Giovanni Allevi: i miei limiti sono il mio successo!

16.04.2012
Giovanni Allevi: i miei limiti sono il mio successo!

Giovanni Allevi: i miei limiti sono il mio successo!

16.04.2012

Conosco diversi esseri umani dalla personalità simile a quella di Giovanni Allevi. Sono persone che attraverso la burla, i sorrisi mozzati, la postura poco attenta e l’andatura incerta, eclissano la fragilità della loro anima. Quelle persone hanno paura del mondo, lo vivono con timore d’esser scoperti. Attraverso il loro corpo esprimono il concetto profondo della sofferenza emotiva. Un timore contagioso, che può fare innamorare o scatenare terrore. Per questo motivo, persone come Giovanni Allevi suscitano i due sentimenti antitetici per eccellenza: amore e odio. Quell’amore e quell’odio che da soli dicono poco ma che uniti hanno ispirato la quasi totalità dell’arte, almeno fino alla fine dell’800.

Chi lo ama, lo fa al di là della sua musica, anzi, in quella musica, in quelle mani che si muovono quasi con impaccio sul pianoforte, in quelle spalle curve e in quella chioma protettiva, ci vede riflesse le sue ansie e le sue preoccupazioni, e per questo la ama, perché s’immagina che attraverso la musica egli è riuscito a curare le ferite più resistenti.

Chi lo odia, lo accusa di occupare una posizione immeritata e si scaglia contro di lui in nobile difesa della musica classica, analizza in modo asettico i suoi limiti come compositore e le sue lacune come esecutore, concludendo che il timido ragazzo è un fenomeno mediatico montato ad arte e propinato a un pubblico ignorante.

Il mondo della critica musicale è colmo di Bertoncelli che accusano Guccini, Luzzato Fegiz che se la pigliano con Vasco Rossi, e per i motivi più disparati. Oppure, per soddisfare palati più sopraffini, è anche esistito un Giuseppe Sarti in aperta polemica con Mozart per l’impiego di una cosa che si chiama «temperamento equabile in un quartetto d’archi»; così come Johann Joseph Fux e padre Giovanni Battista Martini erano strenui sostenitori dell’edificio armonico tradizionale, contro i tempi che piano piano distruggevano l’Ancien Régime. Era il 700 illuminista, dove però tutta la musica prodotta, viene oggi definita «classica». Polemiche «dotte» e chiuse magistralmente da Gottfried Weber, quando sosteneva che «la musica non è una scienza dotata di deduzioni matematiche e di completezza; non è un sistema che si presenti a noi con regole assolute che consentono o proibiscono». Secondo Weber, l’orecchio dell’ascoltatore, intimamente collegato con la sua anima – il suo fragile edificio – è il miglior giudice. Per questo motivo, non esiste Mozart, Bach o Beethoven, ma esistono solo orecchi che ricevono suoni, e le dissonanze non sono regole musicali scritte e immanenti, ma il diverso modo che ognuno ha di recepire quella musica. Certo, alcune di quelle sonate o cantate rimangono nell’immaginario collettivo per secoli o vanno a finire direttamente nella storia della musica; altre vivono più o meno brevi stagioni per poi scomparire, o riapparire, come  nel caso dell’Adagio in Sol minore di Tomaso Albinoni. Alcuni sono mediocri interpreti che per qualche ragione ottengono successo, altri sono discreti esecutori che nessuno mai conoscerà, così come molti si distanziano da Allevi  per sentirsi più vicini a quei sopracitati grandi (per loro stessi) inarrivabili autori.

Fatto sta che Giovanni Allevi attira folle oceaniche di giovanissimi ragazzi, sempre più interessati alla musica classica e alla composizione, proprio perché Allevi spiega loro che è da li che devono partire, e poi proseguire per dove vogliono. Mentre ci sono Conservatori che rifiutano tutto quello che sia più giovane del più vecchio dei loro insegnanti, alla fine dei suoi concerti Allevi si ferma a parlare con i ragazzi, si china fino a raggiungere la loro inarrivabile altezza, sorride, li chiama per nome, firma autografi impreziositi da graziosi disegnetti e si informa sui loro gusti musicali. Senza giudicare, ascolta le loro parole e segue con gli occhi il loro sorriso, troppo spesso ammutolito da quelli che li vogliono seduti con la schiena diritta!

Franzmagazine ha videointervistato Giovanni Allevi, che tornerà da queste parti il 28 Aprile 2012, alla Ton Halle di Innsbruck.

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