La mia Africa # 07. Uomini e animali

La mia Africa # 07. Uomini e animali

Questa notte è arrivata la iena. Stavo bevendo una birra sotto la veranda, in cima alla collina, quando da fondovalle è salita una voce strana. Ormai mi sono abituata a molti dei rumori notturni di Chingombe, ma quel verso non l’avevo ancora mai sentito: una specie di stridio acuto, breve intermittente. Potrebbe ricordare un cane, ma i cani di qui li ho sentiti abbaiare e ululare diverse volte. No, era qualcosa di diverso. Ne abbiamo avuto conferma questa mattina: una iena è arrivata nel cortile di uno degli accampamenti sparsi qui intorno e si è mangiata quattro oche. A sentire le storie che girano è andata bene: raccontano che un giorno una iena si sia portata via un neonato, mentre le stragi di galline non si contano. Per questo la gente ha cominciato a costruire i pollai, una specie di palafitta in cui le galline passano la notte E le galline sembrano aver capito: quando cala il sole si mettono in fila e salgono la scala che porta al pollaio senza che nessuno glielo dica. Le oche, a quanto pare, non sono così previdenti.

La iena è un animale odiato: brutta e con la schiena storta, visto che le zampe posteriori sono più corte delle anteriori, non ha nulla di armonioso. La sua carne non si mangia perché è la spazzina della savana: insieme agli avvoltoi ripulisce le distese africane dalle carogne degli altri animali. Sempre che non trovi altro, come questa notte. Peter Kainfa, il proprietario delle oche, oggi è passato a vedere se avevamo un fucile. Non so se ci sarà una battuta di caccia ma una cosa è certa: se la iena si avvicinerà ad altre abitazioni troverà la gente preparata.

L’odio verso la iena non è comunque paragonabile a quello per i serpenti. Ne girano parecchi da queste parti. Non tutti sono velenosi, ma sembra ce per la gente no faccia differenza: se ne vedono uno non hanno pace finché non lo uccidono. Così ha fatto Christopher, che qualche giorno fa ha trovato un serpente all’esterno della casa in cui stiamo noi. Era in fase di digestione, si vedeva bene dal ventre ingrossato, quindi non c’era pericolo che scattasse e lo mordesse. Non ci ha pensato un attimo, ha afferrato un bastone e ha cominciato a colpire l’animale sulla testa. Poi, contento e soddisfatto, mi ha chiamato a vederlo prima di gettarlo nei cespugli. Nella giornata successiva ogni arbusto mi sembrava un serpente…

Pare molto diffuso anche lo spitting cobra, che mi auguro proprio di non incontrare. Non morde ma il suo veleno lo sputa direttamente negli occhi della preda o della persona da cui si vuole difendere. Mi sembra impossibile che abbi una mira tanto precisa… ma me ne hanno parlato molte persone che sono state colpite: gli occhi bruciano come all’inferno e per qualche ora la vista se ne va. Terapia: lavare subito gli occhi con del latte e aspettare che passi.

Non è così facile in caso di serpenti velenosi. Vivien mi racconta che a dicembre suo figlio Raymond è stato morsicato da un serpente che si era infilato in casa sua. Subito hanno applicato sul morso un sasso nero, che si appiccica alle ferite come una ventosa e succhia. Il veleno è uscito, ma per giorni interi pensavano che non ce l’avrebbe fatta. Poi, improvvisamente, il miglioramento. Ma per le vacanze successive Raymond ha preferito non tornare a Chingombe.

Questa mattina un gruppo di uomini ha lasciato la valle e si è incamminato verso le montagne. Una cosa strana: il trekking per passione non è di queste parti. Questi uomini sono cercatori d’oro. Qualche anno fa qualcuno si è accorto che lungo i fiumi che circondano Chingombe scorre sottilissima polvere d’oro. Trovarla è un terno al lotto perché bisogna avere la fortuna di fermarsi nel punto giusto. La ricerca porta via giornate intere. Come una volta, in luoghi ben lontani da qui, si tratta di raccogliere in un piatto la terra che sta sul letto del fiume e di lavarla mille volte nella speranza che l’acqua porti via la sabbia, leggera, e lasci sul piatto la polvere d’ore, più pesante. Un lavoro certosino per un raccolto che, per quanto pagato bene, non compensa il gran numero di ore passato a mollo e le giornate trascorse accampati in montagna. Il gruppo partito oggi tornerà tra un paio di settimane, in tempo per incontrare gli acquirenti che una volta ogni tanto passano di qui.

Anche i cercatori d’oro rischiano di incontrare iene e serpenti, e ovviamente molti altri animali. Gli incontri più frequenti sono tuttavia quelli con i babùns, ovvero i babbuini. Sembra niente, incontrare delle scimmie, in realtà sono grandi quanto un uomo e una certa impressione la fanno pure loro. Ero qui da un paio di giorni quando ne ho visti alcuni una dalla finestra della mia camera. Mi dicono che i babùns sono curiosi, forse erano venuti per vedere i nuovi arrivati. Fatto sta che volevo trovare una postazione utile a fare una fotografia (dalla finestra non si può: sono sigillate dalle zanzariere) ma non ce l’ho fatta. Appena sentito un rumore sono scappate verso valle. Probabilmente hanno più paura di me.

 

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