Music

July 11, 2011

Sull’altopiano del Rock

Jimmy Milanese

Quando sono nato, il primo suono che ho sentito, dopo l’urlo liberatorio di mia mamma, è stato “Child time” deiDeep Purple, nella mitica registrazione che va sotto il nome di “Live in Japan”.

Il dottore che si è preso la responsabilità di cavarmi fuori dall’alcova materna, era un fan dei DP e usava far nascere i bimbi cantando “…dolce bimbo nel tempo tu vedrai la linea che è tracciata tra il bene e il male…vedrai il cieco sparare al mondo proiettili vaganti che esigono un tributo…”.

Il suono di quel disco, il primo “LIVE” della storia, era graffiato dal pubblico nipponico che batteva la mani e interrotto dall’incredibile e mai più ripetuto assolo di Blackmore; coincidente con il dottore che mi cappottava a testa in giù per rifilarmi il primo sculaccione “LIVE” della mia storia.

Insomma, per forza di cose, la musica sono abituato ad ascoltarmela dal vivo, quando posso vedere in faccia chi suona, cosa suona e come suona. Non mi interessa possedere una sconfinata collezione di dischi/cassette/cd/playlist, preferisco vivere la musica in mezzo a chi la produce e la esegue, ovviamente, il più vicino possibile. Non c’è gara tra un concerto e un impianto HiFi, per quanto buono possa essere l’ultimo e precario il primo.

Per questo motivo, l’ 8/9 luglio l’unico posto in provincia dove avrei potuto essere era l’Arena Ritten di Collalbo, per l’ormai pluridecennaleRock im Ring Festival. Un’orda di 5000 ragazzi più o meno giovani, più o meno li per la musica, hanno riempito la piccola conca che ben si addice ad eventi di questo tipo. La nostra piccola “Woodstock” ha ospitato una trentina di gruppi che in modi diversi si aggirano pericolosamente attorno a quel genere che proprio i Deep Purple contribuirono a definire: l’Hard Rock. La quantità delle esibizioni non ha inciso sull’ottima qualità della musica ascoltata. Praticamente tutto il vastissimo e sfaccettato mondo rockettaro è stato rappresentato sul palco dell’Arena. Il venerdì sera tutto è girato attorno ai berliner Beatsteaks di Arnim Teutoburg-Weiß, che hanno letteralmente infuocato l’Arena. Abituati a ben altri palcoscenici, non hanno risparmiato un briciolo di energia e voce, regalando una performance che in regine mancava da molti anni. Franz propone il loro pezzo più originale “Automatic”, in apertura del video realizzato durante le due serate. Stupefacente, per chi ancora non si fosse accorto che qualche gruppo di valore esiste anche in Italia, l’esibizione dei The Fire.

A cavallo tra il hardcore punk e garage rock, trascinati da “Olly”, il loro leader emo-carismatico, hanno riscosso applausi e consensi, nonostante l’orario molto poco punk! In attesa dei berlinesi, i californiani Total Chaos di Rob Chaos hanno spinto al massimo il pubblico nella ormai consuete pratiche di crowd surfing, hardcore dancing, pogo e moshing, che per i meno esperti altro non significa che prendersi a randellate in tutti i modi possibili proprio di fronte al palco. Il giorno successivo, tutti attendevano i Lordi, gruppo metal finlandese poco noto in Italia, anche se estremamente seguito per via della loro caratteristica di apparire sul palco in perfetto stile horror. I loro costumi si ispirano ai GWAR che, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, andavano in giro a cantar male un po su tutti i personaggi storici e mitologici della cultura americana. La perplessità di molti nei confronti di Mr Lordi, Amen, Awa e OX (questi i nomi dei personaggi interpretati dai Lordi), risiede nel fatto che a fronte di un notevole impianto scenografico, nella sostanza, propongono una musica poco originale. I post metal Rosetta, ma soprattutto i Terror di Scott Vogel, che infarcisce i testi di massime filosofiche totalmente sfuggenti nel marasma del genere urlato, e i metalcore Caliban, particolarmente richiesti nei vari festival di genere che spuntano come funghi in USA, hanno aperto la strada ai già citati Lordi, presentatisi sul palco con oltre mezzora di ritardo.

Anche se sacrificati all’interno dell’Arena, per via di una cattiva acustica e per la concomitanza con le performance di gruppi più noti, sono da segnalare le prestazioni di due gruppi locali che meriterebbero ben altri palchi. I bolzanini Ferbegy? e in particolare la loro frontgirl Anna Mongelli e i meranesi Kind of Camilladi Camilla Guerrini & co. Due voci sicuramente al di sopra di quel livello d’attenzione che separa il fai da te dal talento musicale. Ci auguriamo il loro trasferimento sul palco principale! Infine, il pubblico, numeroso come sempre e alquanto disciplinato, ad una delle manifestazioni clou dell’estate sudtirolese, infestata di Jazz ad ogni latitudine. Un rooster di gruppi che avrebbero fatto invidia a qualsiasi festival stride col poco spazio sulla stampa locale. Lo avevo capito subito, quando sono nato, che quello era il genere musicale che mi avrebbe creato solo un sacco di problemi!

Shooting & editing: Jimmy Milanese
Motion graphic: Matteo Moretti
Music: Jacopo Moretti

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