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January 23, 2012

Wannsee, là dove fu pianificato l’Olocausto. Il teatro non dimentica

Massimiliano Tonini

Il 20 gennaio1942, a pochi chilometri dal centro di Berlino, in una villa che si affaccia sul lago Wannsee, si tenne una conferenza cui parteciparono alcune tra le massime autorità naziste. Scopo del convegno era quello di confrontarsi per trovare una soluzione, possibilmente efficace e definitiva, alla questione ebraica. L’incontro fu convocato dal Reichsmarschall Hermann Goering su sollecitazione di Hitler e vi parteciparono, tra gli altri, l’SS-Obergruppenfuehrer Reinhard Heydrich, l’SS-Gruppenfuehrer Heinrich Mueller e l’SS-Obersturmbannfuehrer Adolf Eichmann. Il verbale pervenutoci, redatto dallo stesso Eichmann, rende conto delle discussioni legate al costo eccessivo delle fucilazioni degli ebrei e alla necessità di effetture una selezione naturale degli elementi più deboli attraverso i campi di lavoro. Si menzionano anche le tecniche di gassazione impiegate nella campagna di Russia dalle Einsatzgruppen, mediante l’utilizzo di autocarri specificamente modificati per rimettere in circolo i gas di scarico all’interno del cassone, causando asfissia in un tempo variabile ma intorno ai dieci minuti.  L’orrore delle pratiche legate allo sterminio di massa prendono dunque, nel corso di questa conferenza, una forma strutturata e pianificata nei dettagli.

Sono passati settanta anni da allora ed è per ricordare questo momento critico, riflettere sulle sue implicazioni ma soprattutto per esercitare un inalienabile diritto alla Memoria che la sera del 20 gennaio 2012, al Teatro Cuminetti di Trento, è andata in scena la rappresentazione teatrale di Renzo Fracalossi, Am Grossen Wannsee.

Il pubblico che ha riempito la sala ha potuto assistere a una ricostruzione degli eventi che hanno segnato indelebilmente con un marchio d’infamia la storia del XX secolo.

Il racconto è stato messo in scena con toni da orazione civile, lasciando quindi parlare i fatti e limitando l’aspetto recitativo al minimo, così come essenziali e icastiche sono state le movenze dei corpi sul palco. Dall’imbarazzata e ingombrante presenza di Eichmann (Marco Revolti), ai leggeri, quasi evanescenti corpi di Sara, Esther e Rebecca, incarnazioni della memoria collettiva di un popolo.

La tesi di fondo dell’opera, peraltro pienamente condivisibile e ormai storicamente comprovata, è che la conferenza di Wannsee, più che l’atto iniziale e formale dello sterminio, sia un momento di passaggio, giunto a noi quasi per caso, in quanto gli atti dello stesso avrebbero dovuto essere distrutti. Dalle leggi di Norimberga, al Madagascar come luogo concordato per la deportazione della popolazione ebraica, alle prime sperimentazioni in territorio polacco, alla già menzionata campagna di Russia, tutto concorre a un fine già ampiamente documentato nel Mein Kampf, opera che il capo supremo di un impero sedicente millenario si è impegnato a seguire con maniacale puntigliosità.

Sono quindi proprio i ‘volonterosi carnefici di Hitler’ quelli che, sin dagli anni Trenta, pianificano l’Orrore, e non isolate e incontrollate propaggini della più estrema degenerazione nazista. E non si tratta, come forse si spinge a fare, in ultima istanza, lo storico Daniel J. Goldhagen, di mettere sul banco degli imputati un intero popolo, ma di consentire alle coscienze di esercitare il diritto alla Verità, soprattutto in un’epoca poco rigorosa e tendente a un facile e inverificabile revisionismo.

Quello messo in scena da Renzo Fracalossi, da Emilio Frattini e dal Club Armonia è un racconto che richiama, per affinità elettiva, un’opera d’importanza seminale come L’istruttoria, del drammaturgo tedesco Peter Weiss, e le celebri orazioni civili di Marco Paolini.

Merita una menzione speciale anche il quintetto di ottoni che accompagna musicalmente il racconto, che ne traccia il ritmo, sottolineando con lieve gravità l’andamento delle voci in scena. Le musiche scelte sono quelle scritte dal grande compositore boemo Pavel Hass, vittima della folle pianificazione nazista, morto ad Auschwitz nel 1944.

Per rendere omaggio agli attori e al pubblico, al termine dello spettacolo è salita sul palco Aida Foà, vicepresidente dell’associazione Italia-Israele che, visibilmente commossa, ha ringraziato i presenti e gli attori tutti, invitando a proseguire la riflessione, anche se dolente, su queste vicende e trarre spunto dagli errori del passato per evitare di ripeterli nel futuro.

Assonanze:

Peter Weiss, L’istruttoria. Oratorio in undici canti, Einaudi

Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli

Jonathan Littell, Le benevole, Einaudi

Olivier Messiaen, Quatuor pour la fin du temps (link YouTube)

Qui si possono trovare le scansioni delle minute originali della conferenza di Wannsee.

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Comments

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There is one comment for this article.
  • Cristina Vezzaro · 

    Per fortuna ora, in un ipotetico gioco di associazioni, se dico Wannsee mi viene in mente il Literarisches Colloquium Berlin. Come dire: ricordare, e poi trasformare in meglio.