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October 5, 2011

Drive: una sorpresa

Andrea Beggio

VOTO: 8

Oggi sono andato a vedere Drive al Cineplexx sapendo solo che a Cannes si è guadagnato un premio come migliore regia. Non avendo informazioni sul film non avevo alcuna aspettativa, mi sono però dovuto ricredere quando ho scoperto, dai titoli di testa (dal sapore smaccatamente anni ottanta), che la sceneggiatura prendeva spunto da un libro che ho molto apprezzato. Si tratta appunto di Drive di James Sallis, autore noir contemporaneo degno erede dei grandi autori del periodo d’oro della narrativa noir quali Chandler, Hammett, Woolrich ed il grandissimo Thompson.

Stuntman per il cinema e autista per rapine, Driver è il classico eroe negativo dotato di nervi d’acciaio e una filosofia dell’esistenza rigida e incrollabile. Il suo carattere è glaciale e del suo passato non si conosce nulla.
La vita che conduce lo porta ad una insanabile solitudine che, negli stilemi del genere noir, pare essere una costante necessaria. Capita però che per aiutare una ragazza di cui probabilmente si è innamorato si trova coinvolto in una storia in cui sono coinvolti mafiosi e dalla quale quindi non è semplice uscire senza uccidere tutti i cattivi.

Formalmente ineccepibile questo piccola perla noir si rivela estremamente coinvolgente soprattutto per i cambi di registro che la storia contiene. Molto azzeccato anche l’uso delle musiche che, ispirate al synth pop anni ottanta, ricordano a tratti Lynch e, contrariamente a quanto solitamente succede nelle pellicole americane, non sono un sottofondo costante ma, al contrario ci regalano lunghe pause di silenzio. Un lavoro certamente riuscito per il giovane Refn e che ha tutti le carte in regola per diventare un classico del noir.

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