle lotte, dai sogni, dalle aspirazioni, dai colori degli anni ‘60?

Indubbiamente nella nostra musica è rappresentato il senso di malessere che ha sempre accompagnato ogni nostro progetto. È qualcosa che non scegli ma che ti appartiene e ti accompagna. Negli ultimi anni, almeno io, non sento più il desiderio di esternarlo, di urlare in faccia le cose con disappunto, di sputare rabbia con gli amplificatori a volume 10. Innegabile è che viviamo in un’era buia. Tutto è già stato fatto e consumato, non resta che consumare anche noi stessi. Posso aggiungere che forse una figura femminile all’interno della band ci ha aiutato a trovare qualche vago spiraglio positivista qua e là.

Del resto un altro riferimento che fate è Andrej Tarkovskij, un regista immenso e visionario che ha fatto del’alienazione, della catastrofe, dell’incubo, del mistero l’oggetto dei suoi film. Cosa ti affascina dell’arte di Tarkovskij?

Mi piace pensare Tarkovskij come rappresentazione estetica della nostra musica. Il regista formalmente più perfetto di sempre, così magistralmente potente e debordante nel suo lento e inesorabile incedere ritmico, nella ricerca estetica, nell’analisi psicologica. Raramente ho provato, consumando un prodotto artistico, emozioni al pari di quelle conferitemi da una semplice immagine o frase di un suo film. Fondamentalmente è tutto quello che desidererei in una rock band o in una tela dipinta, è il massimo concetto di arte.

Alleggerendo un po’ il tono, cosa ti piace, ti affascina, ti attrae di quello che vedi/senti oggi, anno 2012?

Mi trovo inspiegabilmente spiazzato dalla tua domanda. Mi sono un po’ allontanato dalla “cricca” musicale negli ultimi 2 anni proprio per la mancanza di un qualcosa di nuovo e significativo. Parlando delle realtà a noi vicine, ho trovato un’unica bellissima sorpresa in WOW, ultimo lavoro dei Verdena, davvero esaltante. Riallacciandomi al discorso di prima, tutto è già stato mangiato e digerito: trovare nuovi input, dar vita a qualcosa di innovativo e bello può sembrare impossibile al giorno d’oggi. Ma c’è comunque tanta bella musica in giro, solo che in un mondo dominato da internet e dalla iper-comunicazione a volte il buono si disperde nel grande mare del banale. Ritengo che oggi nella società occidentale sia necessario credere e investire nel valore dell’arte a tutti i livelli. Essa rappresenta uno dei rarissimi spiragli di luce che ci sono rimasti a livello umano e collettivo.

Ad esempio?

Personalmente cerco di esplorare trasversalmente ogni ambiente che concerne creatività, novità, qualità per stimolarmi nella musica o nelle altre mie attività. In ambito architettonico ho visto interessanti novità, molto affascinanti, in Italia: Luciano Giorgi o lo studio Dimore, per fare alcuni nomi, sono riusciti a trasmettere una vena artistica e radicale anche nel quotidiano e nel popolare. Penso che tutto ciò possa contribuire a una maggiore sensibilità nei confronti dell’arte a livello generale. Mi piacerebbe tra qualche anno vivere in una nuova Berlino italiana, anche se resto piuttosto scettico sull’argomento. Il cinema di per sé riserva sempre qualche inaspettata sorpresa. Amo molto Lars Von Trier che dagli anni ‘80 a oggi è riuscito a dare un’ottima e incisiva ventata di novità. Tanto di cappello ancha al panorama sud coreano di altissimo livello: kim ki-duk e Park Chan-Wook mi hanno a dir poco entusiasmato negli ultimi anni. Qualche titolo recente davvero meritevole di nota: Biutiful (Inarritu), The three of life (Malick), Il nastro bianco (Haneke), Un gelido inverno (Granik), Faust (Sokurov), Whatever works (Allen). Singolare in tutto ciò come non abbia menzionato niente dell’anno 2012… Sforzandomi ti posso dire che gli ultimi lavori presentati dal giovane pittore tedesco Daniel Richter a Los Angeles, tra gennaio e febbraio di quest’anno, potrebbero giustificare 18 ore di aereo per passarne giusto un paio in galleria.

Cosa ci dobiamo aspettare dal vostro live a Bolzano?

Chitarre acide, tanto riverbero e suoni portati al limite da vecchi amplificatori anni ‘70. Una nota blues molto più significativa rispetto al vecchio materiale. Dieci pezzi tutti nuovi e inediti che spaziano dall’up-tempo al drone, psichedelia e misticismo si alternano a momenti ballabili. Non vedo l’ora di vedere il pubblico di Bolzano sempre molto attento, presente e di buon gusto.

www.reverbnation.com/motherisland

www.poisonforsouls.com

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