La Haydn si esalta con le arie di Mozart

14.12.2011
2011-12-13 -Concerto orchestra Haydn

Un’Orchestra Haydn più viva delle ultime volte, quella che si è presentata al concerto di martedì 13 dicembre presso l’Auditorium di Bolzano. Il direttore Johannes Debus ha diretto in apertura una composizione sinfonica di Ludwig Thuille, musicista nato a Bolzano nel 1861 e scomparso a Monaco nel 1907. Se alcuni brani di musica da camera di Thuille, proposti recentemente all’interno delle programmazioni concertistiche regionali, sanno convincere il pubblico del 2000 per la loro forza comunicativa, questa pagina orchestrale propone una arcata vagamente ambiziosa e costruita su basi formali poco solide. In sostanza il pezzo in questione, l’Ouverture Romantica opera 16, non brilla per coerenza compositiva, non riuscendo quindi a catturare l’ascoltatore e condurlo verso il senso complessivo. Se alcuni singoli passaggi appaiono interessanti e molto ben orchestrati, nel senso generale Thuille si perde, mostrandosi debole e poco accattivante. Anche l’orchestra, infatti, ha fatto fatica a costruire un nesso costruttivo, risultando disarticolata e vaga.

A tirare su l’atmosfera della sala ci pensa però il soprano Aline Kutan, alle prese con due stupende arie di Mozart, il Recitativo e Rondò per soprano e orchestra K 416 Mia speranza adorata! e l’Aria per soprano e orchestra K 418 Mia speranza adorata!. Una voce brillante, limpida e penetrante, articolata bene nella dinamica complessiva come nella microdinamica. Pur con qualche incertezza, Aline Kutan è riuscita a far vibrare le melodie, interagendo bene con gli orchestrali, che sono apparsi più reattivi agli stimoli del direttore. Ma, in fondo, cosa ce ne importa da una parte della perfezione estetica se dall’altra ci viene regalato un bel senso musicale? Diceva un musicista etnico, che «suonar “bello” è più importante che suonar bene».

Generosa anche nel bis, il soprano regala al pubblico una buonissima interpretazione della famosa aria della Regina della Notte dal Flauto Magico di Mozart. Luce tagliente, gocce di voce pura che piovono sulla sala, sogni ad occhi aperti. Bisogna dirlo, il pezzo è uno di quelli così celebri da risultare scontato, trito e ritrito, ma la bellezza è bellezza e ce la godiamo quando arriva. Fuori, in strada, durante l’intervalllo, la gente fischiettava goffamente i famosi arpeggi in falsetto dell’aria. Cosa si può desiderare di più di un pubblico rapito ed euforico? Mozart ne sarebbe stato entusiasta.

Il secondo tempo conserva la magia della lirica mozartiana, anche se il piano emotivo si distorce tra le malinconie paranoiche – bellissime – e la voglia di armonia classica del compositore russo Pëtr Il’ic Cajkovskij. La Sinfonia n. 1 in sol minore op. 13 Sogni d’inverno viene eseguita da una Haydn più conivolta, contenta del finale del primo tempo, e molto concentrata nel segnalare al pubblico i vari intrecci della affascinante trama orchestrale.

 

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