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April 26, 2012

De Bortoli a Bolzano: “Siamo in una situazione globale di democrazia apparente”

Marco Bassetti

Ieri sera sul palco del Festival delle resistenze, è intervenuto Ferruccio de Bortoli, Direttore del Corriere della Sera, una delle grandissime firme del giornalismo italiano. Siamo riusciti a raggiungerlo telefonicamente: era in auto, in direzione Bolzano.

Le chiedo prima di tutto di delimitare il campo. Crisi dei valori è una formula molto abusata, lei cosa intende di preciso?

All’indomani delle celebrazioni del 25 aprile,  vorrei inquadrare la questione in questi termini. Abbiamo un insieme di valori sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana: valori legati in primo luogo alla persona, poi al cittadino; valori frutto di determinate vicende storiche come la Liberazione, ma anche frutto dell’incontro delle migliori culture politiche del nostro paese così come si stagliavano nel panorama incerto del Dopoguerra, le stesse culture che hanno costruito il nostro paese fino alla crisi della Prima Repubblica. Valori che sono legati naturalmente a determinati diritti civili e politici. La sostanza del mio intervento di questa sera e che dobbiamo prestare attenzione alla difesa di questi valori, in quanto valori fondanti della nostra democrazia, e che questi valori devono essere difesi anche attraverso la rappresentatività dei cittadini e  l’esercizio dei diritti politici. I quali dipendono molto dal funzionamento delle istituzioni e dalla vicinanza che queste hanno rispetto alle persone. Se non ci affrettiamo a promuovere riforme che riguardano il ruolo dei partiti, il funzionamento delle istituzioni, l’efficienza della macchina pubblica, la correttezza del sistema giurisdizionale, non avremo soltanto un paese che non cresce più, un paese che in qualche modo è in crisi di identità, ma finiremo per indebolire quell’impianto di libertà fondamentali dell’uomo che sono la base della nostra Costituzione.

Rispetto a questa particolare declinazione che lei fornisce della formula “crisi dei valori”, riusciamo a rintracciare delle radici? A chi o cosa imputare le cause del declino?

La radice è la crisi della cittadinanza, così come si è sviluppata negli ultimi anni. Venendo meno la democrazia dei partiti, ad un certo punto si è interrotto quel circuito più o meno virtuoso – perché poi in realtà non è stato tale – della Prima Repubblica tra Popolo sovrano e Rappresentanti. Questo ha finito anche per indebolire le istituzioni che sono lo specchio dentro il quale ci ritroviamo a partecipare come un’unica comunità civile. Ma accanto al declino della cittadinanza sul piano interno, c’è stato il processo di forte globalizzazione che ha visto le democrazie classiche indebolirsi come ruolo e come numero. Si è passati da una governance dell’economia e della finanza che veniva in qualche modo stabilita dai paesi a democrazia pluralista classica con il G7, poi allargato al G8, a una globalizzazione nella quale votano i mercati più dei cittadini, una globalizzazione decisa da forze che fanno riferimento a istituzioni a democrazia apparente, come a Bruxelles ad esempio, o a vere e proprie dittature.

Nello scenario che lei delinea, c’è un’istituzione che ha fatto del tema “crisi dei valori” un campo di battaglia culturale.  Mi riferisco naturalmente al Vaticano e alla crociata, condotta in particolare dall’attuale Pontefice, contro il “relativismo dei valori”. Lei sente nel richiamo che la Chiesa fa in difesa dei valori una qualche consonanza rispetto al suo discorso?

Ritengo che il ruolo della Chiesa rimanga importante e centrale. La Chiesa ha in qualche modo svolto un ruolo di supplenza nei confronti delle istituzioni che spesso non sono state in grado di custodire al meglio i valori repubblicani. Ma nello svolgere questo ruolo di supplenza la Chiesa ha messo un’eccessiva attenzione nella difesa dei cosiddetti valori non negoziabili, sui quali c’è una grande discussione tra laici e cattolici, ritraendosi da quello che da Leone XII in poi è stato il suo compito fondamentale, cioè la promozione della vita sociale e quindi la difesa di valori come lavoro, solidarietà, sostenibilità della famiglia.

Legato all’analisi del tema “crisi dei lavori” c’è, nella sua riflessione, la necessità di individuare strumenti per resistervi. Ci può indicare, a questo proposito, un autore che secondo lei ha senso riscoprire oggi?

Sul piano dei diritti civili e dei diritti politici, sicuramente il Manifesto di Ventotene e quindi Altiero Spinelli. Sul piano della cultura politica del nostro paese, indicherei autori come Norberto Bobbio e Giuseppe Dossetti.

www.festivalresistenze.it

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