Music

March 3, 2012

Cristina Donà al Cristallo il 6 marzo, Franz l’ha intervistata

Marco Bassetti

La raggiungo al telefono tutto trafelato, sono in ritardo e mi sento in colpa. Con sto nodo che mi chiude la gola perché Lucio Dalla se né andato, senza alcun preavviso. Volevo parlargliene, ma non mi sembrava il caso. “L’appuntamento non era alla quattro e mezza? – mi chiede – Devo portare il bambino dalla babysitter”. Sono le tre e quarantacinque, quasi un’ora di anticipo rispetto al suo orario, il ritardo si trasforma in anticipo. La richiamo, non c’è problema ovviamente, anzi è un piacere e un onore. Un sogno. Glielo dico, lei sorride. La seguo da tanto tempo, l’ho sentita dal vivo la prima volta nel 2001, undici anni fa, era il mio primo anno di università, stavo a Padova. E il Banale era ancora il Banale di via Ognisanti. Sembra passato un secolo. “Diamoci pure del tu – mi dice – ho guardato ed effettivamente l’appuntamento era alle tre e mezza, scusami ma in questi giorni sono un po’ bollita”. A chi lo dici, ho pensato. Entriamo subito in sintonia. Ha una voce calda e morbida anche quando parla, scandisce lentamente ogni singola parola. Pensosa e leggera. Il tempo per un quarto d’ora si è fermato. Il nodo alla gola, per un po’, si è sciolto.

Il tuo concerto si inserisce in una rassegna dedicata alla musica d’autore italiana, con un occhio particolare alle nuove proposte. L’ultima generazione dei cantautori, quella degli anni Zero, di cui fa parte, ad esempio, Vasco Brondi… Segui questi artisti? Cosa ne pensi?

Mah, devo dire che ho perso un po’ i colpi. Negli ultimi anni, soprattutto col bimbo, non riesco a stare dietro a tutto anche perché le proposte si sono moltiplicate in maniera notevole. Oltre alla discografia ufficiale, si muove tutto il mondo della rete con proposte spesso degne di nota. Certo conosco quelli più in vista, Dente, Le luci della centrale elettrica… Brunori che mi piace tantissimo, forse il mio preferito per ironia e capacità di scrittura. Ma tutti questi che ho citato sono molto bravi. Viva la nuova generazione, dunque! E speriamo che vengano promosse anche un po’ di voci femminili, perché in giro ce ne sono davvero tante di interessanti. A me piace Debora Petrina, fa cose particolari, è molto brava. Anche Erica Mou, che quest’anno è andata a San Remo, scrive cose interessanti. Il punto di vista femminile non è più bello o più brutto, è diverso. Personalmente mi piacerebbe in futuro accogliere testi di altri autori, mi sento un pochino più leggera negli ultimi anni, ho lasciato un po’ dietro di me la figura di quella che deve fare tutto da sola.

E che mi dici di Maria Antonietta?

Sono curiosa, proprio Brunori me l’ha citata, l’ha prodotta lui. Non l’ho ancora ascoltata. Però c’è un’altra cantautrice che vorrei citare, che non è ancora famosa ma probabilmente lo diventerà presto perché è la protagonista del nuovo film di Virzì. Si chiama Thony. È prodotta da un mio amico, che è anche il mio fonico, Stefano Mariani. Scrive canzoni inglese, molto brava anche lei.

Sempre nel campo delle cantautrici, uscendo un momento dai nostri confini, io sono stato letteralmente folgorato, come molti, da Anna Calvi…

Certo, cavoli… Mamma mia, mi piace tantissimo, il suo album è strepitoso! Mi ha folgorato come ha folgorato te. Ha una musicalità incredibile. E poi io, che mi accompagno solo con la chitarra, ho una grande ammirazione per le chitarriste capaci. È proprio un’artista completa, ha una bella voce, è bella lei che non guasta mai, anche se non è sufficiente. Ho trovato il suo album molto intenso, ricco di sfumature, anche se a livello acustico forse non l’avrei prodotto così cavernoso, a volte è un po’ troppo oscuro… Delle cantautrici uscite negli ultimi anni mi è piaciuta moltissimo anche Joan As Police Woman.  E poi My Brightest Diamond e St. Vincent che con cui ho suonato ad un festival ad Urbino.

