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October 3, 2011

Melancholia: ultima settimana al Filmclub

Andrea Beggio

In continua escalation film dopo film, anche questa volta Lars von Trier riesce a stupire (almeno a stupire me ci è riuscito). Se in Antichrist ci fa viaggiare nelle menti malate di una coppia, questa volta il viaggio assume i tratti di una vera e propria apocalisse (cosa si potrà inventare la prossima volta per superare se stesso?).

VOTO: 8

Un’apocalisse in senso stretto, visto che fin dalle prime sequenze vediamo la terra distrutta dalla collisione con un altro pianeta dal nome Melancholia.

Dall’apocalisse planetaria, presentata all’inizio ed alla fine di questo massiccio e poderoso film, passiamo a quella non meno lacerante dei sentimenti che, passando attraverso fallimenti familiari, rapporti malati, producono malessere disagio psichico e desiderio di morte. Questa storia è tripartita e ci presenta appunto, oltre all’inevitabile fine del mondo, la storia di due sorelle che, opposte in tutto, sono infine unite da un comune disagio di vivere. Nella prima parte la bellissima Justine (Kristen Dunst) si arrende alla propria depressione rovinando irrimediabilmente la propria festa di matrimonio.

Anche la sorella Claire, che si occupa dell’organizzazione della festa di matrimonio di Justine, crolla quando capisce l’imminente sorte che lo scontro con il pianeta causerà a ciò che ha di più caro. In questo piccolo capolavoro si sprecano le metafore e le scene oniriche tutte accompagnate da una potente musica classica (Wagner per l’appunto), con la quale il regista ha già dimostrato di avere un ottimo rapporto. Triste coincidenza l’uso di Wagner e le stupide dichiarazioni fatte a Cannes. Al contrario di Cronenberg, Lars von Trier continua a parlarci di malattia mentale e depressione e lo fa con crescente intensità e convinzione per cui, se non altro per la sua costanza e la capacità di produrre storie sempre nuove e diverse, va il mio apprezzamento.

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