Music
March 11, 2012
Fabio Danielli “Duedipicche”: “vi racconto la scena hip hop bolzanina”
Franz
Spazio all’hip hop altoatesino! Di questo genere musicale, nato negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni 70, Fabio Danielli è sicuramente uno dei maggiori conoscitori all’interno della realtà bolzanina. Fabio, cantante e proprietario di un negozio di abbigliamento in centro città a Bolzano, ci ha raccontato la sua passione, dagli esordi fino ad oggi, fotografando la situazione del movimento hip hop nella nostra provincia.
Che cos è per te l’hip hop e come è nata questa passione?
La passione per l’hip hop è nata a fine anni ‘80 primi anni ‘90. E’ iniziato tutto con i primi film arrivati dagli Stati Uniti su Street Dance e Break Dance, quindi il primo approccio è stato ballando. Poi col tempo sono arrivate le prime produzioni musicali serie. Sono stato influenzato e colpito da vari suoni, e diciamo che è partito tutto dalla passione per una cosa nuova che mi ha conquistato. Questa passione è cresciuta con me, ero un ragazzino e ho visto questa cultura crescere, diventare più di massa che di nicchia, ma non per questo perdere la sua identità. Secondo me l‘hip hop è una cosa bellissima, una cultura veramente completa che comprende 4 discipline diverse: la pittura con le bombolette, il ballo, il canto, e la musica con i Dj. Senza nulla togliere agli altri generi penso veramente che l’hip hop sia molto completo, lo definirei un grande contenitore di arte.
Come è avvenuto il passaggio dalla passione per questa cultura alla produzione?
Non lo so, è stato un passaggio quasi naturale. Ho iniziato a sentire mio questo tipo di musica e ho pensato “anche io ho qualcosa da dire, ci provo”. E così sono passato dalla fase di studio a quella del divertimento. Perché quando hai capito come funzionano le cose ti diverti, e credo che sia così un po’ per tutti i generi musicali.
Quali sono le differenze che si riscontrano nella produzione musicale oggi rispetto agli anni ‘80, quando hai iniziato?
Sicuramente quando ho iniziato c’erano grosse difficoltà a reperire materiale con cui fare questa musica. I semplici vinili rap erano difficilissimi da trovare a Bolzano e il materiale tecnico, come i campionatori, giradischi e microfoni avevano prezzi assolutamente proibitivi. Oggi tutto questo non è più un problema; per trovare un pezzo o una base basta internet e la sua sconfinata riserva di mp3 e per produrre oggi i campionatori sono “quasi” superflui: bastano un buon pc e qualche software musicale all’altezza, anche questi scaricabili dalla rete. Quindi le spese sono davvero contenute: iniziare a fare musica e avere dei risultati è molto più facile, veloce ed economico.
La cultura hip hop, come accennato prima, è nata negli USA. Arrivata in Italia si è portata dietro alcuni stereotipi legati alle sue origini, come ad esempio l’obbligo di parlare di certe cose come la vita di strada, le botte, la droga e un certo tipo di abbigliamento, caratterizzato in particolare dai pantaloni con il cavallo basso e le taglie XXL. Come vedi questi stereotipi e quali sono le differenze tra la cultura americana e la sua trasposizione in Italia?
