Dies Irae, 5 episodi intorno alla fine della specie

13.04.2012
Dies Irae, 5 episodi intorno alla fine della specie

A causa di un problema alla voce che ha temporaneamente colpito l’attrice Sara Bonaventura, è stato annullato lo spettacolo Dies irae_5 episodi intorno alla fine della specie del collettivo toscano Teatro Sotterraneo, in programma l’altro ieri sera al teatro alla Cartiera di Rovereto nell’ambito della stagione Altro Palco. Il giovane gruppo, sostenuto e prodotto dal laboratorio creativo di Centrale Fies e già Premio Ubu Speciale 2009, dà pertanto appuntamento al pubblico alla prossima settimana, quando approderà con lo stesso spettacolo mercoledì 18 aprile alle 20.30 al teatro Comunale di Bolzano e quando recupererà venerdì 20 a Rovereto, stesso posto stessa ora, la data di mercoledì. Con Dies irae_5 episodi intorno alla fine della specie calerà infatti il sipario sulla rassegna Altri percorsi/Nuovi linguaggi organizzata dal Teatro Stabile di Bolzano, che ha proposto nei mesi scorsi una rappresentativa panoramica sulle compagnie di ricerca teatrale attive oggi in Italia. Prima parte del Dittico sulla specie che comprende anche lo spettacolo L’origine della specie_Da Charles Darwin, Dies irae nasce nel 2009 da una riflessione del collettivo, composto dal drammaturgo Daniele Villa e dagli attori/performer Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri, sulla fine dell’uomo, vista da una prospettiva postuma, attraverso uno sguardo da archeologi della storia umana. I «Sotterranei», compagnia tra le più mature dal punto di vista sia artistico che identitario della nuova generazione del teatro contemporaneo, guardano all’apocalisse della nostra specie scandendo cinque episodi emblematici della forza distruttiva e autodistruttiva dell’uomo, non abbandonando l’ironia e la comicità drammaturgiche che li caratterizza fin dagli esordi, ma dando prova allo stesso tempo di una padronanza della complessità e varietà dei linguaggi usati e di una compiutezza dello sviluppo narrativo. L’estinzione della specie va dunque in scena. Un display segna il tempo del conto alla rovescia: sessanta minuti per uno spettacolo, sessanta minuti per chiedersi e chiedere interattivamente al pubblico «cosa sarebbe successo se?», per dissotterrare dalle macerie l’oblio della storia, per immortalarsi in immagini prima che tutto finisca, per esorcizzare con una risata l’inquietante consapevolezza della caducità. Non c’è tempo da perdere: allo scadere del tempo rimarrà solo un cumulo di polvere, e il ricordo a breve termine di ciò che è stato, che siamo stati. «Non potrai mai camminare a fianco di un neandertaliano – con queste parole Teatro Sotterraneo presenta il suo spettacolo – Non potrai mai nemmeno parlare con un mesopotamico oppure osservare il cielo con un maya. Non vedrai l’arrivo di una delegazione aliena sul maxischermo e non vedrai il sole diventare supernova. In realtà non ti sei visto nascere e non ti vedrai nemmeno morire. Il presente è un tempo storico. Il presente è una convenzione. Il presente è soprattutto un perimetro d’azione. Per colonizzare passato e futuro possiamo immaginare due archeologie opposte: una che dissotterri il passato e una che sotterri il presente in attesa di un dissotterramento futuro. Abbiamo sempre seguito delle tracce e non potremo non lasciarne di nuove. Ognuno viva e canti il suo tempo e poi torni alla polvere. Alleluia».

“Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige dell’11 aprile 2012”

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