Music

July 21, 2011

The Little White Bunny, Tour Diary, day n. 4 & 5

Yomo

Una volta giunto il Pola il viaggio intrapreso qualche giorno prima acquista un senso compiuto. Siamo li pronti e presenti, finalmente completi per poter suonare. Giusto il tempo per far godere al ragazzo un po’ di mare e poi via, in ritiro spirituale preconcerto. Siamo tutti nervosi, preparare gli strumenti, un azione che in genere facciamo con veloce maestria, adesso è una lunga agonia. Trascinare le cose a forza fuori dalla tenda, disporle dietro al palco.

Ascolto distrattamente questo duo, i Superegos, giovani musicisti di Udine, un’ ottima miscela di funky ed elettronica suonata live con campionatori e altre idee non male, sicuramente se continueranno così sentiremo ancora parlare di loro.

Tocca a noi, d’improvviso dimentico tutto, non so dove sono, cosa devo fare, mi capita sempre questo quando sono fottuto dalla concentrazione. In 7 minuti facciamo cambio palco completo, uno sguardo rapido e via, ci gettiamo dentro al concerto senza bisogno di dire altro. L’intro fila liscio, durante il primo pezzo sento che la voce non è caldissima ma decido di tirarla fuori tutta lo stesso, qualche insicurezza dovuta ad un linecheck praticamente inesistente e partono fiumi di sudore, il caldo diventa insopportabile, due grida e si rompe il fiato, siamo in balla e lo spettacolo è iniziato, la gente si gira, si sveglia, si domanda che cazzo ci facciamo la sopra a interrompere il sound delle cicale.
Finisce Game Over, prendiamo fiato, un sorso d’acqua, si riparte subito con Queen.
Ma il destino ci guarda sempre con fare beffardo.

Capita che al primo stacco il Pola dia una botta un po’ troppo decisa ad un piatto, il quale cede cadendo a rallentatore verso il suolo, atterra di taglio sopra ad un cavo elettrico che viene immediatamente ghigliottinato, salta la corrente su tutto il palco.
Black Out totale, panico negli occhi dei tecnici del suono. In 10 anni di attività non mi è mai capitato di vedere una scena del genere. L’intero concerto era sostenuto da un cavo messo sopra al palco, incredibile. Inizia il via vai, l’attenzione sta per scendere allora decido che è arrivato il momento di farci conoscere al di fuori della nostra musica.

Afferro il megafono e inizio il solito spettacolo di cazzate, di dialogo con il pubblico, di scherzo con i giornalisti. Sfotto un fotografo restio a rivelarmi il suo nome e in meno di un ora scopriamo che quel fotografo era di XL di Repubblica. Veniamo immediatamente pubblicati sul loro sito.
Decidiamo di distribuire le carote, il pubblico si diverte, questo pausa sfortunata ci ha dato la possibilità di distinguerci non solo per la nostra musica ma anche per il nostro modo personale di ironizzare sulla sorte.

Riusciamo a ripartire, Queen ha il successo sperato, il finale aperto ed epico ci toglie l’aura di cattiveria guadagnata nei primi minuti. Arriva Use the Force, ancora un problema tecnico alla batteria ma tanto oramai siamo in gioco e non ci fermiamo più. Sappiamo come andare avanti anche quando tutto sembra contro di noi. Vedo i rasta di Tomoski sventagliare sulla destra, Mike salta, Dezza mi sta dietro urlando e sbattendo con forza la bacchetta sul timpano.
Il tempo passa troppo velocemente, inizio Hummus triste, se non ci fosse stato quel problema tecnico forse avremmo potuto fare un pezzo in più. Ma non mi interessa, vogliamo che il pubblico sia coinvolto, spiego il ritornello che richiede la loro partecipazione, sembrano capire ma se non capivano era lo stesso, avevamo abbastanza amici Bolzanini mischiati fra di loro da rendere facile la comprensione del Disco Disco GOOD GOOD anche senza averlo imparato.

