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September 14, 2011

Alessandro Gagliardo. La televisione, la storia, il mito

Anna Quinz

photo by ivo corràL’Italia è il paese europeo con la più alta densità di emittenti locali. Ogni giorno, per decine di televisioni sparse su tutta la lunghezza nazionale, vengono riprese ore ed ore di immagini. Ma solo poche di queste immagini vengono poi effettivamente montate e trasmesse. Qual è dunque il destino di tutte le altre ore di girato? Che fine fanno? Molte forse vanno perse, o quantomeno restano dimenticate in polverosi magazzini di più o meno piccole redazioni televisive.

Alcune, invece, hanno avuto un destino diverso. Alessandro Gagliardo, giovane artista siciliano e fondatore di un centro di ricerca cinematografica, ha infatti raccolto ed esplorato un’enorme quantità di materiale video girato nella sua terra da emittenti locali, negli anni tra il 1991 e 1994. Non sono anni causali, sono gli anni delle stragi di mafia, della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dell’esplosione della crisi dell’edilizia abitativa. Anni dunque che non solo raccontano la storia della Sicilia, ma dell’Italia tutta. Anni ed eventi che tutti ricordiamo con la perfetta percezione di essere lì, ad assistere alla Storia. Con la S maiuscola. E a raccontarcela, quella Storia è stata proprio la televisione. Ma mentre noi seguivamo dal nord con partecipazione questi avvenimenti epocali attraverso le immagini che la televisione nazionale ci rimandava, Alessandro li viveva e li sentiva sulla sua pelle di giovanissimo siciliano, e li vedeva attraverso gli occhi delle emittenti locali. Mi racconta che mentre la tv trasmetteva in casa sua, su due apparecchi in due stanze diverse, le immagini della morte di Falcone, lui sentiva addosso la paura e chiedeva a sua padre di spegnere. Ma il padre non ha spento. E quelle televisioni accese sulla Storia, locale ma anche nazionale, sono state il punto di partenza del suo lavoro, accanto alla volontà di capire la comunanza che legava il suo vissuto e quelle immagini. Avendo poi lavorato lui stesso in un’emittente televisiva locale come regista, il passo da spettatore esterno a spettatore interno, è stato breve. Ha iniziato dunque a raccogliere quante più immagini possibile, a studiarle analiticamente, e a costruire, attraverso migliaia di fotogrammi il primo pezzo del suo “Mito antropologico televisivo”. Perché il lavoro che Alessandro questa sera presenterà (per la prima volta) a Bolzano negli spazi di Arge/Kunst, è prima di tutto questo, una ricerca antropologica televisiva. Ma come scrivere un mito televisivo oggi? Attraverso il materiale visivo raccolto nelle emittenti locali – mi spiega – perché racconta una storia popolare, che è diversa da quella della storiografia classica. E se le tv nazionali raccontano gli eventi a macchia, quelle locali si muovono invece su uno spazio ristretto e su un tempo allungato. Hanno pertanto uno sguardo quotidiano, che costruisce pezzo dopo pezzo la storia di una comunità specifica. È questo racconto ad ampio raggio che può costruire – secondo Gagliardo – il mito odierno, perché il mezzo televisivo raccogliendo testimonianze orali, riporta un quadro definito sulla struttura di una città e soprattutto sulle sue dinamiche sociali. L’antropologia televisiva, dunque, come metodologia di recupero del patrimonio storico, sociale e culturale di una storia d’Italia assolutamente inedita. Luigi Fassi, curatore della mostra, spiega che questa scelta di metodo e l’efficacia estetica del lavoro finito sono due dei motivi per cui il lavoro di Gagliardo è stato scelto per inaugurare la nuova stagione autunnale della galleria bolzanina. Ma non solo, perché appunto non va dimenticato su quale tempo e luogo è centrato l’obiettivo di questo lavoro. E dunque, vista la carenza notata da Fassi, di artisti in grado di lavorare con profondità sulla storia italiana, Alessandro Gagliardo riesce a raccontare in modo inedito, ma da tutti riconoscibile e decodificabile – chi non è in grado di “capire” le immagini televisive? – un momento di storia politica siciliana che è però anche epica dell’Italia intera. La metodologia ideata da Gagliardo, però, potrebbe, con risultati certo inaspettati, essere comunque applicata a tutte le emittenti della nazione, perché alla fine tutto il mondo è paese, perché ogni città è uno stato che replica nel piccolo le stesse dinamiche del grande, e perché la storia di ogni angolo di questa nostra Italia, è la storia di un angolo, ma anche e soprattutto la storia, unitaria, di un popolo intero. Dalla Sicilia, fino a Bolzano.

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