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March 23, 2012

People I know. Lillemor Söderman Bortolotti: una storia d’amore lunga una vita

Anna Quinz

Quando siamo al cinema, le storie romantiche sono all’ordine del giorno. È quando le incontriamo nella vita “vera” che ci lasciano davvero senza parole, e ci commuovono e ci emozionano. Questa è la storia commovente ed emozionante, di una giovane ballerina svedese, che arrivata in Alto Adige per una tournee, si innamora di un bolzanino, lascia tutto e decide di rimanere qui (“è stato come vincere la lotteria”, dice Lillemor di questo incontro inatteso e bellissimo). E questo amore, dopo 40 anni è ancora fresco come il primo giorno. Lo si legge chiaramente negli occhi e nelle parole di Lillemor Söderman Bortolotti (il nome significa “piccola mamma dell’uomo del sud”) , che mentre racconta la sua vita, racconta in realtà la storia di un amore e di una famiglia costruita molto lontano dalla Svezia dove è nata. Lillemor, ma tutti la chiamano Lilli, ha 70 anni, pur dimostrandone almeno 10 di meno, ha gli occhi azzurri e profondi del nord e i capelli biondi che ci si può aspettare da una svedese. Quello che però non ti aspetteresti, forse, sono il sorriso e le risate piene e coinvolgenti che accompagnano ogni frase, pronunciata con quell’accento “da straniera” che nonostante i tanti anni passati qui non ha abbandonato. Dunque, Lilli è a Bolzano solo ed esclusivamente per amore, e non se ne andrebbe mai. Per molti anni ha vissuto col marito (e la figlia Annelie, oggi una giovane e bella donna che dalla madre ha preso l’energia e il forte senso della pienezza della vita) in Val Gardena, lavorando nel settore della ristorazione, per poi trasferirsi a Bolzano, dove per 9 anni ha gestito, sempre al fianco del marito, il bar Seltz nel centro storico della città. Qui è diventata una vera istituzione del quartiere, un punto di riferimento per gli avventori (ma non solo), che nel suo bar trovavano, oltre al profumato caffè del mattino, anche un largo e sincero sorriso, sempre pronto ad accoglierli.

Dalla Svezia, passando per il mondo con le tournee, fino a Bolzano. Quale il primo impatto con la piccola città altoatesina? E la nostalgia per la terra di origine, c’è mai?

Mi è piaciuta subito, è pulita e accogliente, e in qualche modo mi ricorda un po’ la Svezia, per l’ordine e la precisione, per la natura imponente, e anche per il cibo, che in fondo un po’ si somiglia. Qualche anno fa siamo andati in Svezia, dove non sono mai tornata spesso in realtà, con mio marito e mia figlia. In quell’occasione ho avuto un po’ di nostalgia, ma in realtà non tornerei mai a vivere lì. Mio marito invece, lo farebbe volentieri. Io sto bene qui, per me Bolzano è perfetta, e credo ci si debba rendere conto di quanto siamo fortunati, a vivere in questo posto magnifico.

Dunque, con suo marito, un colpo di fulmine, e una immediata decisione per la vita. Ma all’inizio, lei svedese lui italiano, come comunicavate?

Ero stata in spagna e parlavo un po’ di italiano, così comunicavamo un po’ in italiano e un po’ in spagnolo. Ma se mio marito fosse stato giapponese sarebbe stato lo stesso: quando c’è l’amore non serve conoscere la stessa lingua, ci si capisce comunque.

Nel quartiere intorno al bar che gestivate la conoscono tutti. Perché pensa di essere diventata così “popolare”?

Perché ho sempre accolto tutti con l’allegria. Quando si deve iniziare la giornata lavorativa alle sei del mattino, un po’ di allegria fanno bene no? Ho sempre cercato di entrare nel cuore delle persone con il sorriso, di essere gentile e disponibile. Anche se, tra parentesi, non era sempre facile, soprattutto con i turisti, per esempio durante il mercatino di Natale… comunque, nel nostro bar tutti si sentivano sereni, in “famiglia” e dunque aperti a raccontare le proprie storie. Anche molti giovani, che mi chiamavano affettuosamente “Mami”.

Dunque i giovani le piacciono? Si sente giovane? Non dimostra affatto la sua età…

Grazie! Sì, i giovani mi sono sempre piaciuti, e amo circondarmene. Casa mia è sempre stata aperta agli amici di mia figlia e così ho sempre avuto giovani intorno a me. E poi appunto al bar, dove mi cercavano per chiedere qualche consiglio materno.

Dopo tanti anni dietro il bancone del  bar, in un ritmo immagino molto frenetico, ora che ha più tempo, cosa le piace fare?

Faccio volontariato per la Lega tumori. Mi manca un po’ il contatto umano del bar, ecco perché il volontariato mi piace, anche se è molto diverso. Ma mi permette di aiutare le persone, come facevo un po’ anche prima. Poi mi piace cucinare, ma in realtà ai fornelli è più spesso mio marito, che è molto bravo. Io però preparo i piatti svedesi. E ancora, i viaggi. Amo viaggiare, mi piacerebbe andare alle Maldive, e a gennaio andremo per qualche mese a Gran Canaria, dove vive parte della mia famiglia, trasferita lì anni fa dalla Svezia. Ma in fondo, la destinazione non è poi così importante, quello che importa è viaggiare insieme a mio marito. Altrimenti il viaggio non avrebbe senso.

Se volete conoscere Lillemor, e assaggiare i suoi piatti svedesi, non perdete l’evento “Europa in tavola” presentato da EURAC CAFÈ in collaborazione con l’Istituto sui Diritti delle Minoranze dell’EURAC: una rassegna di serate a tema pensate per allargare il proprio confine gastronomico verso nuovi territori. Il primo appuntamento è mercoledì 28 marzo 2012 alle 19.30, proprio con la serata svedese e le ricette di Lillemor.

 Pubblicato su “Corriere dell’Alto Adige” del 18 marzo 2012

 

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