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April 5, 2012

Simon Laner: calciatore per professione, batterista e calzolaio per passione

Alessandro Mazzurana

Per lavoro o per amore, per studio, o pura evasione, sono molteplici le ragioni che possono allontanare un ragazzo dalla propria terra d’origine, e da famigliari e affetti. Spingendolo, in questo specifico caso per motivi professionali, dapprima a Verona, ancora adolescente, poi in Toscana, Liguria, Lombardia, Sardegna, in un personale giro d’Italia che l’ha riportato a Bergamo, permettendogli, tra una tappa e l’altra, di coltivare il proprio sogno, fare il calciatore. Un mestiere caratterizzato da contratti volubili, e valige sempre pronte, che impone sacrifici, spesso sconosciuti alle masse, che sono in grado di valutarne solo la superficie, e richiede impegno e applicazione. Di continuo separato dai propri cari, che da lontano tentano di fornire il loro supporto, purtroppo filtrato dai chilometri di distanza, e con la forte necessità di trovare svaghi e distrazioni, che riempiano i molti tempi morti implicati nella vita di atleta. Simon Laner da Merano ne è un esempio. Centrocampista dell’Albinoleffe, formazione bergamasca della Serie B italiana, nel suo peregrinare all’inseguimento di un pallone da calciare, ha toccato il punto massimo dell’ancora verdissima carriera lo scorso anno, alla prima stagione in Serie A, in quel di Cagliari, durante la quale, oltre a calcare i più gloriosi campi nostrani, ha dato libero sfogo, nel centro sportivo cagliaritano, alla propria passione per la musica, e per la batteria. “Il presidente Cellino è appassionatissimo di musica rock, e ha adibito a sala prove, e studio, alcuni locali del centro di Assemini, dove la prima squadra si allena quotidianamente.” ci confida, di fronte a un aperitivo domenicale, nella sua città natale, in una delle rare occasioni in cui è riuscito a visitare casa. Il sole sta quasi abbandonando la scena, dopo aver scaldato oltremodo la giornata, e il pomeriggio trasformandosi in sera, e in sua compagnia abbiamo il piacere di intrattenerci con il fratello Denis, fotografo insediatosi a Londra (a testimonianza di una predisposizione famigliare alla migrazione…), alla cui disponibilità dobbiamo le foto forniteci per la circostanza, e la fidanzata Roberta, conosciuta a Bergamo (città fruttuosa su più aspetti, a quanto pare…). “Ho frequentato un corso di batteria, continuando sulla strada intrapresa quando giocavo a Sanremo, e mi dilettavo a suonare con il capitano della squadra, e mio coinquilino. Insieme ad alcuni compagni rossoblu, abbiamo formato una specie di band, e suonavamo pezzi dei Green Day, quali 21 Guns e Boulevard of Broken Dreams. Con le dovute proporzioni, i risultati ottenuti ci hanno donato soddisfazioni.” Ammettiamo che sarebbe un piacere sentirlo picchiare con le bacchette in mano, e ci facciamo raccontare del percorso musicale che ha accompagnato la sua crescita. “Non ho potuto evitare di emulare il mio fratellone (di due anni più grande – ndr.), che mi ha iniziato, quando ancora andavano i walkman e le musicassette, con Michael Jackson, per poi presto trascinarmi, quasi a forza, verso l’ascolto di gruppi come Smashing Pumpkins, Guns n Roses e Nazareth. Oppure i Beasty Boys, che sono coincisi con il mio periodo da skater, intorno ai dodici anni. Non ho mai disdegnato neppure R & B, e Hip Hop, quelli meno commerciali, come Tupac e Notorius.” Un tracciato variegato che l’ha portato ad apprezzare altri gruppi, come Stone Roses, Strokes e, ultimissimi, i Kasabian, e a innamorarsi, forse per mera casualità, oppure incontrastabile destino, di una cantante, la sua attuale compagna, ex voce di un gruppo