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April 14, 2012

Rusteghi de giorni nostri!

Jimmy Milanese

Carlo Goldoni aveva due discreti problemi. Veniva costantemente paragonato a Molière e in questo modo i suoi detrattori ne decretavano la mediocrità. In secondo luogo, era accusato di non rappresentare alcun carattere umano, ma di mutuare nome alle vecchie maschere della Commedia dell’Arte. Due accuse da KO! tecnico alla prima ripresa. E invece, no! Goldoni ha continuato a scrivere Commedie per tutto il corso della sua vita ed oggi è uno degli autori più rappresentati in teatro; anche più di Molière, o di Shakespeare, in certi casi.

«Goldoni, ma chi è costui?», avrebbe detto Alessandro Manzoni, che con il teatro non c’azzeccava per niente; inconsapevole che di li a cento-cinquant’anni il magistrato dalle mani pulite lo avrebbe utilizzato per sciacquarsi le mani in Procura.

Goldoni è intimamente imparentato con i musicisti del sei-settecento veneziano dai quali è nata l’Opera Lirica. Goldoni è un pittore che dipinge il suo tempo fatto di uomini stanchi, maneschi e privi di virtù. Goldoni non è interessato a descrivere dei modelli comportamentali o a spiare la realtà attraverso il buco della serratura. Goldoni si preoccupa di mescolare i caratteri, perché la vita di ogni uomo è proprio un melting pot di emozioni, atteggiamenti e comportamenti. Goldoni guarda  il mondo che s’affaccia su Piazza San Polo e indugia sulle sfumature più succulente che popolano quel rettangolo sproporzionato rispetto alle dimensioni dei calle veneziani. Prima di Goldoni, nessun ambiente scenico era mai stato rappresentato in questo modo, pieno di scene corali dove, appunto, tutto si rimpasta per la gioia del pubblico che, passando il tempo, fatica a differenziare il personaggio buono da quello cattivo. Per questi motivi, ride, ride e ride spensierato.

Se nel 2012, 300 anni dopo la morte di Goldoni, sai riprodurre questo bailame, allora non solo lo hai compreso a fondo, ma gli hai prolungato la vecchiaia. I quattro rusteghi dei tempi nostri, Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso e Jurij Ferrini hanno centrato quel bersaglio posto a una distanza ragguardevole per altre compagnie teatrali che si sono cimentate con Goldoni, credendolo un autore facile da mettere in scena, a patto che si pratichi un poco il «veneziano». Non l’aperitivo più copiato d’Italia, si badi bene, ma il complesso dialetto onomatopeico che si parla in riva al fiume .

Un paio d’ore dove si ride a crepapelle, guidati da un Natalino Balasso talmente esilarante da far sganasciare dalle risate perfino i suoi compari d’avventura: più d’una volta incapaci di proseguire la Commedia per manifesta superiorità comica del loro amico rustego. Le battute scritte da Goldoni, rimaneggiate dalla regia di Gabriele Vacis, arrivano nelle mani di questi autodefiniti «minchioni» e si trasformano in un testo moderno assai convincente. Il pubblico applaude per interminabili minuti, mentre loro stanno li sul palco a ringraziarlo commossi e mandarlo a fan culo, in perfetto stile «rustego»!

Il classico spettacolo imperdibile!

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