Tweet tweet my lovely

Se avete avuto accesso ai mezzi di comunicazione di massa negli ultimi 12 mesi probabilmente avrete sentito parlare di Twitter, il social network che fa la rivoluzione in 140 caratteri da dispositivi cablati, wireless e pure 3G. Tuttavia è altrettanto probabile che, pur avendone sentito decantare le virtù da opinionisti di ogni risma, l’idea di provare questo servizio non vi sia passata neppure per l’anticamera del cervello.
D’altronde i blogger e i nerd servono proprio a spiegarvi come funzionano certi gingilli tecnologici oltre a fungere da valvola di sfogo per le frustrazioni accumulate da troll e bulli durante le loro vite noiose e ripetitive. Per questo motivo un paio di giorni fa Franz in persona è apparso nella mia casella e-mail domandandomi di vergare un post, anzi, il post definitivo che spiegasse Twitter ai suoi lettori, così come i dieci comandamenti spiegarono un paio di principi della buona creanza all’indisciplinato popolo di Mosè. Quello che la bibbia non dice è, però, che il popolo di Mosè non gradì affatto dover interrompere la Golden Calf, il rave a cui aveva dato inizio in assenza del patriarca, ma questa è un’altra storia.
Si diceva di Twitter e comincerei a parlarne sfatando un po’ di miti. Primo, con Twitter non ci fate la rivoluzione, quella la fate scendendo nelle strade a prendervi una cospicua dose di manganellate, gas CS e nella maggior parte dei casi anche diversi colpi di fucile. Vi piaccia o no, è così; per cui se vi stavate chiedendo come mai in Italia ancora non c’è stato un regime change nonostante abbiate twittato ininterrottamente la vostra indignazione ogni mezz’ora da un anno a questa parte forse è il caso che vi stacchiate dallo schermo e, soprattutto, smettiate di leggere Repubblica. Secondo, Twitter non vi renderà magicamente più intelligenti o informati o sensibili e neppure più belli. Al contrario, su Twitter c’è la stessa identica percentuale di schifo sgrammaticato, qualunquista, razzista e criptofascista che trovate al bar, sul posto di lavoro e per strada. Solo in 140 caratteri e dotata di un pratico pulsante per la funzione block & report spam.
Ma allora a cosa serve e come funziona Twitter? Ci sono molti usi interessanti, al di là dell’inevitabile schifo, in particolare Twitter viene utilizzato come canale d’informazione in tempo reale, utilizzo che viene facilitato dalla sua caratteristica rapidità e dalla limitazione alla lunghezza dei messaggi, che obbliga a dosare le parole e a trovare formule espressive adatte. Ciò lo ha reso uno strumento di grande interesse per i news brand di tutto il mondo che hanno cominciato a sperimentarne le potenzialità con risultati a volte ottimi (vedi il Guardian), altre volte pessimi (in Italia abbiamo avuto dei veri e propri abomini che evito di citare per pietà). Twitter è anche uno strepitoso strumento per il marketing, campo in cui in Italia possediamo un autentico campione, cioè il famoso bot di Einaudi editore: sia perché attraverso Twitter sviluppa una conversazione costante coi propri follower (e i mercati, si sa, sono conversazioni) sia perché sperimenta soluzioni creative per promuovere i propri prodotti e, allo stesso tempo, per stimolare i propri clienti a partecipare ai processi realizzativi e promozionali (vedi la campagna di lancio per il libro di Paola Soriga Dove finisce Roma o quella per Il bambino indaco di Marco Franzoso). Un altro utilizzo del mezzo alquanto interessante è legato all’attività di blogging, Twitter infatti funziona egregiamente come strumento per veicolare i propri contenuti, operazione facilitata dal fatto che il servizio vi permette di costruire una rete di contatti a partire dai vostri interessi piuttosto che dalla vostra cerchia di amici come accade su Facebook.
Naturalmente questi sono solo alcuni dei modi in cui può essere utilizzato Twitter e in particolare quelli che io ritengo essere di maggiore interesse. C’è anche chi si iscrive su Twitter per poter sapere quando e come il cane di Nicole Minetti decide di fare a brandelli la carta igienica dell’ex igienista dentale oppure chi si iscrive per poter confessare alla sua star preferita i propri sentimenti d’ammirazione, amore e in molti casi il proprio feticismo vero o ostentato che sia.
Chiudo questo post, che mio malgrado mi consegna alla colonna infame dei sedicenti “esperti di social media” (argh), ricordando che anche Franz si sollazza nella nobile arte del tweeting e sul suo profilo @Franzmagazine vi offre una dettagliata cronaca live della vita culturale altoatesina, avvertendovi però di usufruirne solo ed esclusivamente durante l’orario d’ufficio o in caso di grave malattia. Come le rivoluzioni, anche la vita culturale va vissuta e non letta soltanto.
ps. se doveste trovarvi spaesati di fronte all’interfaccia di Twitter potete seguire, passo passo, la pratica guida al tweeting offertavi da @utente_twitter