Martedì porterai a Bolzano la tua ultima creazione, Torno a casa a piedi. Album che viene dopo quattro anni dal tuo precedente album di inediti, La quinta stagione, dove affrontavi il tema del transito, del cambiamento, della preparazione ad un momento difficile. Così, se lì si percepiva la sofferenza della transizione, qui si sente la tranquillità e la leggerezza di chi è, appunto, tornato a casa. Da dove torni?

Torno da quello che succede tutti i giorni. Sì, forse ci sono diverse Cristine nella mia vita, ma le vedo un po’ tutte collegate. Ogni giorno si chiude per me con un riassunto in cui rifletto sul piccolo passo in avanti fatto nella vita. Certo spero di progredire, anche mentalmente, anche se a volte mi sembra di tornare indietro. Questa voglia di leggerezza nell’album in realtà è una leggerezza apparente. I miei brani e i miei testi sono leggeri, ma sono il risultato di un lavoro profondo, su temi e sensazioni che leggeri non sono. Però la scelta era quella di comunicare queste cose tramite un’onda emotiva leggera. Mi sono resa conto che tante canzoni scritte da altri sono entrate dentro di me senza che io me ne accorgessi e mi hanno insegnato delle cose con leggerezza, però al tempo stesso spingendosi in profondità. In un periodo storico così pesante ognuno poi alla fine ascolta la propria natura, quindi c’è chi racconta la gravità del periodo storico con pesantezza. E magari lo farò anch’io in futuro, non so. Però, per come mi sento ora, avevo bisogno di trovare una strada che non fosse per forza apocalittica. Arrivavo da un momento sicuramente pesante della mia vita, quello che si riflette ne La quinta stagione, e poi, con la nascita del bambino e tante altre cose, ho sentito questa esigenza di liberarmi, di lasciare indietro le zavorre che a volte veramente non servono assolutamente a nulla. Di raccontare la quotidianità con leggerezza. Questa è una meta per me, riuscire a vivere la quotidianità con leggerezza. Sono contento che tu l’abbia percepito. Il segreto della vita, secondo me, è proprio riuscire a scivolare un po’ sulle cose, non con indifferenza però cercando di non lasciarsi trascinare sul fondo. Altrimenti ci si perde.

A proposito di leggerezza, i bimbi hanno molto da dirci su questo tema. Infatti ho letto che Un esercito di alberi è in qualche modo stata ispirata da tuo figlio. I versi finali mi sembra dicano tutto: “trovo una ragione di cui non so fare senza / ad insegnarmi che c’è una nuova innocenza”. Tra le persone che ti hanno insegnato qualcosa lungo questo cammino c’è anche tuo figlio, è così?

Diciamo che la canzone è ispirata da entrambe le figure della mia famiglia, mio marito e mio figlio. L’immagine di un esercito di alberi in realtà mi è venuta in mente prima che nascesse mio figlio e posso tranquillamente legarla a mio marito che è uno Sturm und Drang vivente. Quell’immagine è molto legata a lui. Però la parte che citi tu è certamente legata a mio figlio. È pazzesco come si ricominci a vivere, in un qualche modo, con una nuova creatura. Per mille motivi, sia pratici che psicologici. È un’avventura bellissima se hai la fortuna di viverla in modo sereno. È chiaro che i casi sono tantissimi e non è detto che un figlio possa sempre portare serenità, anche se i bambini avrebbero bisogno e diritto solo di questo. Per me è una nuova avventura, un nuovo modo di guardare le cose. Da qui nasce anche il mio bisogno di leggerezza, se devo raccontare una cosa a mio figlio non glielo racconto certo in maniera drammatica, ma scelgo un registro leggero.

www.teatrocristallo.it

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