Music

January 5, 2012

Musica in Alto Adige: il futuro dell’educazione di base e della formazione

Luca Sticcotti

Se nella classifiche sulla qualità della vita nelle città fosse presente anche il parametro educazione e formazione musicale come sarebbero messi la provincia di Bolzano e, nello specifico, il capoluogo sudtirolese?
Da operatore nel campo della musica (ma anche da genitore) il problema me lo sono posto circa un anno orsono, condividendo la riflessione con i miei contatti Facebook ed argomentando a partire da una serie di considerazioni e, soprattutto, preoccupazioni.
La questione è complessa e va gestita considerando numerosi punti di vista, tutti irrinunciabili, ed alcune premesse.
Partiamo da queste ultime.

1) L’EDUCAZIONE MUSICALE DI BASE andrebbe offerta a tutti fin dalla tenera età, attraverso un percorso il più possibile omogeneo e che non si interrompa mai, sfociando in modo naturale in una adeguata formazione permanente da riservare agli adulti.
2) In relazione ad una adeguata e diffusa educazione musicale andrebbero offerte man mano agli studenti specifiche occasioni per intraprendere una FORMAZIONE MUSICALE volta a trasformare il proprio percorso in un’ottica PROFESSIONALIZZANTE, secondo le più diverse direttrici possibili.
3) Le AGENZIE EDUCATIVE che operano con la musica in maniera esclusiva (o quasi) in questo periodo sono coinvolte in un processo di cambiamento radicale, in grado di mutarne premesse, prospettiva e obiettivi. Per ogni agenzia educativa e formativa si tratta però di cambiamenti nati da esigenze proprie interne, spesso completamente slegate da un disegno complessivo.

Volendo entrare nel dettaglio possiamo dire allora che l’OFFERTA DI EDUCAZIONE MUSICALE NELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO è oggi caratterizzata, strutturalmente, da alti e bassi (o bassissimi). Nella scuola materna di frequente le attività musicali o che coinvolgono anche la musica hanno il loro spazio, non vi è dubbio. Spazio che però nella scuola primaria, seppur formalizzato attraverso l’”ora” di musica, spesso sparisce nella pratica, restando in vita solo in casi virtuosi, assolutamente minoritari. Il “raddoppio” della presenza della musica nella scuola secondaria di primo grado poi naturalmente non è che uno specchietto per le allodole, con la sola eccezione di alcune sezioni nelle scuole medie ad indirizzo musicale.
La musica quindi come sappiamo scompare completamente nella scuola secondaria di secondo grado, con la sola eccezione del liceo pedagogico dove faticosamente riesce a mantenere una sua presenza.
Di liceo musicale a Bolzano poi disgraziatamente non se ne parla nemmeno, a causa di una serie di vincoli di carattere prettamente politico che persistono, ahinoi.

Naturalmente esiste il CONSERVATORIO DI MUSICA, in grado di risolvere ogni problema…
No, niente di più sbagliato.
Infatti dal 2010 i Conservatori hanno cambiato status, a livello nazionale, e sono diventati delle Università della Musica. Cosa vuol dire? E’ semplice: vi si accede solo con la maturità in mano. Dopo decenni il sistema scolastico nazionale ha colmato una grave lacuna, e cioè la necessità di combinare la formazione tecnico musicale con un più vasto apparato di formazione culturale. Ma creandone di fatto un’altra, di lacuna. I ragazzi che prima frequentavano il conservatorio dagli 11 anni in poi ora dove vanno? per il momento (e per grazia ricevuta) i più grandi possono oggi contare su un paio d’anni “preaccademici” predisposti in via provvisoria, ma nel prossimo futuro non potrà più essere così.

