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December 16, 2011

People I Know. Roberto Huber, il ladino, lo sport e il richiamo della terra d’origine

Anna Quinz

Quando si nasce in un piccolo paese in una piccola valle di montagna, si può crescere in due modi: facendo sì che le montagne circostanti chiudano l’orizzonte, oppure cercando di andare al di là delle vette, per aprirlo, l’orizzonte. Roberto Huber, giovanissimo (ha appena 30 anni) neodirettore dell’Associazione Turistica di Badia, ha scelto il secondo modo, e così dalla sua valle, la Badia è partito, per studiare (Economia a Bologna), per lavorare (nella comunicazione, a Bolzano) e per conoscere il mondo (grande viaggiatore, grande sportivo, ha partecipato a due maratone di New York). Poi alla fine però in valle è tornato. Perché la valle, le sue montagne, la comunità ladina di cui è parte orgogliosa, l’hanno richiamato a sé e il richiamo era troppo forte per non ascoltarlo. Piccolo di statura, ma grande nelle visioni, Roberto ama visceralmente la sua terra, lo si capisce al primo sguardo, e anche se negli occhi ha le ampie prospettive di ciò che ha visto altrove, è qui che può esprimere al meglio il suo potenziale, difendendo e promuovendo il suo territorio, la sua cultura e le sue tante bellezze. Perché, se si sa guardare, le montagne intorno alla valle, non sono lì per chiudere, ma per aprire.

Dopo anni “in città”, è tornato “in valle”. Com’è stato ricominciare a vivere lì?

Sinceramente non é stato poi tanto difficile, dopo quasi dieci anni a girovagare fra studi e lavoro sono tornato nel posto in cui sono nato e in cui ho trascorso infanzia e adolescenza. Negli anni in cui ero via tornavo spesso e ho mantenuto i contatti con molti amici, quindi non è stato uno stravolgimento così forte della mia vita, ma solo un riadattamento. Penso che per noi “montanari” questi posti restino sempre dentro e prima o poi siamo destinati a tornare.

Cosa ama di più della sua valle? Cosa le manca della vita in città, se qualcosa le manca?

La vita in un paesino di mille persone in una località turistica è molto particolare, si passa dalla confusione dell’inverno e dell’estate ai periodi di calma e quiete totale fuori stagione, nei quali è possibile pensare a se stessi e ai propri interessi. Questo è uno degli aspetti che più mi piacciono della vita in valle, unito chiaramente alla magia del luogo, incastrato fra le montagne più famose ed apprezzate al mondo. Devo però ammettere che un po’ mi manca la vita di città, soprattutto da un punto di vista culturale e sociale, la possibilità di partecipare a eventi e conoscere gente nuova. In questo, chiaramente, qui sono più limitato.

Data la sua posizione professionale, come immagina un turismo intelligente in Alto Adige?

Dalla mia esperienza ho notato che il turista che sceglie l’Alto Adige per le sue vacanze è un amante dell’alta qualità, che tiene in grande considerazione il posto in cui si trova. Siamo uno dei pochi luoghi al mondo in cui il turista svolge esattamente le stessa attività di noi “autoctoni”: scia, fa sport, va in montagna, fa wellness, vuole mangiare bene… Possiamo dire che noi condividiamo i nostri luoghi con i nostri ospiti, e direi che questo è un segno di qualità ed intelligenza estrema dell’offerta. Le statistiche ci dicono che molti altoatesini scelgono la loro provincia per le vacanze e questo la dice lunga sul luogo dove abbiamo la fortuna di vivere.

Quale la prima cosa che direbbe a un turista, per accoglierlo in valle?

Bundé… che significa Buongiorno in ladino. E poi gli direi che è fortunato a trovarsi in Alta Badia, qui potrà sciare in un comprensorio di alto livello, potrà godersi la meraviglia delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco, potrà mangiare bene (in Badia, la seconda concentrazione al mondo di ristoranti stellati Michelin per km quadrato), e potrà conoscere la cultura ladina in tutte le sue particolarità.

Lei è ladino, quale l’orgoglio di essere parte di questo piccolo gruppo linguistico? Come si racconta in questo senso, a chi non è altoatesino?

Per noi ladini la nostra lingua e soprattutto la nostra cultura sono un enorme motivo di vanto. Amiamo presentarci come ladini alle persone che vengono qui in vacanza, e crediamo fermamente che i nostri valori e le nostre tradizioni siano un patrimonio prima di tutto personale ma anche economico. Così cerchiamo di farlo conoscere sempre più, invogliando i potenziali turisti a visitare non solamente i luoghi incantevoli dell’Alto Adige, ma anche a conoscere la nostra identità e la nostra cultura. In generale, negli ultimi anni l’offerta turistica mondiale si è orientata in questa direzione, credo che dovremmo anche noi puntare molto su questo enorme patrimonio a nostra disposizione.

Lei ha partecipato alla maratona di New York. Qualche parola su questa esperienza?

È un’esperienza magica e indescrivibile, consiglierei a chiunque di provarla. Non é poi così impossibile come molti credono, ma le sensazioni e l’adrenalina che ne derivano, unite alle migliaia di partecipanti e milioni di spettatori che ti incitano a bordo strada la rendono un’emozione non facile da dimenticare. Ho avuto la fortuna di correrne già due, e sicuramente non saranno le ultime.

Pubblicato su “Corriere dell’Alto Adige” dell’11 dicembre 2011

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