Gli anni ‘90 sono stati i Golden age per l’hip hop in Italia. Sono gli anni in cui sono nati alcuni artisti e gruppi che ancora oggi hanno un valore per questo genere nel nostro Paese, come i Sangue Misto o Neffa. Ma si tendeva a “scimmiottare” troppo quello che arrivava dagli USA, dai gruppi afro e latini e non la trovo una cosa buona. L’America ha i suoi problemi, le sue dinamiche e in un certo senso il suo fascino ma l’Italia è un’altra cosa. Non abbiamo i ghetti, sicuramente abbiamo quartieri difficili in grandi città come Milano o Napoli, quartieri più difficili di quelli di Bolzano, ma siamo lontani dal Bronx o dal Queens. Andare in giro fingendosi gangster, parlare di droga, di sparatorie e di vita difficile lo trovo un po’ esasperato per il contesto in cui viviamo. Una cultura o un genere musicale si possono spostare da un Paese all’altro, ma devono trovare una loro collocazione. L’hip hop in Italia l’ha trovata tra la fine degli anni ‘90 e gli inizi del 2000, dove abbiamo visto qualche cambiamento. Oggi non vedi più solo quelli vestiti con pantaloni larghi e il cavallo basso, ma il rap lo vedi fare da chiunque, anche dal ragazzo con i jeans stretti e la camicia a quadri. Siamo usciti un po’ da questo stereotipo e secondo me è un bene.
Hai accennato alla vecchia scuola del rap italiano. Quali sono le differenze tra i rapper che hanno scritto la storia e le nuove generazioni? Come trovi questa evoluzione?
La differenza è che forse si è persa un po’ l’istintività che caratterizzava il rap negli anni ‘90 e che rendeva tutto di nicchia e molto underground. Ormai sono passati più di vent’anni e le cose sono cambiate, così come sono cambiate le persone che lo fanno. Ci sono sempre più ragazzi giovani, le mentalità sono diverse e inevitabilmente si da spazio a cose che risultano essere più commerciali. Magari a me come personaggio piace più qualcuno di qualche anno più vecchio perché mi ci rispecchio di più, ma i giovani sono notevolmente bravi. Una volta a 17-18 anni nessuno era bravo come sono bravi adesso. I giovani rapper di oggi hanno la fortuna di avere qualcuno indietro da guardare per poter avere un termine di paragone, mentre 15 anni fa in Italia i riferimenti non c’erano.
Parliamo della realtà di Bolzano. Tu vivi in più ambiti l’hip hop in quanto gestisci un negozio di abbigliamento tipico di questa cultura, ma sei anche cantante con una produzione propria. Come vedi il movimento bolzanino?
Io vivo l’hip hop già dalla fine degli anni ‘80 primi anni ‘90. Ho fatto svariati lavori poi un po’ la passione un po’ il destino mi hanno portato anche a lavorarci, vendendo qualche disco e un certo tipo di abbigliamento che si sposa con questa cultura. Per quanto riguarda Bolzano l’ambiente è bello. Non c’è la frenesia delle grandi città ma c’è la possibilità per tutti i gruppi di lavorare senza la pressione di dover fare 100 concerti al mese, anche se sarebbe bello. A me piace vedere che durante i miei concerti c’è sempre partecipazione ed è la cosa più importante; sia per soddisfazione personale, come artista,ma anche a testimonianza che questa scena adesso a Bolzano c’è. Ora riusciamo a riempire locali da 200-300 persone, mentre fino a qualche anno fa la scena si limitava ad una decina di affezionati . Vuol dire che qualcosa siamo riusciti a seminare noi “vecchiotti” dell’ambiente e molto stanno facendo i ragazzi più giovani, tra cui ci sono rapper davvero molto bravi.
Le mode vanno e vengono. In questo periodo sembra proprio che a Bolzano ci sia un boom dell’hip hop, soprattutto tra le nuove generazioni. Secondo il tuo parere e la tua esperienza è un periodo di transizione o queste persone si sono realmente affezionate a questo genere musicale e a alla cultura hip hop?
Negli anni abbiamo visto il movimento hip hop essere molto altalenante, si saliva a dei bei picchi e poi improvvisamente c’era un crollo. Questo non solo a Bolzano ma anche a livello nazionale. In Italia i vari picchi e i successivi crolli sono sempre stati legati alle uscite e al successo di magazine, e questo testimonia quanto il fenomeno fosse condizionato dalla moda. Oggi c’è la speranza che queste persone si siano realmente affezionate, quanto meno per la piccola realtà di Bolzano, e la mia impressione è che sia realmente così. Solo una decina di anni fa avevo visto una bella scena crescere e poi sgonfiarsi di colpo, invece oggi mi sembra che ci sia propria la voglia di ascoltare questa musica e di seguire questo tipo di cultura.
