Music
February 5, 2012
Sitkovetskij e Qian, quando il virtuosismo non basta
Emilia Campagna
Un Mozart con i muscoli e un piglio di virile arroganza: il violinista Aleksandr Sitkovetskij e la pianista Wu Qian, freschi laureati all’importante concorso “Trio di Trieste”, aprivano così, con una Sonata K 305 a tinte forti, il loro concerto roveretano.
Il programma partiva da Mozart per volgere in deciso climax verso le zone più agevoli per i due musicisti, quelle del virtuosismo esposto e spettacolare, e in questo senso non era del tutto convincente la prima parte del concerto, quella in cui la dimensione cameristica deve vivere di uno stato di parità (strumentale, interpretativa e psicologica) degli interpreti: al di là degli scarti stilistici che consegnavano un Mozart davvero poco credibile – e che urtava all’ascolto anche per l’inevitabile confronto con la recente incantevole lettura mozartiana del duo fortepiano e violino antico di Aira Maria Lehtipuu e Petra Somlai, sentito solo dieci giorni prima nella stessa sala – Aleksandr Sitkovetskij e Wu Qian offrivano all’ascolto una serie di esecuzioni in cui il duo non era l’espressione di pari personalità e in cui la parte pianistica era ben suonata ma non dominata, nè totalmente interpretata: qualche goffaggine per Wu Qian in Mozart, talvolta ingombrante, non centrato timbricamente, con pesantezze sconcertanti, e in Brahms, in cui c’erano sì tutte le (tante) note, ma mancavano definizione e profondità di suono.
Più convincente la Sonata di Frank, con il suo pathos esposto e travolgente: Sitkovetskij naturalmente spiccava per la qualità del solismo, offrendo un’esecuzione a memoria che amplificava lo stereotipo del violinista ben accompagnato. E nel finale le tinte virtuosistiche prendevano il sopravvento, prima con Tzigane di Ravel, poi con due bis strappa applausi che il pubblico roveretano premiava con caldissimo entusiasmo.
Articolo pubblicato sul giornale L’Adige il 3 febbraio.
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