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July 23, 2011

Capitan America, un film del tutto inutile

Andrea Beggio

Ieri è uscito nelle sale “Captain America: Il primo vendicatore” e, anche se ormai diffidente a priori nei confronti degli ultimi blockbuster supereroistici, decido comunque di andare a vederlo con la netta sensazione che, anche questa volta, sarò costretto a sparare a zero su questa croce rossa fascio-repubblicana.
Come al solito, per chi arriva in orario nelle salette hi – tech

del cineplexx, c’è l’immancabile e interminabile valanga di pubblicità. Cerco di passare questi inutili 20 minuti di vita pensando ad altro quando, a svegliarmi dal letargo, fa la sua comparsa uno spot in cui, come in un film tratto da un romanzo di Philipp Dick, si parla di impianto di ricordi ed esperienze; si fa anche riferimento ad un reclutamento di volontari che si sottopongano a questo avveniristico esperimento. Lo stile del messaggio pubblicitario è convincente, spaventa ed attira nello stesso tempo, anche se sui teenager non sembra avere l’effetto che ha su di me.

In realtà, ho scoperto poi facendo qualche ricerca in rete, lo spot
(http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=aVzgSXMpcNc) è un perfetto esempio di pubblicità virale promosso da un’agenzia di viaggi spagnola (complimenti… forse l’emozione più forte che ho provato in sala).
Finalmente inizia la proiezione, la storia è ambientata negli anni 40 e ci racconta le disavventure di Steve Rogers (Chris Evans) che, a causa del suo fisico, non riesce a farsi arruolare nell’esercito per dare il proprio contributo alla patria. Nel frattempo, nel vecchio continente, uno scienziato vicino a Hitler dà vita ad un’organizzazione di ispirazione tecnologico-esoterica che si pone come obbiettivo, guarda caso, la conquista del pianeta.
L’insistenza ottusa con la quale il nostro eroe continua a proporsi come soldato commuove uno scienziato ebreo che lo sceglie come cavia in un esperimento per la creazione di un super soldato.

Unico ingrediente buono in questo maleodorante rancio militare, è costituito dal dialogo fra lo scienziato e Steve, nel quale il primo sostiene che solo un uomo debole e compassionevole riuscirà ad usare la forza in modo appropriato.
Detto questo, la storia riprende la sua caduta libera e, dopo una serie di iniezioni di roba strana Steve Rogers diventa grande grosso e forte, con tanta voglia di combattere e fare del bene.
Come per ogni produzione che arriva da oltreoceano, dal punto di vista tecnico la qualità è come sempre molto alta, soprattutto la trasformazione del nostro eroe da mostriciattolo rachitico ad armadio a 6 ante è veramente impressionante.
Trovo molto irritante invece che in questa fase della produzione cinematografica americana, con la scusa dei supereroi, si faccia ricorso così esplicito e propagandistico a valori quali il patriottismo e il sogno americano, verso i quali oggi non è più realistico fare riferimento.

I richiami alla guerra fredda come nell’ultimo x-men e, come in questo caso, alla seconda guerra mondiale fanno emergere in maniera evidente la crisi culturale americana, sempre più ossessionata dalla mancanza di eroi da esportare all’estero insieme alla “democrazia” e incapace di giustificare la propria ingombrante esistenza senza un nemico brutto e cattivo da distruggere.  A completamento di questo scadentissimo lavoro segnalo l’inesistente colonna sonora basata sui più classici e sorpassati stilemi delle vecchie orchestrazioni hollywoodiane.
Un film inutile.

Voto: 3

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