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March 20, 2012

Il teatro “da davanti” e “da dietro” dei ragazzi di Backstage: speranze per il futuro

Anna Quinz

Il teatro non invecchia. Il teatro è ancora vivo e vitale, non subisce i segni del tempo né quelli della crisi, nonostante vogliano farcelo pensare, non smette di incantare, né di dare a tanti un lavoro appassionante di cui vivere. Lo sanno, o meglio lo sapranno, i giovanissimi studenti, coordinati dalla regista Paola Soccio, della scuola bolzanina On Stage della Scuola professionale in lingua italiana Luigi Einaudi di Bolzano (che sarà Backstage presto), che forma operatori dello spettacolo, ossia quei professionisti preziosi che lo spettacolo lo fanno andare avanti – a prescindere da chi sta sul palco – da dietro al palco. Lo spettacolo “Beyond the Tempest +”, che hanno presentato la settimana scorsa all’auditorium Lucio Battisti, presentava in forma di spettacolo il davanti e il dietro le quinte di una produzione teatrale, lavorando su quadri snelli e dinamici, che hanno coinvolto tutti gli studenti, in veste ora di attori ora di tecnici. Partendo Shakespeare e la sua “Tempesta”, passando per “Oceanomare” di Baricco, fino alla “Zattera della medusa” di Géricault, i ragazzi hanno costruito una vera tempesta scenica, attraverso la voce e la recitazione, ma anche la danza, la musica, il video. Integrazione di linguaggi e di tecniche, dunque, ma anche integrazione tra lingue (i ragazzi stranieri della classe parlano anche la loro lingua di origine) e tra individui. Hanno infatti partecipato alla produzione anche alcuni ragazzi di un laboratori protetto dell’Azienda Servizi Sociali della Provincia, che perfettamente immersi nello spirito dello spettacolo-non spettacolo, hanno dato un prezioso contributo alla messa in scena. Spettacolo-non spettacolo, perché la costruzione drammaturgica era appunto un salto costante ed efficace da qui a lì dal’’arte scenica alla tecnica scenica, in un continuum fatto dalla bravura e dalla professionalità di questi giovanissimi studenti, che con leggerezza e serietà al contempo, passavano da un linguaggio all’altro, dalla tempesta shakespeariana al mixer. Un saggio scolastico, che è però molto di più: un lavoro scenico approfondito, non solo nella resa finale, ma anche nella lettura e interpretazione dei testi e delle immagini, un’apertura verso le gioie e dolori del lavoro teatrale, e soprattutto uno spaccato sul potenziale degli operatori di domani. Questi ragazzi hanno dato prova di sapere e di saper fare, ma soprattutto di voler fare. Certo, nella vita come nella professione, non basta volere, ma qui c’è tutto quel che serve affinché il loro volere diventi, nel teatro, un po’ un volare.

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