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February 14, 2012

Altri percorsi porta a teatro il rapporto tra Occidente e Islam

Franz

Contaminazioni tra arte figurativa, performance e installazioni, uniti a uno stile minimale improntato a una recitazione secca e antiretorica. Da tempo l’“Accademia degli Artefatti”, compagnia romana fondata da Fabrizio Arcuri, ha sviluppato un personale, ma sempre versatile approccio al testo teatrale e alla sua interpretazione. Caratteristiche che le hanno permesso di indagare in maniera tagliente e approfondita la drammaturgia britannica contemporanea e per le quali la compagnia si è aggiudicata il premio della Critica 2010.

“Le Troiane” e “Nascita di una nazione”, il secondo titolo presentato in sostituzione del programmato “Mikado” a causa del maltempo che impedisce il trasporto di alcuni elementi scenici, sono le due mini pièce proposte mercoledì 15 febbraio alle 20.30 al Teatro Comunale (Studio) nell’ambito della rassegna “Altri Percorsi / Nuovi Linguaggi” dello Stabile. I due episodi fanno parte del ciclo “Spara/Trova il tesoro/Ripeti” di Mark Ravenhill: 17 testi che il drammaturgo inglese, uno dei rappresentanti più significativi dell’ultima generazione di autori teatrali, ha dedicato al tema incandescente del rapporto tra l’Occidente e il mondo islamico. Un titolo sfacciatamente ispirato al linguaggio dei videogame, quello scelto dall’autore reso celebre in tutto il mondo dal testo “Shopping and Fucking”, per denominare una vera e propria epopea composta da un mosaico di spettacoli autonomi, da “drammi della generazione dell’iPod”. Un grande affresco della nostra epoca densa di scontri bellici, nato nel 2007 dalla rilettura di una serie di classici di varia natura, da “Delitto e Castigo” di Dostoevskij, a “Le Troiane” di Euripide, da “Terrore e Miseria” di Brecht al film d’epoca “Nascita di una nazione” di David Wark Griffith. Provocatoriamente, nell’epopea di Ravenhill e nella messa in scena diretta da Fabrizio Arcuri, niente è ciò che sembra.

“Perché ci bombardate? Noi siamo i buoni” chiede Francesca Mazza – novella Ecuba guardando in faccia gli spettatori nel fulminante inizio delle “Troiane”. L’accusa diretta piove pesante sul pubblico, imbarazzato di trovarsi nei panni del cattivo. Poi però, la scrittura di Ravenhill svela un’altra possibilità: i bombardamenti non sono altro che attacchi suicidi, quelli che molti definiscono atti di terrorismo. Allora il pubblico in platea diventa il “terrorista” che minaccia l’Occidente sano e puro. In Ravenhill non c’è una presa di posizione né per una né per l’altra parte, ma un freddo sguardo critico. Un invito a restare lucidi, a pensare il pensiero dell’Altro.

Liberamente ispirato a uno dei film muti che ebbe maggior successo, diretto da David Wark Griffith e dedicato alla celebrazione di alcuni episodi della guerra di Secessione, “Nascita di una nazione” è interpretato da Miriam Abutori, Matteo Angius, Gabriele Benedetti, Fabrizio Croci e Pieraldo Girotto. Un gruppo di artisti sbarca in una nazione appena occupata. La loro è una missione di pace “Noi non l’abbiamo voluta questa guerra; noi abbiamo protestato, ma i nostri cosiddetti rappresentanti l’hanno voluta: tutte le forze occidentali. Ed ecco cosa hanno fatto alla vostra bellissima civiltà”, chiariscono al pubblico, in cui riconoscono la popolazione martoriata e sconfitta dalla guerra. Nel paese devastato i nuovi arrivati promuoveranno l’efficacia dell’arte e della pratica artistica come rimedio taumaturgico ai disastri e alle tragedie causate dalla guerra. Ma l’arte è sufficiente, a sublimare le traumatiche ripercussioni che una violenta invasione ha provocato nel popolo sottomesso? E’ l’interrogativo che percorre tutta la pièce che si snoda in un dialogo fluido con il pubblico, fino all’inaspettato crescendo finale…

www.teatro-bolzano.it

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