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March 19, 2012

La misteriosa fiaba notturna di Sofya Tatarinova vince il Glocal Rookie

Aaron Ceolan

Si è svolta sabato 17 marzo, nell’ambito di KunStart 12, la rassegna The Glocal Rookie of the Year. L’ambìto art award, giunto ormai alla terza edizione all’interno della kermesse bolzanina dedicata all’arte contemporanea, è stato vinto dall’artista russa Sofya Tatarinova, della Anika Handelt Galerie di Vienna. L’iniziativa, tesa a supportare la carriera di giovani artisti under 35, ha premiato il trittico fotografico dal titolo “Night Fairy Tales”.

L’opera vincitrice, automaticamente acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, diverrà l’immagine simbolo della prossima edizione di KunStart, assicurandosi in questo modo, una grande visibilità all’interno del circuito internazionale dell’arte contemporanea. Le 40 opere finaliste del Glokal Rookie of the Year, sono state sottoposte all’analisi critica di una giuria composta da dieci elementi provenienti dall’ambiente dell’arte e della cultura regionale, presieduta da Gerhard Brandstätter, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e da Valerio Dehò, Curatore di kunst Merano arte.

La giovane artista, appena ventottenne, Sofya Tatarinova, nasce a Mosca nel 1984, e si forma prima alla scuola di fotografia di Vadim Gushchin Jupiter 37A, e in seguito alla scuola-Rodchenko di fotografia e multimedia, entrambe nella capitale russa. Tuttora le sue opere fanno parte di collezioni private in Russia, Germania e Canada. Da vera globetrotter qual’è, tanto che non era presente alla premiazione perché attualmente a Houston nel Texas, la Tatarinova è costantemente alla ricerca di quell’elemento che unisca popoli diversi, in modo da superare qualsiasi frontiera.

Con “Night Fairy Tales”, l’artista presenta un lavoro assolutamente diretto e molto evocativo, che tocca ognuno di noi, portando a galla vecchi ricordi d’infanzia, legati alle fiabe e a quell’alone di mistero che esse fanno scaturire nell’animo di ogni bambino. L’opera è composta da tre istantanee fotografiche diverse, nelle quali la Tatarinova traccia una narrazione semplice, caratterizzata da pochi elementi e da una luce soffusa. I soggetti, nell’immagine principale due bambini che si allontanano nella neve, non sono ben definiti, i loro contorni per niente nitidi e il loro comportamento non corrisponde certo a quello consono di due ragazzini. Tenendosi per mano, si allontanano dallo sguardo dello spettatore andando incontro all’oscurità della distanza, verso l’indeterminatezza e il buio della notte. Spinti dalle attese verso un luogo indefinito, i bambini sono uniti in un unico elemento, ma la scena fa emergere in noi, spettatori passivi, le paure legate all’incertezza del procedere dei due protagonisti verso una mèta lontana e assolutamente non comprensibile. Si tratta di una fiaba notturna, dall’esito per niente scontato, legata alle storie dei paesi del nord, dal carattere segreto e impenetrabile, che crea in noi, pubblico quasi involontario, una continua tensione e ci obbliga a non abbassare lo sguardo, mai. La Tatarinova, in “Night Fairy Tales”, esibisce il mondo legato alla natura selvaggia dei boschi invernali. Quel mondo pieno di ombre e tratti nascosti, nel quale l’essere umano viene sì, accettato, ma dal quale difficilmente riesce a liberarsi. Esattamente questo è ciò che accade nelle fiabe delle più variegate culture. Viene automatico il paragone con l’opera dei fratelli Grimm, basti pensare a Hänsel e Gretel, dove i due bambini a loro volta, come nell’espressione di Sofya Tatarinova, si trovano smarriti nel bosco, inconsapevoli dei pericoli che li aspetta e che si nascondono nella semioscurità. È questo legame di senso di avventura e paura di ciò che non si presenta immediatamente ai nostri occhi, che rende “Night Fairy Tales” un’opera interessante e che va esplorata con calma, la stessa calma, mescolata all’eccitazione, con cui un bambino apprende un racconto fiabesco.

Il Glocal Rookie of the Year, premia un’artista, la cui opera mira a far emergere l’inconscio di ogni singolo spettatore, tramite il media fotografico ed esplora i nostri sogni e le nostre ansie, che in questo caso possono senza dubbio valere come sinonimi. Si vuole dunque sollecitare colui che osserva, ad esaminare quello che sta immediatamente dietro al soggetto in primo piano, ciò che non si vede ma si percepisce lasciandosi trascinare dalla misteriosità che avvolge l’opera di Sofya Tatarinova.

 

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