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July 3, 2011

People I Know. Birgitta Puustinen: dalla Finlandia con amore (per Bolzano)

Anna Quinz

Se vi trovate a passare per Piazza Erbe, tra le verdi bancarelle di frutta e verdura, incontrerete un banco un po’ atipico, dove non si vendono né mele né zucchine, ma buon vino. Da qualche anno Banco 11 è un nuovo salotto all’aria aperta nella piazza cittadina, dove gustare un rosso corposo, un bianco fruttato o un fresco spumante. A consigliarvi e a regalarvi un sorriso spontaneo e gratuito, sarà la titolare Birgitta Puustinen, spumeggiante e frizzante cinquantenne finlandese, che da più di vent’anni vive e lavora a Bolzano. Minuta e biondissima, come ci si aspetta da una finlandese doc, Birgitta ha però negli occhi tutta l’energia e la freschezza di chi dal profondo nord ha deciso di mescere la propria vita attraverso la curiosità e l’insaziabile voglia di conoscere, per poi farla decantare in un luogo amato, versando, in ogni calice, tutta la gioia possibile per quel che si fa, e si è. Come è arrivata, dalla lontana Finlandia, in Italia, e poi a Bolzano? Dopo l’esame di maturità in Finlandia, ho deciso che volevo conoscere il mondo e imparare le lingue. E una volta che esci da casa e inizi a viaggiare, soprattutto se come me hai la chiacchiera facile, è difficile poi fermarsi. All’inizio viaggiavo, e continuavo a studiare in Finlandia (Economia e commercio), poi pian piano ho capito che non era per me e ho tagliato l’ancora della zattera. Era più forte di me, non potevo far altro, e comunque penso che tornare a casa, a un certo punto, non sia una tappa obbligatoria. Sono stata in Inghilterra, in Australia, in Francia… E poi sono arrivata in Italia, sul Lago di Garda, dove facevo lavori stagionali. La proprietaria di uno dei negozi per cui ho lavorato era di Bolzano, tramite lei, a una festa, ho conosciuto mio marito, bolzanino anche lui. Così nel 1987 sono approdata in Alto Adige. Sente mai la mancanza della sua terra di origine? Le esperienze vissute nella vita sono ricordi che ti restano attaccati addosso. La Finlandia mi manca, soprattutto le persone, ma mi ha già dato tanto, ci sono moltissimi altri angoli di mondo che non conosco, e vorrei conoscere. Banco 11 è un’enoteca, Lei dunque lavora a stretto contatto con il vino. Come si è avvicinata a questo mondo? Al vino sono arrivata per caso. All’inizio lavoravo in un negozio di piante. Lì si serviva anche la sorella di Alois Lageder, che non da molto aveva aperto la sua cantina. È stata lei a propormi di lavorare con loro. Ma la prima cosa che ho detto a Lageder quando l’ho incontrato è che c’erano due problemi: uno, parlavo inglese, italiano, finlandese, francese, ma non una parola di tedesco; due, di vino non sapevo un bel niente, se non che c’è quello rosso, quello bianco e quello con le bolle. Ma lui mi ha tranquillizzata, dicendo che avrei imparato insieme a loro. Sono rimasta lì 20 anni. Dunque, oggi, cos’è il vino per Lei? Anche dopo tanto tempo, non sono follemente pazza del vino. Mi piace il vino onesto, che se usato e goduto nel modo giusto, è un piacevole compagno di vita. Chi non ama un bel brindisi, per uscire dai pensieri del quotidiano? Di base però per me il vino rimane un gioco, e ogni bottiglia è una sorpresa. Il Suo locale, ha aperto nel 2008. Com’è nata questa avventura? Da sempre volevo aprire un locale mio, ma desideravo anche avere il tempo per fare la mamma. Così ci è voluto tanto tempo prima di approdare al mio “banco” in piazza Erbe. Questo era da sempre un locale gestito da donne, abbiamo proseguito la tradizione, e tra noi siamo felici. Le mie collaboratrici sono preziose, Silvia ad esempio è più tecnica ed esperta di me, io sono più istintiva ed emozionale, vado a onde, mi piace sperimentare. Così ci completiamo bene. Non ci serve un uomo dietro al bancone! Banco 11 è immerso nel cuore pulsante della città, Piazza Erbe. Come si trova qui? Piazza Erbe mi piace tanto, e mi piace avere anche io il mio banco tra i banchi. Qui si vive da dentro la vita dei bolzanini, è un luogo di passaggio, che non si ferma mai. Se Piazza Walther è il salotto di Bolzano, Piazza Erbe è la cucina, quel luogo della casa dove si vive davvero. Questo è un vero e proprio teatro, con in scena uno spettacolo infinito di vita. I turisti possono vedere la città dall’interno, gli autoctoni possono, dai miei tavoli, vedere e farsi vedere. È un po’ come un faro, o una torre di controllo. Cosa farebbe, se potesse, per migliorare ulteriormente il suo locale, e la piazza tutta? Se potessi, metterei accanto ai miei tavolini un piccolo infopoint, per aiutare con informazioni e curiosità le persone, principalmente turisti, che gravitano nella piazza. Non c’è nulla di meglio per me che poter trasmettere e comunicare agli altri le cose belle di questa città che amo tanto. Pensa che Bolzano potrebbe essere per Lei il posto giusto per invecchiare? Si, penso di si. Bolzano è un posto piacevole, i bolzanini dovrebbero rendersene conto. E forse l’unico modo per farlo è andare via, uscire dalla propria città per capirne e apprezzarne i pregi. Bolzano non è una prigione, basta essere mobili, andare e venire a piacimento, e armarsi di una buona dose di creatività. Pubblicato su “Corriere dell’Alto Adige” del 7 agosto 2011

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