chiamato Interno 5. “È un interesse che ci accomuna, questo è certo. Stiamo progettando di andare a vedere i Kings of Leon, in concerto, appena si presenterà la possibilità. Il mio gruppo preferito. La voce di Brandon Flowers mi trasmette sensazioni ed emozioni dalla difficile catalogazione.” I bicchieri sul tavolo cominciano a perdere il loro contenuto, e gli stuzzichini, sui piattini, a evaporare, mentre gli argomenti si susseguono tra loro, e senza quasi accorgercene, ci ritroviamo a discorrere di cinema, altra preferenza radicata, “adoro guardare i film in lingua originale (il ragazzo mastica perfettamente italiano, tedesco e inglese – ndr.), soprattutto quelli di Al Pacino e Benicio del Toro, attori prediletti, della vecchia scuola, che sanno interpretare e appropriarsi di qualsiasi personaggio” e, con grande sorpresa, poiché inusuale, di calzature “premettendo che non mi ritengo feticista, ma principalmente un esteta, sto andando a lezione da un calzolaio, a Bergamo. Mi sta insegnando a costruire scarpe, spiegandomene la struttura e le particolarità.” Riveliamo la nostra sorpresa, e la curiosità in merito a una pratica poco tradizionale, che lui si dimostra lieto di soddisfare, esternando la sua letizia con un luccichio degli occhi. “Oltre a essere il ferro del mio mestiere, la scarpa è uno dei prodotti con più storia da narrare. Non troppi anni fa, dal tipo di calzatura indossato, si poteva fare la distinzione tra signori e poveri. Ha un significato storico, e culturale non indifferente, e conoscerne le peculiarità, dalla suola alle cuciture, fino alla sua produzione, rappresenta un arricchimento personale, oltre che indirizzarmi e consigliarmi, in termini più pratici, quando mi capita di dovere acquistarne qualche paio.” Cogliamo la palla al balzo (rimanendo in tema calcistico…), per appurare lo stile preferito. “Sono un amante del vintage, in tutte le forme in cui si manifesta; non solo per le scarpe, dunque. Per la mia casa ho da poco comprato una lampada di stampo industriale, retrò, e un treppiede della seconda guerra mondiale. Per non parlare dell’attrazione viscerale provata verso la Vespa, con cui, qualche anno fa, insieme a un caro amico, ho fatto un viaggio memorabile, di sette ore, su strade secondarie, da Merano a Bardolino.” Non facciamo in tempo ad aggiungere la voce motori, alla lunga lista delle passioni, a riprova di uno spirito volto a nuove esperienze, di vario e intrigante genere, che quasi perdiamo il filo del discorso, ascoltando volentieri delle sue avventure di ragazzo. Come quando ha raccolto mele, per comprarsi un fifty truccato, oppure di come scappava dal collegio veronese, ai tempi dell’Hellas, avvalendosi di uno scooter che l’allora ragazza gli lasciava, nascosto poco lontano dall’edificio. “I tragitti altoatesini, con le nostre montagne, sono tra le cose che più rimpiango, rispetto alla pianura padana. Secondi solo alla mancanza di tante persone preziose, che non ho la possibilità di frequentare con l’assiduità che vorrei.” ci confessa, lasciando trasparire un pizzico di nostalgia, presto confermata dai propositi futuri. “A fine carriera mi piacerebbe tornare in Alto Adige, e mettere a disposizione di chi vorrà la mia esperienza, maturata negli anni. Ci penso spesso, nonostante la speranza che trascorra ancora molto tempo prima di allora…” e che ci siano tanti palloni da rincorrere, altrettanta musica da ascoltare, oppure film da vedere, e ancora progetti e interessi da sviluppare, ci permettiamo di proseguire noi, stringendo la mano a questo giovane atleta, che con la sua profondità ha regalato al nostro affamato animo una bella storia da ricordare.

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