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October 18, 2011

Due Giuliette al balcone, acuti doppi a Bolzano e Trento

Emilia Campagna

L’opera lirica dell’anno? A guardare quello che succede in Trentino–Alto Adige, è Romeo e Giulietta. Succede infatti che a Trento e Bolzano non è solo la celebre opera di Gounod ad andare in scena, ma anche un “difetto di comunicazione” che la dice lunga sull’assenza di un coordinamento a livello regionale. Sabato 15 ottobre è andato infatti in scena al Sociale di Trento un allestimento del “Romèo et Juliette” prodotto da un circuito lirico di cui facevano parte, assieme al Centro Santa Chiara, i Teatri di Pisa (ente capofila), Ravenna e Rovigo.

E il 28, due settimane dopo, Giulietta si riaffaccia al balcone, questa volta al Comunale di Bolzano: però in altro allestimento e altra produzione. Si tratta di un allestimento della Opera Company of Philadelphia, andato in scena negli Stati Uniti lo scorso inverno e ora ripreso in Italia dal Comunale di Bolzano, in co-produzione con i Teatri di Piacenza e di Modena. Dunque lo stesso titolo, in due allestimenti diversi, a due settimane di distanza.

Il “Roméo et Juliette” che è andato in scena a Trento non ha destato particolari entusiasmi: poco il pubblico alla “prima”, tiepidi gli applausi per una rappresentazione che soffriva di tutte le debolezze della partitura di Gounod. La traduzione lirica del dramma shakespeariano è gravata della retorica da teatro d’opera ottocentesco: le sfumature psicologiche dei due protagonisti, ragazzi travolti dalla passione d’amore, e tutto il contorno di tensioni e odi, rischiano l’appiattimento. Così la regia ha puntato su una scena minimal, ma senza riuscire a concentrare negli interpreti la forza dirompente del dramma: perché le voci dei protagonisti principali (Oriana Kurteschi nel ruolo di Giulietta e Alessandro Luciano in quello di Romeo) erano pur belle, ma non senza debolezze, nella tecnica vocale come nella recitazione: e questa, in particolare, era troppo stereotipata per riempire uno spazio sostanzialmente vuoto come quello pensato dal regista/scenografo Andrea Cigni. Lo spettacolo, nel complesso, era dignitoso, ma certo non indimenticabile.

Di quello che andrà in scena a Bolzano, l’esito è ovviamente incognito: la regia tenta la carta della trasposizione contemporanea, e i Montecchi e i Capuleti diventano “due marchi di moda affermati e concorrenti nella conquista del mercato: Juliette è non solo una figlia viziata, ma anche la prima testimonial della sua casa; il ballo in maschera, dove si intrufolano Romeo e i suoi amici, è una grande sfilata di moda con gli ultimissimi modelli griffati Capuleti. Romeo et Juliette narra quindi il fallimento di una piccola, sincera relazione amorosa all’interno di una grande società, gonfiata e brutale. I due protagonisti sono due persone vulnerabili che lottano invano contro meccanismi e logiche molto più grandi di loro.”

Sentire lo stesso titolo in due diverse versioni sarà normale in una grande città: a Milano, ad esempio, ci sono tanti teatri piccoli che a volte ripropongono, magari con mezzi limitati, uno o due dei titoli clou della Stagione lirica della Scala. In provincia, dove le rappresentazioni liriche si contano letteralmente sulle dita di una mano, la cosa suona maluccio: uno scivolone, una distrazione? Forse i melomani più sfegatati gongoleranno per l’ascolto a distanza ravvicinata, ma certo la scarna programmazione (due titoli nel 2011 al Santa Chiara a Trento, quattro in questa stagione al Comunale a Bolzano) potrebbe godere di un numero maggiore di titoli più che di due produzioni diverse della stessa opera.

La lirica si fa, a Bolzano e Trento, in modo del tutto autonomo, dopo le prove tecniche di collaborazione che a partire da una decina di anni fa avevano portato ad alcune coproduzioni, con Trento che doveva essere capofila nell’opera italiana (Rossini, la trilogia Mozart – Da Ponte), Bolzano in quella di lingua tedesca. Ma quei progetti virtuosi si sono a un certo punto arenati, e Sociale e Comunale hanno continuato ognuno per la propria strada, collaborando con teatri di altre regioni: il circuito con Pisa e Rovigo per Trento, Piacenza e Modena (principalmente) per Bolzano.

E alla fine, i due vicini non dialoganti si sono trovati con la stessa opera in cartellone.

Da Bolzano precisano che il progetto è del 2009, la proposta è giunta direttamente dall’America, e che la programmazione nell’autunno 2011 è stata pensata proprio per non sovrapporti con le recite trentine, inizialmente calendarizzate (sostiene Bolzano) nell’autunno 2010. E Manfred Schweigkofler rivendica il tentativo di una collaborazione, non andata in porto, con Trento.

A Trento, da parte loro, puntualizzano che la data dell’ottobre 2011 era programmata da più di due anni e mezzo. Marisa Detassis conviene che la sovrapposizione è spiacevole, e che già da più parti ha dato spunto per riflessioni su un necessario coordinamento. Ma, aggiunge, “è la prima e unica volta che è successa una cosa del genere”.

Il punto della questione, naturalmente, non è chi ha messo per primo la bandierina sul Romeo e Giulietta, ma se non debbano essere messi in campo ragionamenti che programmino (anche) su scala regionale, in particolare in un settore costoso come quello della lirica. E’ anche vero che il momento è delicato: al Santa Chiara si attende un nuovo direttore, le linee guida della nuova legge provinciale chiamano ad un’attività su tutto il territorio provinciale, insomma il futuro è, almeno in parte, da disegnare. E per il 2012, al momento non c’è un cartellone di lirica.

Tra i due litiganti, un terzo vorrebbe godere: Gustav Kuhn, che abbiamo incontrato a Trento prima del concerto inaugurale della Stagione Haydn, dice la sua e si candida a risolvere il “problema” della lirica: “La lirica è un problema, a Bolzano e Trento non sanno cosa fare, ma il Sociale è un piccolo gioiello che sarebbe perfetto per le opere di Rossini, e potremmo realizzare le opere con le scenografie del Rossini Opera Festival. Se chiedono a me di pensarci, posso risolvere il problema della lirica in regione.” Provocazioni a parte, va detto che le produzioni del Comunale di Bolzano si basano proprio sulla collaborazione dell’Orchestra Haydn (quest’anno in Salomè, lo scorso in Fidelio, ancora prima nell’Elektra), e che nel passato (e sospeso) progetto di co–produzione tra Trento e Bolzano un ruolo importante doveva averlo l’orchestra regionale.

Intanto Romeo e Giulietta se la cantano: narra la vicenda che, con un minimo di efficace comunicazione, le cose tra i due sarebbero andate un po’ meglio. Che sia così anche per Santa Chiara e Comunale?

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