Finisce tutto troppo velocemente, neanche il tempo di rendermi conto di essere completamente zuppo, dobbiamo staccare, spostare gli strumenti, adesso che eravamo caldi abbastanza da poter continuare per ore. Tempo infame e scalette mangiatrici di sogni. Concluso il pezzo inizia a manifestarsi uno strano fenomeno a cui non siamo abituati, la gente parla di noi, rilascio due interviste, firmiamo tutti i cd venduti, un gruppo di ragazze mi chiede se possono farsi una foto insieme a me, la fotografa ufficiale di Italia Wave ci rincorre, sentiamo il calore di un pubblico diverso, non ci sono solo i nostri amici di sempre, ne sono arrivati dei nuovi, mangiamo carote e beviamo birra, ci buttiamo a mare e laviamo via la sfortuna, inizia il relax vero adesso.

Ascolto con interesse questi VeneziA dalla sicilia, idea grandiosa, due giovani a percuotere delle basi tribali per  un uomo dal carisma talmente potente da farmi impallidire. Fiero dell’età insegna al pubblico come essere un figo della Madonna suonando l’armonica e ballando con classe.

Saltiamo sul furgone, dobbiamo andare allo stadio per portare a casa la giornata. Allestiamo lo stand della nostra regione e ci rendiamo conto del divario con le altre. Più che un aperitivo di presentazione delle band siamo finiti ad una fiera dove chi offre di più guadagna l’attenzione dei giornalisti. Inutile cercare di competere con regioni come la Sicilia e la Sardegna, arrivate cariche di prodotti locali e sostenute dagli enti promotori della propria terra. Noi siamo stati snobbati sia dal Sudtirol Marketing che dalla Eos, davvero un peccato perchè avremmo potuto uscire fuori meglio, non tanto come gruppo ma come Alto Adige. Non appena il cibo delle altre regioni finisce ecco che l’attenzione si sposta su di noi, le birre Pustertaler Freiheit sono un ottimo argomento di conversazione e non appena il vino delle cantine Alois Lageder diventa fresco ecco che tutti convergono al nostro stand. Ci facciamo conoscere grazie ad un Mike capace di attaccare bottone con ogni persona, si vede che il ragazzo sà come vendere un prodotto.

Mentre tutti mangiano mi allontano per sentire un po’ di musica, sul palco ci sono questi Honeybird & the Birdies, gruppo vincitore del Lazio e promosso al Main Stage per il piacevole suono che sono in grado di fare, forse troppo Dresden Dolls ma che lamentarsi a fare.
Torno allo stand e sfotto questa donna molto fascinosa e alta perchè rifiuta la mia birra, scopro poco dopo di aver sfottuto Cristina Donà. Oramai abbiamo esaurito tutto e allora ci dirigiamo a sentire i concerti che mancano, buoni i Marta sui Tubi, ottimi Benvegnù e Donà, superlativi i Musica Nuda da sentire soprattutto per la voce della cantante, buoni i Mau Mau, mi allontano ai Modena City Ramblers e finalmente arriva Daniele Silvestri. Uno spettacolo. Sono rimasti tutti li per lui e oramai sono le 2. Purtroppo non fa Gino e l’Alfetta ma lo show è sufficente per comprendere la sua grandezza.
Ci allontaniamo distrutti, le tende sembrano castelli e tutti siamo cavalieri al ritorno dalle crociate.

Adesso la faccio breve.
Dopo una mattinata passata a cazzeggiare e vedere video su di noi pubblicati da Rai.tv e XL partiamo con il caldo del pomeriggio. 16 ore dopo e altrettanti autogrill siamo a Bolzano.
Torniamo con una valigia di ricordi, schiene rotte, occhi neri e mani fratturate. Abbiamo diffuso il verbo della carota, ci siamo fatti notare dai giornali di settore, siamo stati qualcuno per un paio di ore. Bolzano è la realtà che si infrange sui nostri denti, torniamo ai problemi della nostra città, alla mancanza di luoghi dove fare concerti, torniamo ai nostri posti di lavoro ed è tremendo vedere quanto poco tempo impieghi per ricordarti cosa vuol dire essere impiegato.
Chiudo gli occhi, l’altro giorno firmavo autografi, ora sono tornato la normalità fatta a persona, capisco che queste più che vacanze dalla nostra terra erano vacanze da noi stessi. Ma la cosa si ripeterà, porco cazzo se si ripeterà.

Ps: ringraziamo tutti gli amici che ci hanno sostenuto in questi giorni, grazie Fede e Corinna, Matt e Fede, Bicio e Christian, Maurice e Verena, Vanja e la Croce Rossa, tutto lo staff di Italia Wave, tutta la Puglia, tutta Lecce e lu Salentu.

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