E allora che fare?
La risposta è pronta: abbiamo pur sempre gli ISTITUTI MUSICALI.
Si tratta di una realtà che la maggior parte d’Italia ci invidia: 90 insegnanti e 4/5000 allievi per la parte di lingua italiana (5/6 volte tanto per la parte di lingua tedesca). Con molte luci (una formazione di buona qualità ad un prezzo quasi nullo) ma anche qualche ombra.
Un’ombra molto cupa in particolare si addensa all’orizzonte: l’assorbimento all’interno delle Intendenze Scolastiche (provinciali) che metterà fine dopo decenni all’autonomia gestionale degli istituti Musicali (pure loro provinciali, s’intende).
Ma il vero problema che si profila è la necessità, appunto, che gli Istituti Musicali in futuro diventino l’unica possibile risposta ad alcune sfide davvero epocali: la sopracitata formazione preaccademica appunto dei futuri studenti di conservatorio, ma anche il miglioramento della qualità dell’educazione musicale nella scuola dell’obbligo. Esiste un problema di competenze e formazione specifica degli insegnanti, naturalmente, ma a preoccupare gli insegnanti è soprattutto la fine che farà la larga fetta di energie che gli istituti musicali da sempre dedicano alla formazione permanente degli adulti. E’ vero: sul territorio esistono altre agenzie formative, meno strutturate e che offrono servizi più specifici, che potrebbero in futuro farsi carico degli adulti. Nel futuro quadro generale vi sarà spazio per loro?

Sul panorama delineato pende naturalmente anche la spada di Damocle della CRISI ECONOMICA e quindi l’auspicio che la politica non identifichi proprio il comparto musicale della scuola e della cultura come “luogo” ove recuperare fondi da destinare altrove. Gli Istituti Musicali infatti in Provincia danno lavoro (e quindi pagano stipendi) a più di 500 insegnanti a fronte di quote di iscrizione annue (per le decine di migliaia di allievi) che non superano la soglia psicologica del’”euro al giorno” pro capite.

Nell’ultimo anno è nato nella Sovrintendenza italiana è nato un GRUPPO DI LAVORO che ha il compito di esaminare la situazione supportando le future scelte dell’assessorato competente. Molti operatori del settore al di là delle antipatie personali e delle opinioni divergenti hanno iniziato a parlarsi, descrivendo le gioie e dolori dei propri campi specifici, prospettive ed aspirazioni. Da questo lavoro, per molti versi faticoso, è scaturita una prima ricognizione di quanto il panorama locale offre per la parte di lingua italiana. Con UNA PRIMA PROPOSTA DI FONDO volta a potenziare l’offerta di musica nella scuola primaria.

I problemi da risolvere sono ancora molti ma è un primo passo. Un primo passo importante per poter dire, nel prossimo futuro, che la provincia e la città di Bolzano sono in grado di offrire ai loro cittadini una prospettiva di educazione e formazione musicale al passo con i tempi e del quale andare fieri.

Perché all’inizio del terzo millennio non c’è più spazio per una società ed una pedagogia che releghino musica e suoni ai margini del percorso educativo e formativo delle persone.
Per non parlare delle occasioni che vanno necessariamente offerte ai “talenti”, vero e proprio traino per il futuro culturale di tutti noi.

Foto: Orchestra Rimusicazioni Istituto Vivaldi

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There are 4 comments for this article.
  • Emilia Campagna · 

    In Alto Adige (ma anche in Trentino) la situazione è più favorevole che altrove ma certo c’è parecchio da lavorare.
    Sulla prospettiva professionalizzante c’è ancora grande confusione, ti segnalo tuttavia che anche a Bolzano, come in praticamente tutti gli altri conservatori, da quest’anno sono stati attivati i corsi preaccademici (PRE A.F.A.M.) che sostanzialmente sono otto anni di corso con tre livelli (A= vecchio III corso; B = vecchio V corso e C= vecchio VIII) in cui tuttavia i programmi di studio sono (almeno per il pianoforte) drammaticamente ridotti. A scapito, secondo me, della funzione professionalizzante.
    Ciò che secondo me non va assolutamente confuso e sovrapposto sono i due piani, profondamente differenti, (1) dell’educazione all’ascolto – o alfabetizzazione – e a una pratica musicale di base, che andrebbe praticata IN TUTTE LE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO, e (2) la dimensione professionalizzante, che deve essere improntata a un certo grado di impegno fin dall’età della scuola media. Si lasci dunque al Conservatorio la competenza su questa fascia di formazione, ma che la faccia bene e ai livelli europei. E alla scuola dell’obbligo, fin dalle elementari, si affidi l’educazione musicali, volta a far diventare “normale” e “ovvia” la pratica musicale.

