Quiz

November 24, 2011

Il 9 dicembre Damo Suzuki Network alla Halle 28: vinci i biglietti con Franz

Franz

VINCI I BIGLIETTI PER IL CONCERTO DEL 9 DICEMBRE DI DAMO SUZUKI NETWORK ALLA HALLE 28

Leggere del sodalizio artistico tra Damo Suzuki e gli Aferhours è stato una folgorazione. Della circostanza per cui questo sodalizio si starebbe per materializzare a Bolzano (il 9 dicembre all’Halle28), la mia città, una seconda folgorazione. Ne sarebbe bastata una terza, di minima intensità, per farmi stramazzare al suolo, lungo disteso.

Un’impresa, più che un concerto. Un evento storico, più che un’esibizione rock. La realizzazione di un sogno tardo-adolescenziale inespresso, anche perché impossibile da formulare concettualmente… quel periodo della mia vita in cui il krautrock era la cosa più figa, oscura e avant del pianeta musica, i Can erano la band più figa, oscura e avant della scena krautrock, e gli Afterhours, be’ erano gli Afterhours. Una missione impossibile, come Mark Stewart che duetta coi Subsonica, Blixa Bargeld coi Marlene Kuntz, Brian Eno con Morgan, Robert Wyatt con Cristina Donà (altro miracolo già realizzatosi, merito anche del produttore Manuel “toh chi si rivede” Agnelli). Anzi di più, perché qui abbiamo a che fare un super-gruppo, altro che “duetto”. Qui stiamo parlando di una fucina potenzialmente esplosiva, di una miscela imprevedibile di elementi eterogenei – ma per certi versi affini per sensibilità e ricerca – provenienti dal sottosuolo europeo. Cosa aspettarsi dall’incontro, sullo stesso palco, di una figura di culto della storia del rock sperimentale come Damo Suzuki con alcuni membri di punta della scena indipendente nostrana, ovvero Manuel Agnelli e Xabier Iriondo (Afterhours), Enrico Gabrielli (polistrumentista nei Mariposa, nei Calibro 35 e in mille altri progetti, oltre che collaboratore degli stessi Afterhours) eCristiano Calcagnile (batterista tra i più quotati in Italia, già al fianco di artisti del calibro di Cristina Donà, Stefano Bollani e Anthony Braxton)?

Francamente non lo so, tremo e godo alla sola idea. Ma vista e prevista l’imprevedibile deriva che ci coglierà, impreparati ed inermi, il prossimo 9 dicembre, cerchiamo di dare qualche coordinata di massima, in modo da offrire all’inevitabile smarrimento un instabile appiglio sul quale meglio scivolare. Prodotto della stampa britannica, probabilmente invidiosa di siffatta ricchezza, il termine ‘krautrock’ fu utilizzato in origine per indicare – con intento denigratorio – la multiforme scena musicale attiva in Germania nel corso degli anni Settanta. Una pletora di gruppi e sotto-gruppi, anche molto diversi tra loro, che a partire da matrici tra le più disparate dell’universo musica, dal rock progressivo inglese, alla psichedelia americana, fino all’elettronica tedesca (Karlheinz Stockhausen su tutti), ha generato in miracolosa abbondanza forme musicali nuove: aliene, perturbanti, fluide, libere, in molti casi definitive nella capacità di scolpire il nucleo più nascosto e inespresso del suono. Una vera galassia scintillante di gruppi e artisti fluttuanti nel vuoto spazio-temporale della creazione mitologica, comprendente lo sperimentalismo totale dei Faust, le derive cosmiche dei Tangerine Dream, le affilate e cangianti schegge proto-punk dei Neu!, fino all’elettronica d’avanguardia dei Kraftwerk… un galassia (sovra)carica di umori e sviluppi futuri. Talmente “futuri” che, tutt’oggi, le cose più avanzate che vi capita di ascoltare sono con buona probabilità tutte figlie in qualche modo di quelle folgoranti intuizioni, nate ormai quarant’anni fa su suolo germanico. Cosa sarebbero stati, ad esempio, la new wave ieri e, oggi, il post-rock senza la lezione della musica popolare teutonica anni Settanta?

In quel fondamentale scenario, i Can interpretarono senza dubbio un ruolo da protagonisti. Con il loro intruglio oscuro di psichedelia, musica colta, rock mantrico, funk minimale, tribalismo free e industrial ante litteram, i Can costituirono uno dei collettivi più creativi e influenti della storia del rock. Il picco della loro parabola coincise con il trittico Tago Mago-Ege Bamyasi-Future Days, sfornati uno dopo l’altro tra 1971-1973, periodo cui il nostro Suzuki, poeta di strada espatriato in Europa, entrò a far parte del gruppo. Marchiando a fuoco quegli album con vocalizzi, latrati e sperimentazioni varie, ai confini dell’umano sentire.
Oggi, come allora, “Damo è un vagabondo della musica: si muove di città in città, di nazione in nazione, di continente in continente, appoggiandosi ad una rete di musicisti straordinari”.

Vuoi vincere con Franz i biglietti per questa serata epocale? Rispondi alla domanda qui sotto inviando una mail a info@franzmagazine.com, i primi due si aggiudicheranno un biglietto ciascuno, da ritirare direttamente alla cassa.

La domanda:

In che anno i CAN hanno vinto l’ ECHO award alla carriera?

1. 2007
2. 2003
3. 2000

In bocca al lupo, e buona musica con Franz!

www.damosuzuki.com
www.unclevanja.com

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.