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February 10, 2012

Una ballata del ricordo: recensione de “L’ascensione di Roberto Baggio”

El_Pinta

ta-2012-02-10-a-12.04.22.png” alt=”" width=”610″ height=”450″ />Se penso al binomio libri e calcio, la mia sfortunata mente esposta per lungo tempo alle intemperie del marketing editoriale non può fare a meno di pensare, come se fosse un riflesso pavloviano, agli autogrill. Perché è in questi templi del capitalismo ad alta velocità che più spesso ho l’occasione di imbattermi in libri che hanno a che fare col calcio: dalle ormai mitologiche barzellette di Totti, alle biografie dai titoli altisonanti tipo “Ibra. Lo svedese tutto pepe che viene dal ghetto e ti gonfia come una zampogna”, “Marco Materazzi. Una riflessione sulla trascendenza della violenza, che…lascia stare”, oppure ancora “Antonio Cassano. Lo scugnizzo che ti fa saltare la macchina, ma così, per gioco” e per finire l’irrinunciabile “Nicola Legrottaglie. Il soldato di dio”

È a causa di questo inquinamento mentale che troppo spesso dimentico (non è vero, ma avevo bisogno di un incipit brillante) che esiste una vasta letteratura sul calcio di grande rilievo: dai cantori sudamericani del gioco più bello del mondo (Soriano, Galeano) fino all’epopea hooligan della Terrace culture (pubblicata in Italia dalla casa editrice roveretana Boogaloo), passando per gli italianissimi Pasolini e Balestrini.

Il libro di cui voglio parlarvi, L’ascensione di Roberto Baggio (Mattioli 1885), scritto da Matteo Salimbeni e Vanni Santoni, è un libro che appartiene alla seconda categoria di libri ad argomento calcistico che ho frettolosamente delineato nel mio brillante incipit. Seppur spesso venga rubricato a semplice biografia, molto probabilmente perché a improvvidi recensori un nome-proprio-di-persona-famosa-realmente-esistita stampato sulla copertina di un libro grida immancabilmente “biografia”, il romanzo di Salimebeni e Santoni è un’opera letteraria con tutti i crismi del caso.

Come scrivere un romanzo su Roberto Baggio? Questa la domanda che si pongono i due protagonisti del libro, alter ego degli autori, quando un misterioso personaggio, l’editore, chiede loro di scrivere un romanzo su Roberto Baggio. Roberto Baggio è il calciatore che più ha rappresentato l’Italia durante la sua ventennale carriera (1982-2004), l’uomo dai mille nomi e dalle mille resurrezioni, l’ultimo calciatore a ricevere il pallone d’oro tra quelli nati nella terra di Dante e Michelangelo. Ma Roberto Baggio è anche un ricordo sbiadito, un atleta che nella sua carriera ha raccolto meno trofei, e dunque meno motivi per essere consegnato a una memoria stabile fatta di citazioni e anniversari, di quanti il suo talento avrebbe meritato.

È questo sbiadirsi del ricordo di Baggio, questo lento scivolare in un oblio che è allo stesso tempo discrezione, che spinge i protagonisti del romanzo a intraprendere un viaggio erratico alla ricerca delle tracce del calciatore. Un viaggio che non poteva non partire da Firenze, la città che fece di Baggio il campione che fu, la città con cui ebbe un rapporto intenso e viscerale, quella contro cui non poté calciare quel rigore che fa ormai parte della mitologia dell’uomo-Baggio. Da qui ha inizio la ballata degli autori che ad ogni tappa raccolgono un racconto che è anche un ricordo (perché la memoria è anche, e sempre, scrittura del tempo, come ci ha spiegato Deleuze leggendo Orson Welles) e sono questi racconti-ricordi che vanno a comporre, alla fine del libro, il ritratto di Roberto Baggio. Ma è un ritratto in cui il totale supera la somma delle parti, le trascende nell’ascensione che dà il titolo al romanzo.

Baggio, dunque, trascende la sua biografia, ma è la scrittura, l’azione attraverso cui si configura il tempo, a rendere possibile questa trascendenza, a far schiudere il potenziale universale ed estetico di una carriera di calciatore. Se è vero che è lo scopo dell’arte è quello di tradurre il nucleo irriducibile e incomunicabile dell’esperienza umana in un linguaggio regolato da un sistema sintattico e grammaticale, allora L’ascensione di Robero Baggio è senza dubbio una piccola opera d’arte. Da leggere e da rileggere.

Post scriptum

Se volete ulteriori informazioni sul romanzo o semplicemente volete ricordare Baggio, troverete gli autori del romanzo nel blog ad esso dedicato o nella pagina Facebook
http://spettacoli.tiscali.it/rubriche/media/160/santonibaggio_1_autoCut_664x230.jpg

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