Una bella scena necessita anche di spazi adeguati dove potersi esprimere. Gli spazi a Bolzano non sono molti soprattutto per la musica dal vivo. Come vivi questa situazione tu che la musica la fai in prima persona e quali sono secondo te le possibili soluzioni?
Ci vorrebbe un po’più di spirito di iniziativa da parte del Comune o da parte di qualche privato per creare uno spazio per la musica live. Per la musica da discoteca qualcosa di bello c è, come l’Halle 28 che è uno spazio bellissimo che darebbe anche l’opportunità di esibizioni dal vivo ma con costi altissimi e difficili da gestire. Consigli sono difficili da dare ma sicuramente ho un’opinione: mancano quelle strutture per la musica live che nel resto della provincia ci sono. E’ assurdo che il capoluogo di provincia non sia dotato di locali che invece in realtà come Brunico o Bressanone sono presenti, con orari non riduttivi, che permettono di invitare ospiti, farli esibire in un orario consono e creare una bella atmosfera. Purtroppo questa atmosfera, anche se con gli orari da “asilo nido”, a Bolzano la propone solo il Pippo.Stage. Tolto quello, al momento non c’è altro. La speranza è che il Comune o la Provincia si impegnino nel creare strutture adeguate per i giovani, anche perché risolverebbero molti dei problemi della vita serale e notturna bolzanina. La tanto discussa questione di Piazza Erbe sarebbe facilmente risolta se i giovani avessero un luogo alternativo dove passare le loro serate, magari accompagnate da bella musica. Ma intanto c’è il Pippo e teniamocelo stretto.
Quanti gruppi sono presenti a Bolzano e dintorni e quali di questi riescono a distinguersi per il loro talento?
Il numero preciso non lo so. Ma di certo sono parecchi e ben suddivisi tra le nostre due realtà linguistiche principali e chissà potrebbe anche esserci qualche gruppo che rappa in ladino. Sarebbe bello avere tutti i gruppi linguistici, spesso divisi dalla politica, riuniti sotto un unico suono. Fare i nomi dei più talentuosi è sempre imbarazzante e ragazzi giovani e bravi come già detto ci sono. Personalmente credo che oltre a NIDO SOUND, collettivo storico di cui faccio parte, si distinguano RC SUD, collettivo molto numeroso, GANJIA, il nuovo portavoce del freestyle bolzanino e i giovanissimi GAE e CRIVA. Senza dubbio questi ragazzi possono rappresentare il futuro per la scena hip hop di casa nostra.
Per concludere, parlaci della tua attività personale: quali sono le ultime produzioni uscite, quali sono i lavori in cantiere e i prossimi appuntamenti?
E’uscito un anno fa Sparring Partner, un disco realizzato dal mio gruppo, i Duedipicche, insieme a Tachi, uno dei componenti deI Nido Sound, altro gruppo hip hop bolzanino. Da 2 mesi è uscita una mia raccolta di vecchie partecipazioni e featuring che non erano mai uscite in un disco mio personale che ho intitolato B-moovie. Ora sto lavorando a un disco nuovo che mi sta dando grosse soddisfazioni. Spero sia pronto per la fine della primavera o l’inizio dell’estate e si intitolerà “37 nonostante tutto”. 37 sono i miei anni e nonostante tutto ci sono arrivato, e ci sono arrivato con la musica ed è questa la cosa più bella.
Grazie e in bocca al lupo a te e alla tua attività come artista, ma anche al movimento Hip Hop bolzanino.
Crepi il lupo, speriamo che il movimento Hip hop continui a crescere e ad appassionare sempre più giovani.
Intervista di Thomas Ducato, pubblicata su 0471, rivista del Movimento Giovani bolzanini
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