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July 15, 2011

Sarah e Matteo, video maker giramondo

Anna Quinz

Entrare in casa Moretti-Orlandi è un po’ come fare un viaggio. Africa, Asia, Sud America. Oggetti e cimeli da ogni angolo del globo, cibi dai nomi impronunciabili, strumenti musicali a noi sconosciuti, profumi di altri luoghi e di altri mondi, invadono narici e occhi in ogni angolo del luminoso appartamento bolzanino, stipato di cose, e di allegria. Queste forse le due coordinate principali per incontrare e approcciare questa coppia di creativi – lei Sarah Orlandi, video maker, di origini valdostane, lui Matteo Moretti, motion designer milanese e docente alla Facoltà di Design della LUB – da qualche tempo trapiantati a Bolzano: il viaggio, e l’allegria, appunto. Allegria che traspare in ogni gesto e in ogni sguardo, e che dà leggerezza a tutto quello che li circonda. Ridono spesso, lei  leggera nonostante il morbido pancione da settimo mese di gravidanza, lui leggero nonostante l’aria da intellettuale (dei fumetti però) che un po’ lo caratterizza. Vivono e lavorano insieme da anni, prima nel binomio attrice-musicista, poi come educatori, e ora nel mondo del video. I loro profili professionali sono degni di nota, da lì vorrei partire, ma poi – forse anche perché in estate i giornali da spiaggia non fanno altro che parlare di tradimenti e di coppie che scoppiano, mentre loro sembrano non avere nessuna intenzione di scoppiare – finiamo col parlare d’altro: d’amore, di famiglia, di sogni, e di viaggi, naturalmente.

Iniziamo proprio dai viaggi, evidentemente una dimensione forte della vostra vita, individuale e di coppia…

Sarah Orlandi: è vero. Viaggiamo tanto, da soli o in coppia. Pochi mesi dopo che ci siamo conosciuti siamo partiti insieme per la Guinea. Era, sia per la meta (le frontiere della Guinea erano appena state aperte ai bianchi) che per noi (neo coppia), un viaggio “o la va o la spacca”. Avevamo con noi solo i biglietti aerei, una guida Lonely Planet (interviene Matteo: non era Lonely Planet, era Routard. Risponde Sarah: si è vero, allora non lo diciamo della guida?) e uno zaino in spalla. Dentro un costume, qualche tshirt, un po’ di biancheria. E la macchina fotografica. Potremmo riempire Museion con le foto dei nostri viaggi!

Matteo Moretti: è vero, io tre piani, tu uno! Comunque di base amiamo i paesi lontani, poco “civilizzati”, e partiamo sempre in modo un po’ sprovveduto. Pochi programmi, e tanto da scoprire lungo il percorso. Nella dimensione di viaggio, come nella nostra vita abbiamo ognuno il suo ruolo: io sono quello più organizzato, più razionale. Nei mercati sono quello che fa le contrattazioni. Sarah invece è quella “gioviale”, mette addosso il suo sorriso e parla con tutti, conosce le persone, mette le basi per nuove scoperte inattese.

Cosa vi portate a casa dai vostri viaggi?

Matteo Moretti: Tanti oggetti diversi e divertenti. Ma anche cose più inattese, come gli adesivi trovati in una specie di autogrill in Thailandia. Nel tempo queste cose mi ricordano com’ero quando le ho comprate, è un bel modo per ripercorrere la propria storia.

Sarah Orlandi: io sono particolarmente affezionata al mio mezzo busto di Mao Tse Tung comprato in Beijing. Non per il valore politico del personaggio, era un dittatore, ci mancherebbe, io sono molto pacifica. Ma per come l’ho comprato. Normalmente ci aggiriamo solo per mercatini, questo busto invece l’ho trovato in un negozio di modernariato. Averlo al prezzo desiderato mi è costato molto tempo, contrattazioni serrate e tanti caffè bevuti con il proprietario del negozio.

Matteo Moretti: ma forse, la cosa più bella che porti da un viaggio sono le storie. Di cui ridere e da ricordare. Nessun oggetto deve restarmi attaccato per forza, ma le storie, gli aneddoti lo fanno gratis. Come quella volta che in Gambia hanno cercato di prenderci a cinghiate, o quando siamo quasi stati sequestrati dalla mafia cinese!

Anche per lavoro avete viaggiato, e vi siete spostati. Ora vi ha portato a Bolzano, città in cui da poco vivete. Dopo la metropoli milanese, come vi trovate nella piccola Bolzano? Avete deciso di mettere radici qui?

Matteo Moretti: a me Bolzano piace. È un luogo pieno di contrasti. Aperto da un lato, ricco di vita e fermento culturale, ma piuttosto chiuso dall’altro. La paura della convivenza si sente. Non avrei mai pensato di finire qui, ma il lavoro mi ci ha portato e ci sto bene. Ma non mi pongo limiti, chissà la prossima tappa quale sarà!

Sarah Orlandi: qui la qualità della vita è alta. Anche se da valdostana sono stupita dalle difficoltà che ha qui il bilinguismo. Da noi non ci sono problemi, abbiamo una sola scuola e tutti parliamo italiano e francese. Certo la nostra storia è diversa da quella dell’Alto Adige. Non so se resterò qui, mi incuriosisce la vita di mare, perché, nonostante abbia vissuto in molti posti, ancora non la conosco. Di certo però per ora ho ancora bisogno di una dimensione urbana, per la vita sulla capanna nel bosco, c’è ancora tempo (Ride).

Se vi pensate tra 20 anni, come vi vedete?

Matteo Moretti: come Sandra e Raimondo.

Pubblicato su “Corriere dell’Alto Adige” il 24 luglio 2011

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