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March 7, 2012

Premio Langer 2012 alle donne tunisine per la democrazia

Luca Sticcotti

Ieri la forza propulsiva femminile insita nella primavera araba ha ricevuto un nuovo attestato di merito attraverso il conferimento del premio Langer 2012 all’“Association Tunisienne des femmes democrates”. Costituita da 200 intellettuali e professioniste, soprattutto psicologhe e sociologhe ma anche esperte di tematiche legali, l’associazione è attiva da più di 20 anni con l’obiettivo di promuovere i diritti delle donne. L’associazione non ha avuto vita facile durante il regime laico di Ben Ali e tutt’ora vive la sua difficile battaglia in un paese finalmente avviato alla democrazia, ma con tutte le incognite di un possibile futuro caratterizzato da una politica moderata islamica dal tasso di “moderazione” tutto da verificare.Le donne dell’associazione tunisina saranno a Bolzano a fine giugno, nell’ambito di Euromediterranea, per ritirare il premio che ha una dotazione di 10.000 euro e portare la loro esperienza di lotta per la democrazia in un’Europa che talvolta pare paradossalmente stanca della sua più grande conquista politica e sociale.

Per iniziare a capire qualcosa di più della cosiddetta “primavera araba” bisogna quindi innanzitutto mettersi nell’ordine d’idee che non è nato tutto all’improvviso e per caso nel 2010. Molte sono state infatti de esperienze, nel Maghreb, di gruppi più o meno spontanei di resistenza ai regimi. L’Associazione tunisina delle donne democratiche ad esempio, dopo anni di lavoro più meno nell’underground, nel 2008 hanno esplicitamente appoggiato la rivolta avvenuta in del bacino minerario di Gafsa, nell’interno del paese. In quell’occasione gli uomini scioperarono e le donne scesero in piazza per manifestare e sostenere la lotta. L’associazione delle donne democratiche fu la prima realtà associativa a sostenere quella rivolta.
Ma per sapere qualcosa di più sull’attività dell’”Association Tunisienne des femmes democrates” abbiamo pensato di parlarne con Serena Rauzi, la coordinatrice di premio Langer e del festival Euromediterranea.

Quali sono i principali settori d’attività dell’associazione a cui è stato conferito il premio langer 2012?
Le operatrici dell’associazione offrono assistenza psicologica e giuridica alle donne che hanno subito violenza. Continuano poi a lottare su alcuni temi che sono ancora un vero e proprio tabù in quel paese, come i parità dei diritti tra gli uomini e le donne donne nelle questioni di eredità. Un altro grande tema d’attualità è poi quello delle ragazze madri che nel paese godono di una serie di tutele che vengono però oggi messe in discussione.
Anche per i meccanismi delle adozioni ci sono spesso problemi e anche su questo le componenti dell’associazione offrono supporto a chi lo chiede.
Le componenti dell’associazione sono di ceto medio-alto, psicologhe, sociologhe, intellettuali, un po’ l’elite femminile culturale del paese, l’avanguardia per quanto riguarda i diritti di genere.

L’associazione riesce a lavorare anche nei contesti rurali? E’ infatti lì che oggi si combatte la battaglia per permettere alla Tunisia di non fare passi indietro in tema di diritti delle donne.
Questa in effetti è oggi una delle priorità dell’associazione. Le donne che ne fanno parte fortunatamente possono ora uscire dalla capitale e rivolgere la loro attenzione al resto del territorio. Questa apertura è particolarmente importante anche alla luce dei risultati delle elezioni, risultati che le donne dell’associazione non si aspettavano e che hanno suscitato in loro parecchia preoccupazione. Per loro oggi è cruciale poter affrontare i temi con le donne che vivono nelle piccole città e nei paesi.

L’associazione si è coinvolta direttamente nel rinnovamento politico del paese?
No, l’associazione ha rifiutato tutte le proposte volte a promuovere un suo coinvolgimento diretto nell’attività politica. Lo ha fatto per mantenere la sua indipendenza.

Anche in Tunisia si sta lavorando oggi nell’importante prospettiva di una nuova carta costituzionale. L’associazione democratica delle donne è in qualche modo coinvolta in questo delicato processo?
Il coinvolgimento è indiretto.
A fine dicembre siamo stati a Tunisi per verificare direttamente la situazione e visitare la sede dell’associazione. Nell’ambito dei nostri incontri abbiamo anche Selma Baccar, una regista famosa in tutto il mondo. La Beccar si è presentata alle elezioni con una lista indipendente civica ed è stata eletta alle elezioni. In Tunisia in effetti oggi è operativa un’assemblea costituente dove stanno grosso modo lavorando tutti i partiti che sono stati eletti. L’assemblea costituente si è data un anno di tempo per completare il suo lavoro, un periodo che sarà certamente prolungato per la complessità dell’operazione; sulla nuova costituzione esiste infatti un forte dibattito.
Selma Baccar ci ha invitati per una visita all’assemblea raccontandoci come si svolgono i lavori. Ci ha anche spiegato una cosa molto importante e cioè il tipo di rapporto che oggi esiste in Tunisia tra l’assemblea costituente e la società civile.
C’è un’enorme voglia di partecipazione. Abbiamo avuto la sensazione che lì la democrazia è vissuta come un qualcosa di fresco, entusiasmante, al contrario di quanto sta avvenendo in Europa, dove in merito si registra una certa stanchezza. Lì la democrazia partecipativa è un qualcosa di estremamente vivo e ed ha un ruolo determinante nel processo di cambiamento.
L’associazione democratica delle donne tunisine non ha rappresentanti nell’assemblea costituente ma è molto tenuta in considerazione, continuando quindi tenacemente il suo lavoro volto a promuovere la crescita democratica della società tunisina. E tenendo la barra dritta sulla difesa dei diritti delle donne e sull’accrescimento della loro coscienza sociale.

 

 

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