Music

July 16, 2011

The Little White Bunny, Tour Diary, day n. 2

Yomo

La sveglia è all’alba, il sole non è ancora spuntato da dietro il vesuvio, solo il tempo per un caffé veloce e un saluto. Siamo subito in furgone. Con il passare delle ore si inizia a sentire il peso dell’assenza di un qualunque tipo di sistema di aria condizionata. Il sole delle 11 della mattina arroventa qualunque idea di riposo e l’autostrada scioglie i pneumatici come burro in padella.

Born to be Abramo lubrifica le corde vocali di tutti i presenti mentre i chilometri passano e ci si avvicina alla meta. Lecce appare come un oasi di salvezza, ci rechiamo subito al luogo che ospiterà sia la nostra performance che il nostro riposo, lo vediamo, il palco è grande, l’ora è precoce, un gruppo sta già suonando ma la vicinanza con il mare fa si che la loro musica diventi un accompagnamento per i bagnanti da li poco distanti.

Il campeggio è così spartano che a confronto dormire in macchina sembra un lusso, riusciamo a piazzare le tende in modo da poterci distinguere e sacrifico una mia unghia per appendere il coniglio gigantesco, simbolo della mia band, ad un albero marittimo. Forse è esagerato, magari arrogante, ma è davvero un colpo d’occhio bellissimo questo essere batuffoloso che si erge a guardiano del camping.

Prima di dedicarci ai concerti del pomeriggio ci si butta in mare, San Cataldo offre un acqua bassa fino a 250 metri dalla costa, calda in superfice e glaciale nel fondo, nuotando nuotando si riesce anche a scorgere l’Albania. Non è un paesaggio da favola ma è sufficente per renderci felici come bambini alla prima gita.

I gruppi del pomeriggio sono validi, Altredib. su tutti, peccato per la scelta del nome. Poi salgono dei veterani dell’Italia Wave, tali Fast Animals and Slow Kids. Sono 4 ragazzi guidati da un cantante performer eccezionale che sul palco comanda chi vuole grazie al suo carisma, lo spettacolo è divertente, la musica piacevole, si ride e ci si accompagna verso gli Ardecore che non ho proprio gustato, un progetto interessante non ce che dire, ma gli stornelli romani non sono il mio forte.

Decidiamo di andare in una radio di Lecce, siamo stati invitati all’ultimo momento e avremo poco tempo a disposizione ma il richiamo della radio è forte. L’intervista è un essenziale scambio di battute, la stazione è davvero carina e ha una sala regia separata da quella delle conversazioni, la conduttrice è spigliata e abile nel suo mestiere e nota subito che anche da parte mia l’esperienza non manca. Concludiamo il tutto salutandoci e scambiandoci i contatti, Franz on Air sarà gemellato con Radiorizzonti da adesso in poi.

L’attenzione inizia a calare, la fame a salire, Vanja soffre l’assenza del cibo, gli Iphone nonostante siano il massimo dell’evoluzione non riescono a suggeririci un luogo dove mangiare decentemente così decidiamo di usare il linguaggio verbale per comunicare e farci suggerire dove andare. Finiamo in un posto anche troppo carino, l’unico a cucinare senza glutine a Lecce. Non che la cosa ci interessi ma la fame è troppa per poter rinunciare a qualunque cosa ci venga offerta così affrontiamo il primo pasto tipico, tutto ruota intorno alle verdure e anche i più restii si lasciano andare. Il prezzo è molto altoatesino ma il tempo a disposizione è poco perchè al main stage hanno già iniziato i gruppi grossi.

Arriviamo che i Bud Spencer Blues Explosion hanno finito e mi rattristo, salgono i Kaiser Chiefs che devo dirlo, sanno fare il loro sporco lavoro. Bello spettacolo, io non vedo molti concerti pop quindi non posso fare paragoni ma è bello vedere persone così diverse insieme, unite dal desiderio di ballare qualcosa di semplice. Mentre penso che il cantante non ce la farà ad arrivare a fine concerto ecco che si butta in mezzo alla folla e la attraversa tutta, generando il panico fra la security e le fan. Una ottima scelta, il pubblico si sveglia per bene e finalmente si forma un buon gruppo di spettatori, a occhio e croce non più di 5000. Sotto le mie aspettative.

Finiscono l’esibizione quando le esponenti di sesso femminile più accanite iniziano a fare il nome del belloccio di turno. Paolo Nutini sale sul palco molto tardi, non capisco se non ha voglia di cantare o se semplicemente sta interpretando la sua parte, quella di un cantante decisamente bravo a usare la sua lingua nonostante il nome ma che sembra svogliato in tutto, anche nei movimenti più semplici. La cosa però funziona, è acclamato, pezzo dopo pezzo le telecamere non si scostano dai particolari delle braccia muscolose sotto sforzo mentre stringono il microfono e da quel gesto tanto maledetto di spostarsi il ciuffo sorridendo alle mamme.

Non lo lasciamo neanche finire, il sonno e il caldo ci spingono verso le tende, arriviamo giusto in tempo per non perderci il concerto ad oltranza delle cicale salentine che ci accompegnerà tutta la notte. Un altro giorno è passato e inizio a capire come funziona questo evento.

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