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May 14, 2012

Torna doco: dono, compro, coopero

Marco Bassetti

Domani 15 maggio torna nell’Angolo di Umberto Russo a Bolzano il temporary store con, in vendita, la terza collezione doco (dopo la prima, a ottobre). Alla base, appunto, il progetto doco, dono compro coopero. Ovvero “raccolta e vendita di oggetti nuovi e usati per finanziare progetti di cooperazione allo sviluppo e condividere le risorse nel rispetto dell’ambiente”. Riproponiamo l’intervista che Franz ha fatto a Irene Visentini, promotrice dell’iniziativa.

Raccontaci la genesi del progetto. Quando è nato e come?

doco nasce dalla volontà di coinvolgere ed allargare la partecipazione e la sensibilizzazione sul tema della cooperazione internazionale allo sviluppo. Ho cercato un modo di coinvolgere le persone e creare un canale di finanziamento dal basso. All’estero ci sono iniziative simili organizzate da grandi ONG o da amministrazioni locali. Ho cercato di sviluppare un’idea fondamentalmente semplice ed organizzarla per creare vantaggi reciproci in una logica win-win di dono, condivisione e valore aggiunto. doco vuole essere un’esperienza positiva per chi dona, per chi compra e per chi riceverà il ricavato. Inoltre ne beneficia anche l’ambiente.

Raccolta, vendita e riutilizzo di oggetti, ma anche narrazione, riflessione, condivisione… un tentativo di ridare senso al nostro rapporto con gli oggetti, lontano dall’aridità del consumismo compulsivo?

Non so tu, ma io ho iniziato a sviluppare un senso di oppressione per la quantità di cose che accumuliamo nelle case. Come spesso accade, chi troppo e chi niente, noi sicuramente troppo! Ci sono cose che ci servono, altre a cui ci affezioniamo, ma tante che ci si appiccicano e ci portiamo dietro o accumuliamo senza che abbiano un minimo utilizzo. E intanto continuiamo a produrne e ad acquistarne altre. doco è un modo per liberarsene e per passarle a chi potrebbe invece farne miglior uso. Ho definito doco anche come una “riflessione pratica” , nel senso che scrivendo la storia del dono sull’etichetta si cerca di avviare una riflessione sul valore che questi oggetti si portano dietro, dal materiale con cui sono fatti, al lavoro di chi li ha creati, il territorio da cui provengono, il viaggio che hanno fatto nel trasporto, lo scambio, le esperienze che questi oggetti hanno vissuto e fatto vivere. Dall’etichetta ovviamente si ha solo uno spunto, ma interessante da approfondire. A questo si aggiunge il valore sociale e relazionale del dono e della condivisione.

Oltre che una riflessione antropologica sulla relazione soggetto-oggetto, il progetto porta avanti anche una riflessione sul rapporto uomo-ambiente. In che senso?

Il consumismo ha un effetto devastante sull’ambiente. Da una parte l’obsolescenza programmata dalle industrie produttrici, dall’altra le modalità usa e getta della società dei consumi. E poi gli oggetti spesso non vengono nemmeno consumati, ma solo comprati e poi accumulati o addirittura buttati. Esiste a Bolzano il fenomeno della Luxus-Müll, spazzatura di lusso. Oggetti assolutamente nuovi e di valore che finiscono nel bidone o, quando va bene, al centro di riciclaggio. Uno spreco da evitare.

A tutto questo si aggiunge, poi, anche il sostegno al progetto di cooperazione internazionale ABRM. In cosa consiste e come Doco fornisce il suo contributo?

Il sostegno economico al progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo è il primo obiettivo di doco. Il ricavato di questa vendita temporanea è destinato al progetto Ecofarming che viene realizzato nel sud dell’India insieme all’associazione bolzanina Beppe e Rossana Mantovan (ABRM) e cofinanziato dalla provincia di Bolzano.

Arrivando, invece, alla tua storia, ti va di raccontarci attraverso quali esperienze (di studio, di ricerca, professionali…) sei arrivata a doco?

Mi sono laureata in Scienze politiche a Bologna con una tesi in Teoria dello sviluppo politico sulla cooperazione decentrata. Faccio parte da anni, come volontaria, dell’ABRM di cui sono stata presidente dal 2007 al 2010. Ho approfondito il tema del fund raising all’ISPI di Milano, ma il progetto doco è qualcosa di innovativo che non è mai stato organizzato in italia. Letture e incontri con S. Latouche, Z. Bauman, A. Segrè e G. Viale mi hanno senz’altro influenzato ed ispirato nella creazione di doco.

Come si colloca doco rispetto al contesto bolzanino? Ti sembra un terreno fertile per questo tipo di iniziative? Difficoltà che hai incontrato?

Bolzano è una città sensibile ai temi sociali e ambientali, ed è anche ricca economicamente, quindi credo che sia un territorio adatto perchè doco possa trovare un buono sviluppo. Ho avuto difficoltà nel trovare lo spazio per il temporary store. Con tutti i negozi sfitti che ci sono nel centro di bolzano non pensavo fosse difficile trovare qualcuno che partecipasse a doco mettendo a disposizione un proprio spazio inutilizzato per 10-15 giorni. Invece finora in centro non ho trovato nulla.

www.doco.bz.it

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