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Cinema,Culture + Arts

L’essenza del Tanztheater secondo Wenders

09.11.2011
Andrea Beggio
L’essenza del Tanztheater secondo Wenders

VOTO: 8

Siamo nuovamente di fronte ad un documentario che Wim Wenders dedica questa volta a Pina Bausch: una grande e rivoluzionaria coreografa tedesca.
Come già ci ha insegnato il poetico regista tedesco, il documentario d’autore non si deve limitare a darci informazioni su un tema o un personaggio, ma deve saper entrare nell’anima e nell’essenza di esso e, anche se interrotto dall’improvvisa morte di Pina, l’obbiettivo è raggiunto più che mai.

Attraverso i suoi ballerini e i suoi coraggiosi spettacoli la cartolina di Wenders non sbiadisce mai ne diventa inutilmente patetica. Caratterizzati da angoscianti movimenti ripetitivi e ossessivi, le coreografie della Bausch trasmettono con estrema chiarezza anche per chi non frequenta il mondo della danza, una profonda disaffezione nei confronti della nostra società e dei rapporti malati che da essa derivano. Nei movimenti delle sue coreografie sono chiarissime l’angoscia il conflitto e il peso dell’esistenza.

Come già aveva saputo fare Aronovski nel Cigno nero, anche se ovviamente con uno sguardo ed un’ intenzione diversi, Wenders ci mostra i ballerini non dal canonico punto di vista riservato agli spettatori degli spettacoli di danza, ma utilizzando i mezzi del cinema ci porta all’interno del palcoscenico per vivere da vicino la fatica, la sofferenza e le emozioni dei danzatori mentre, con movimenti perfetti e fluidi della macchina da presa, crea una dimensione tutta cinematografica e quindi sconosciuta alla danza.
Attraverso spettacoli come Sacre du Printemps, Café Müller e Kontakthof scopriamo quanto questa avveniristica artista sapesse mescolare il linguaggio della danza e del teatro. La sperimentazione inoltre su elementi scenografici, oggetti vari e materiali creano interessanti elementi concreti in un linguaggio solitamente così astratto come quello della danza pura e semplice.
Consigliato a chi ama la danza, ama anche a chi non la ama. Sconsigliato invece a chi, purtroppo per lui, non ama il ritmo narrativo di Wenders.

Pina è visibile in 2D al Filmclub di Bolzano, e in 3D al cinema di Caldaro l’11, 12 e 13 novembre.

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