Sherlock Holmes: gioco di ombre e pennellate di After Effects

22.12.2011
Sherlock Holmes: gioco di ombre e pennellate di After Effects

VOTO: 5

Alle prese con il professor Moriarty, in questa seconda uscita cinematografica, il detective più amato dai lettori di gialli ortodossi cercherà di ricomporre un’intricata matassa di misteri ed al tempo stesso di proteggere il fidato aiutante e novello sposo: Watson.

Anche questo “blue screen movie” conferma l’ultima tendenza del cinema commerciale a concentrare i propri sforzi quasi esclusivamente su effetti speciali e altri artifici ed espedienti possibili solamente grazie alla computer grafica, che da un lato apre frontiere inesplorate, ma dall’altro crea degli standard tecnici che finiscono, al di la di un primo superficiale stupore, per rendere questo tipo di film tutti uguali.

Altra pecca di questo Sherlock Holmes è la mano ben visibile di Guy Ritchie che riesce a tradurre qualsiasi soggetto nell’unico modo che conosce: personaggi grotteschi violenti ed eccessivi.

Mentre in molti suoi precedenti lavori questa sua sensibilità estetica ha prodotto ottimi risultati, in questo caso, applicati al detective britannico famoso per la scientificità del metodo investigativo ed al metodo logico-deduttivo, non sembrano funzionare anche in questo secondo episodio e neppure giustificano questa stravolta rilettura del grande classico di Sir Arthur Conan Doyle.

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