Music

March 22, 2012

Password? “Musica”. (Tutto il resto è rumore)

Emilia Campagna

Tante “password” all’incontro dedicato alla musica in città e organizzato dal Comune di Trento nell’ambito dell’estesa “operazione ascolto” per disegnare il piano culturale da qui al 2020: quarto di una serie di appuntamenti in cui gli operatori del settore rivolgono analisi, suggerimenti e richieste all’Assessora Lucia Maestri e a Paolo Dalla Sega, anima dell’iniziativa e docente all’Università Cattolica, l’incontro sulla musica omaggiava la recente e fortunatissima pubblicazione di Alex Ross parafrasandone il titolo: “Tutto il resto è rumore”, forse perché suona bene, forse per intendere la volontà di circoscrivere i temi e i problemi. Le parole chiave emerse nell’assemblea (discretamente frequentata ma non affollata) trovano un primo comun denominatore nel problema della “sostenibilità”, intesa in particolare per chi fa musica d’arte, la Filarmonica in primis, che rivendica peraltro un buon 25 % di risorse autonome, ma la parola in senso più lato richiama la necessità di reperire finanziamenti dai privati oltre che dall’onnipresente ente pubblico. E nel rapporto con l’ente pubblico, in particolare l’Assessorato comunale, emerge una seconda parola, “sostegno”, giustamente intesa non banalmente in termini economici ma in quelli, fattivi, pratici, di uno sportello di consulenza amministrativa per le piccole associazioni animate da volontari che talvolta si battono con le complicazioni della burocrazia come degli agguerriti Davide contro Golia; ma anche come azione di coordinamento per ovviare al vecchio problema di inutili sovrapposizioni: Filarmonica, Santa Chiara e Haydn lo fanno, ma per il resto la cosa è affidata alla buona volontà dei singoli. Terza “password” è quella dello “spazio ai giovani”: in senso fisico e metaforico, la rivendicano in molti: Corrado Bungaro, Andrea Bolner già gestore del Caribe, Guido Laino del Funambolo, Fausto Bonfanti. Gruppi underground e indipendenti non trovano spazio in città, se non al Bruno e all’ormai chiuso Wallenda, luoghi non a caso semi clandestini; eppure Trento, con la sua strategica posizione a metà strada tra Verona e Monaco, si vede passare sotto il naso artisti internazionali che potrebbe ospitare con poca fatica. E c’è’ poi il problema dell’incapacità di produrre e valorizzare talenti locali: gli unici emersi nel panorama della musica pop-rock ci sono riusciti grazie ai reality. Nell’assemblea, poco spazio ai concetti di trasversalità del linguaggio musicale per mettere in contatto ambiti che restano irrimediabilmente chiusi gli uni verso gli altri.

Articolo pubblicato sul giornale “L’Adige” il 21 marzo 2012

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.