    Ti segnalo infine questa proposta di disegno di legge avanzata dall’Associazione Italiane delle Scuole di Musica per un riconoscimento istituzionale e un’integrazione con il sistema scolastico. http://www.scuoledimusica.org/doceboCms/

    • Giacomo Fornari · 

      Ringrazio il collega ed amico Sticcotti per l’articolo davvero incisivo. Io non sarei così negativo sulla riforma dei Conservatori che, a mio modo di vedere, ha messo fine allo scandalo della doppia scolarizzazione, umiliando, di fatto, il concetto di professionalità musicale. Finalmente, con circa due secoli di ritardo rispetto al resto dell’Europa civile, obbligata da normativa europea, l’Italia non capisce (forti le proteste degli stessi conservatori), ma si adegua. I frutti verranno. Forse musicisti così anziani non saranno dei grandi solisti, ma avranno acquisito competenze più importanti in senso informativo, didattico e culturale. Ciò determina anche una nuova collocazione degli istituti musicali provinciali (e delle scuole civiche trentine) che potranno inserirsi nel contesto pre-AFAM dando un contributo essenziale. In questo modo saranno garantiti diversi tipi di percorso dall’amatoriale al professionalizzante con maggior chiarezza. Certo, il problema è rappresentato dal resto d’Italia, dove soltanto nelle città più ricche (MIlano, Brescia, Prato, Cremona etc.) ci sono scuole musicali funzionanti ed un contesto sociale, culturale, concertistico che risponde con professionalità alle diverse esigenze. Il solo fatto che comunque tra una caduta di governo e l’altra si parli comunque di riforma e di musica è per me sufficiente. Forse sono minimalista, ma nel Paese delle veline non è poi così ovvio…
      Giacmo Fornari

  • Loreno Ferrarese · 

    Ringrazio Luca per aver chiaramente riassunto i punti cruciali della situazione dell’educazione musicale in Alto Adige. Vorrei insieme a lui ribadire che i lavori della Commissione dell’Intendenza scolastica di cui ho fatto parte sono senz’altro un passo avanti ma sono ben lungi dall’essere a mio avviso conclusi. Affinchè ogni ente preposto all’educazione musicale nella Scuola non ritorni a coltivare solo i propri interessi, sarebbe importante procedere ora con proposte concrete e fattibili per distribuire agli aventi diritto l’insegnamento dello strumento e della musica in modo equo e proporzionato alle competenze ed alle effettive richieste. Le scuole presso cui lavoro già chiedono delucidazioni per il prossimo anno scolastico… a chi spetta ora la parola? Mi auguro che al più presto venga concertato un piano di intervento esteso a tutte le scuole secondo quanto auspicato in conclusione lo scorso anno dalla suddetta Commissione.
    Cordialmente Loreno Ferrarese

  • maria silvia tasselli · 

    “Musica come… esperienza quotidiana ed esperienza di sè, musica come pratica sociale, musica come piacere, gioco, emozione, musica come ponte e comunicazione, musica come riflessione…” (da M.Piatti, S.A.M, Lecco).
    Tutte queste musiche nella scuola? In tutte le scuole, dei piccoli e dei grandi? Si.
    Penso assolutamente di si.
    Perchè la musica accompagna, sostiene, è amica, fa crescere, fa imparare. Di più.
    La musica è, si, qualità della vita.
    E’ formazione, è per tutti, nella scuola di tutti. Come strumento musicale, come voce e canto, come corpo e danza, come ascolto, come invenzione, come tecnologia, come storia e riflessione.
    Grazie a Luca Sticcotti per il panorama delineato e per la breve sintesi del lavoro svolto in questo anno dall’Intendenza Scolastica.
    Il lavoro continua, rassicuro il collega Loreno Ferrarese, continua; grazie alla collaborazione di tutti gli attori della formazione musicale della nostra provincia e grazie al sostegno dell’Intendenza Scolastica e dell’Assessorato.
    Perchè le scuole chiedono, certo, chiedono musica.

    silvia tasselli