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November 14, 2011

ShortFilmFestival: Signore e Signori i vincitori

Anna Quinz

Ieri sera, sabato 12 novembre, in una sala pienissima e caldissima, si è conclusa la 43° edizione dello Shortfilmfestival. È stata una bella serata, con gli emozionati organizzatori del Cineclub che con piglio informale hanno condotto la premiazione; con gli altrettanto emozionati premiati che hanno speso parole di pura soddisfazione per aver vinto e per essere stati qualche giorno a Bolzano; con il pubblico assiepato in ogni posto disponibile, comprese le scale.

Quel che mi ha fatto particolarmente piacere, da giurata, è stato scoprire che i premi del pubblico erano in linea con quelli assegnati da noi, segno che il nostro lavoro è stato efficace, e che il pubblico recepisce la qualità di questi piccoli gioiellini cinematografici. I premi assegnati sono stati molti, i budget messo a disposizione dagli sponsor è alto e così il sostegno, anche economico dato ai vincitori è stato significativo, segnale che questo festival nel suo piccolo è capace di dare non solo alla città di Bolzano un evento di successo, ma anche il doveroso merito a chi con impegno, coraggio e passione prende in mano una telecamera e gira il suo corto. Dunque, i vincitori. Per la sezione Opere Nuove-Fiction, vince “Prémices” di Pao Paixao, un delicato e fortissimo film sull’adolescenza e sulle sue strade imperscrutabili. I tre protagonisti della storia, in una Puglia struggente, giocano sulla sottile linea di demarcazione che sta tra la scoperta delle pulsioni, il desiderio di trasgressione, la voglia di sfiorare il pericolo e la paura. Per la sezione documentario invece vince “Solo andata, il viaggio di un Tuareg”, di Fabio Caramaschi che racconta la storia di una famiglia nigeriana, immigrata in Friuli. È una storia toccante e semplice, che riesce a porre l’attenzione sul delicato tema dell’immigrazione con la leggerezza e la delicatezza dello sguardo dei bambini. L’uso dell’espediente del “meta documentario” (uno dei bambini, armato di telecamera, intervista gli altri componenti della famiglia e alcune persone per strada) rende ancora più intensa la narrazione e permette di mettersi, come spettatori, al di qua e al di là della camera, per scoprire dettagli altrimenti nascosti, ma che a ben guardare, se solo fossimo più attenti, sarebbero assolutamente sotto gli occhi di tutti, in ogni angolo della nostra vita. Nella sezione corti a parte trionfa “Vodka Tonic” di Ivano Fachin, piccolo gioiello di narrazione politically uncorrect, che mette in scena con ironia e sagacia, ma anche con durezza e senza mediazioni, i lati peggiori dell’umana natura. Quei lati però, nei quali chiunque si può immedesimare, e lo fa attraverso un uso del linguaggio cinematografico davvero spiazzante, diretto, forte, inatteso. Per la sezione Global Vision, che comprende corti stranieri “pescati” nei vari festival internazionali, vince invece il film dal titolo impronunciabile “Jau puiku, tik dar siek tiek…” della giovane regista lituana Lina Luzyete. Il film racconta la storia di un frigorifero, che diventa simbolo della nuova Lituania post comunista, e riesce con assoluto disincanto a mettere a confronto la realtà di questo paese, con “L’America” che simboleggia, per i personaggi della storia, l’ambizione più alta, il desiderio più forte di riscatto e di evoluzione sociale.

Tante altre le menzioni della giuria, tanti gli altri corti degni di nota. Per chi volesse riguardarli tutti, martedì sera nella sede del Filmclub si svolgerà la proiezione dei film premiati. Ne vale la pena, perché queste piccoli concentrati cinematografici, oltre a garantire un’esperienza estetica di livello, aprono piccoli ma incisivi spiragli sulla nostra contemporaneità. Da giurata, e da spettatrice, dunque, i miei più sentiti complimenti a chi questo festival lo fa ogni anno, con passione e dedizione, Bolzano ne ha bisogno, e la sala gremita di ieri sera, ne è la prova più concreta.

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