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April 15, 2012
Perché mi hai portato via Fritz Lang?
Andrea Beggio
“Ooh vecchio!… a Bolzano non c’è un cazzo!”
E’ una giornata piovosa di inizio aprile 2012, sto camminando per Bolzano e questa frase ha iniziato a girarmi per la testa, emersa da qualche area del cervello incaricata probabilmente di contenere i ricordi dal 1980 al 1990.
1983–85 gli anni delle prime uscite da casa, musica orrenda, pettinature e vestiti improponibili. E’ in questo contesto culturale che questa frase iniziò a farsi largo nello slang della gioventù coatta bolzanina.
I detrattori di questa pungente teoria critica molto probabilmente si riferivano ad un vuoto che forse rifletteva quello che avevano in testa.
Per tutti gli altri sfortunati non rassegnati, questo senso di vuoto provinciale, veniva riempito in vario modo (per molti la musica, il cinema e la lettura hanno rappresentato un’ancora di salvezza).
Quindi, cinema über alles! Una passione – scelta obbligata per molti abitanti della città – che non richiede troppi sforzi e che, nella Bolzano degli anni 80, poteva essere coltivata nelle diverse sale allora presenti.
Oggi, invece, piove, e questa frase continua a ronzarmi nella testa sembrando ora assurdamente vera e senza possibilità di appello. In città le sale cinema hanno chiuso quasi tutte. Mi trovo di fronte alla [ex] sala del cinema Eden. Nella bacheca, al posto del consueto poster che annuncia il film in proiezione, c’è un necrologio che annuncia, dopo la morte delle numerose sale cittadine nel corso dei decenni la morte dell’ultima sala commerciale cittadina. La completa indifferenza nella quale tutto questo avviene è confermato dall’indifferenza delle persone che, riflesse sul vetro della bacheca sfilano alle mie spalle senza notare questo enorme necrologio nero.
Sotto questa assurda pioggia insistente mi sembra di essere uno dei personaggi dei racconti noir [1], un duro dal cuore tenero che lotta al fianco delle vittime del sistema.
Nei classici del noir le luci, i personaggi e le storie sono fatti di luci e di ombre dai forti contrasti. I detective spesso lavorano anche se non sono pagati e passano le loro complicate vite in interminabili giri per la città alla ricerca di indizi.
Ripensando a questi personaggi e alle loro storie ingarbugliate, spesso piene di contraddizioni (come quelle di Cornell Woolrich) mi accorgo che sto passando davanti alla sede di BLS, un altro posto che collega cinema e Alto Adige. Mi fermo accanto al palazzo a vetri in attesa di metabolizzare questa strana coincidenza, quando la nebbia comincia a diradarsi lasciando apparire vaste chiazze di sereno e così, questa volta nella piena consapevolezza di ciò che sto facendo, mi dirigo verso l’ultima roccaforte che mi collega al cinema: il soggiorno di casa mia. Ma anche qui il mio senso di sconforto non si placa.
Da quando lei se n’è andata – anche se la divisione dei libri e dei dvd accumulati negli anni era avvenuta seguendo criteri di correttezza e di equità: a me Hammett, Woolrich e Chase a lei Chandler, Thompson e Latimer e seguendo lo stesso principio per i film – i vuoti che si sono creati negli scaffali sembrano comunque ingiustificati e privi di senso.
Scorrendo lentamente quel piccolo patrimonio dimezzato, fra dark ladies, giocatori d’azzardo, ubriaconi, poliziotti e detective solo una domanda mi tormenta: “Perché mi hai portato via Fritz Lang?” [2]
[1] nel codice genetico del noir convivono vari elementi: i romanzi americani d’azione, la psicoanalisi freudiana, l’esistenzialismo, il marxismo, il cinema francese il neorealismo italiano, il jazz…..
[...] Il noir parla di delitti ma non ha bisogno della rivelazione finale del colpevole, al contrario del poliziesco classico
[...] Persino l’origine del termine noir per indicare un genere letterario e cinematografico è nutrita di interscambi fra letteratura e cinema.
[...] Il film noir portò sullo schermo un nuovo tipo di eroe, o di anti-eroe: un brav’uomo ma dalla debole volontà gettato nel vicolo cieco di un intrigo che non può e non vuole capire.
Fabio Giovannini – Storia del Noir
[2] Filmografia Noir di Fritz Lang:
– Il prigioniero del terrore, (Ministry of Fear) (1944)
– La donna del ritratto (The Woman in the Window) (1945)
– La strada scarlatta (Scarlet Street) (1945)
– Dietro la porta chiusa (Secret Beyond the Door) (1948)
– Bassa marea (House by the River) (1950)
– La confessione della signora Doyle (Clash by Night) (1952)
– Gardenia blu (The Blue Gardenia) (1953)
– Il grande caldo (The Big Heat) (1953)
– La bestia umana (Human Desire) (1954)
– Il covo dei contrabbandieri (Moonfleet) (1955)
– Quando la città dorme (While the City Sleeps) (1956)
– L’alibi era perfetto (Beyond a Reasonable Doubt) (1956)
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