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February 27, 2012

“A Separation”, solitudini da Oscar

Cristina Vezzaro

Se dovessi descrivere in sintesi questo film, parlerei di solitudine e disperazione come caratteristiche di ciascuno dei personaggi della storia. Il disoccupato con famiglia a carico. La moglie incinta costretta a fare un lavoro pesante. Il protagonista con il padre ammalato di Alzheimer che si trova all’improvviso a dover organizzare la famiglia in seguito alla (simulata) partenza della moglie, la protagonista femminile che per la propria famiglia spera un futuro migliore e che, ora che ha ottenuto un visto, si trova davanti il divieto del marito a portare con sé la figlia. Il padre anziano, che perde la testa, ridotto alla mercé di chi si occupa di lui, senza alcuna volontà né capacità di decidere per sé.

La solitudine e la disperazione spesso generano situazioni estreme, ed è quello che accade in questo film, dove purtroppo anche i bambini si trovano doppiamente coinvolti, soprattutto nel caso dell’adolescente a cui il padre demanda a un certo punto la scelta di raccontare la verità al giudice o di tornare insieme alla moglie. La violenza di queste deleghe su una ragazzina viene riscattata alla fine, quando il regista abilmente tiene in sospeso la peggiore delle deleghe, quella di chiedere a una ragazzina di 11 anni di scegliere con quale genitore vivere. Anche se il sorriso e la determinazione della ragazzina fanno pensare a una soluzione super partes.

Film molto bello e toccante sulla condizione della famiglia, le tensioni e la fragilità dei legami nell’Iran moderno.

A Separation, di Asghar Farhadi, con Leila Hatami, Peyman Moaadi, Shahab Hosseini.

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