Music

October 28, 2011

Storiografia musicale tra obiettività e revanscismo

Luca Sticcotti

In un recente colloquio, Giuliano Tonini, docente dell’Istituto Musicale e musicologo bolzanino, mi ha anticipato alcune delle sue considerazioni critiche, che saranno pubblicate integralmente nel prossimo numero della rivista culturale locale Il Cristallo, in merito alla pubblicazione di Hubert Stuppner “Musik und Gesellschaft in Südtirol, Band 1: Bozen 1800-2000″ recentemente edita dalla casa editrice Raetia.

In merito segnalo che sul sito della casa editrice all’indirizzo http://www.raetia.com/index.php?id=1322 sono reperibili la scheda tecnica dell’opera, una breve presentazione ed alcuni “Medienecho”, dove per altro manca anche un riferimento all’intervista realizzata dal sottoscritto con l’autore e comparsa sul quotidiano Alto Adige il 20/08/2011 http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2011/08/20/news/stuppner-racconta-di-quando-il-duce-varo-il-conservatorio-4821357 .

Giuliano Tonini in particolare riconosce nel lavoro di Stuppner l’esame inedito dei documenti originali relativi alla nascita, in epoca fascista, del Conservatorio Monteverdi, oltre al coraggio manifestato nell’affrontare un lavoro davvero cospicuo per dimensione. Ma al contempo a Stuppner fa una serie di critiche circostanziate. In particolare contesta all’autore l’imprecisione di numerosi riferimenti a fonti (soprattutto giornalistiche), l’assenza di un indice dei nomi (tanto più importante per facilitare la consultazione di un’opera storica di tali dimensioni) e l’omissione di episodi chiave della vita culturale e musicale bolzanina e di importanti fonti memorialistiche.

La critica di Tonini si fa poi più radicale quando il riferimento va alla parte conclusiva del libro di Stuppner, relativa in particolare ai 20 anni in cui il compositore ed insegnante fu di fatto alla guida della maggior parte delle istituzioni musicali sudtirolesi. In sostanza a Stuppner Tonini contesta di aver fatto lo ‘storico’ di se stesso, pretendendo di narrare in tono ‘neutro’ episodi che lo hanno visto coinvolto in prima persona. Per non parlare dell’inelegante ritratto del presidente dell’orchestra Haydn, Franz von Walther con cui la pubblicazione si chiude, reo di aver tolto a Stuppner la direzione artistica dell’Orchestra Haydn.

Potremmo dire che quanto è avvenuto sembra essere l’ennesimo sintomo di un provincialismo tutt’altro che latente nella nostra realtà locale non solo nella politica ma anche come vediamo nel mondo della cultura. In particolare dobbiamo osservare che purtroppo nel (giocoforza?) ristretto panorama degli addetti ai lavori tendono a sgorgare gli effetti – forse inevitabili – di conflitti d’interesse tra chi degli eventi è protagonista e chi gli eventi li giudica. La tipica autoreferenzialità delle istituzioni locali rischia insomma di giocare brutti scherzi, specialmente quando i meccanismi interni alle stesse istituzioni si rompe, suscitando il desiderio nei “battitori liberi” che ne sgorgano non solo di dare un positivo contributo in merito a “come son andate le cose” ma anche di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Si tratta, per carità, di dinamiche assai normali normali del dibattito culturale e addirittura presenti da secoli, che hanno anzi il merito di “animare” il dibattito, consentendo una serie di affioramenti dal novero dei “non si dice” che senz’altro sono assai utili ad una presa di coscienza da parte dei cittadini e del pubblico di quelli che sono i meccanismi che orientano le politiche culturali.

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