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December 11, 2011

People I Know. Paola Brucoli, organizzare eventi, come missione culturale

Anna Quinz

Oggi, organizzare eventi è considerata una professione molto alla moda. Tanti giovani vorrebbero intraprendere questa strada, ma spesso, quando poi si scontrano con le difficoltà, gli imprevisti, l’ospite in ritardo, le luci che non funzionano, le sedie che sono gialle invece che verdi, lasciano il campo al prossimo candidato. Però c’è anche chi decide di non farsi scoraggiare, mettendosi sempre in discussione e guardando sempre al bicchiere mezzo pieno. Paola Brucoli è una così, una che non ha mollato, che sulle sedie gialle invece che verdi si è fatta una bella risata e ha guardato oltre con energia e determinazione. Per metà bolzanina e per metà bolognese, dopo anni nel settore delle auto, dove ha organizzato nella città emiliana grossi eventi, è tornata nella terra di origine e ora lavora alla Fondazione Teatro Comunale di Bolzano, dove si occupa di ticketing, cura del cliente, comunicazione, organizzazione eventi, strategie di marketing, promozione. Che dette così sembrano tante cose, perlopiù oscure. Quel che basta però, per inquadrare la bionda quarantacinquenne Paola, è l’amore per il teatro e per la cultura, la sua attenzione per il pubblico che non è fatto di clienti, ma di persone, e soprattutto, la voglia di non fermarsi, non sedersi, nemmeno su quella famosa sedia gialla, ma pensare ogni giorno a nuove idee, nuove sfide, nuovi orizzonti.

Da Bolzano a Bologna a Bolzano. Quali le tappe, sopratutto emotive e personali, di questo viaggio circolare? 

Sono partita da Bolzano per Bologna a 21 anni, con una valigia, e ci sono rimasta 20 anni. Ho cambiato e trovato tante case, lavori, quartieri, abitudini, amici, esperienze e ho imparato a vivere da sola in una grande città. Negli anni ho avuto la possibilità di organizzare eventi e ho conosciuto persone fantastiche come Alessandro Bergonzoni, Stefano Nosei, Federico Poggipollini, Luca Carboni che hanno partecipato ai miei eventi e sono diventati anche amici. Ho visto concerti di musicisti fantastici in posti incredibili. Sono stata in gallerie d’arte contemporanea improvvisate nei palazzi d’epoca, ho visto spettacoli in teatri di quartiere che ormai sono chiusi per i tagli alla cultura. E poi ho sentito il bisogno di tornare a Bolzano perché il mio percorso bolognese era finito. E’ stato davvero circolare e non è detto che il cerchio sia chiuso…Mi piace pensare di poter andare a vivere a Berlino o a Barcellona, se ne avrò voglia.

Bolzanini e bolognesi. Differenze e similitudini?

Ho vissuto metà della mia vita qui a Bolzano e metà a Bologna, quindi posso dire che non ci sono grandi differenze, alla fine. Ho trovato i bolzanini rinnovati e molto più aperti di quando ero partita. Simili ai bolognesi per la voglia di cultura e di arte. Non condivido il luogo comune che vede i bolognesi molto gioviali e aperti, al contrario, spesso, sono molto più a “circolo chiuso” dei bolzanini. La differenza fondamentale è solo la terra e la cultura di appartenenza. Credo siano due città particolari e bellissime e il mio sogno sarebbe di poter andare più spesso a Bologna, per restare in contatto con la città. Mi mancano i grandi spazi, le grandi piazze, le grandi strade.

Da quando è partita a quando è tornata, come ha trovato cambiata Bolzano?

La città è oggi molto viva e piena di cultura e appuntamenti per ogni età. Ho ritrovato gli amici di sempre ma ho incontrato anche tante persone nuove e interessanti. Non concordo con chi dice che Bolzano è noiosa, secondo me il suo limite è di bloccare l’apertura verso certi tipi di innovazione e sperimentazione, perché resta sempre circoscritta e autoreferenziale. Spero che questo possa lentamente migliorare.

Organizzare eventi. Dalle macchine al teatro… Può raccontare qualcosa di questo passaggio ?

Organizzare eventi è uguale in ogni settore, in fondo. Il passaggio è stato casuale ma lavorare a teatro mi appassiona molto, perché permette di inventare e creare molte cose nuove. Il passaggio quindi è stato, per me, una vera crescita.

In che modo crede sia importante avvicinare le persone alla cultura? Quali le strategie “leggere” auspicabili?

Sono una grande sostenitrice dei social network e ho avuto la possibilità di “osare” un collegamento diretto fra gli amici di Facebook e il teatro, organizzando un aperitivo musicale nel foyer che è stato un successo sia di pubblico che di critica. Penso che le strategie leggere consentano di avvicinare al teatro (ma anche alla cultura in generale) le persone che se ne sono fino ad ora tenute lontane (specialmente i giovani), dimostrando che non è un ambiente così “austero” o “esclusivo”. E poi penso che avere un contatto diretto con il pubblico sia l’arma vincente, sempre.

L’evento che sognerebbe di organizzare a Bolzano, se potesse disporre di tutti i mezzi e le risorse?

Farei una festa a teatro, nella sala grande, aperta a tutti, invitando sul palco DJ famosi (Kruder&Dorfmeister) un gruppo dal vivo (Subsonica ), un cantante italiano (Franco Battiato) insieme ai ballerini e ai cantanti d’opera per fare un mix di musica e danza. Perché io credo che l’arte, in tutte le sue forme, sia il vero motore di tutto.

 Pubblicato su “Corriere dell’Alto Adige” del 4 dicembre 2011

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