Music

June 13, 2011

Cambia la formazione musicale. Fornari: serve un progetto.

Luca Sticcotti

Giacomo Fornari è una personalità a tutto campo del mondo della musica altoatesina, ma soprattutto è coinvolto professionalmente in tutte e tre le realtà formative del settore che in questi mesi sono coinvolte in una radicare riorganizzazione, se non addirittura una rivoluzione.

Innanzitutto il conservatorio Monteverdi dove Fornari insegna e che da quest’anno per via della riforma nazionale si è trasformato in un istituto di alta formazione, in sostanza una vera e propria università della musica. Ma Fornari ha anche un incarico presso la facoltà di scienze della formazione della Libera Università di Bolzano ed è, soprattutto, il presidente del consiglio d’amministrazione dell’Istituto Musicale in lingua italiana Antonio Vivaldi. Le questioni sul piatto sono molte e tutte importanti. Innanzitutto vi è la riqualificazione del conservatorio che ha subito una vera e propria iniezione di cultura, vista però con sospetto dagli insegnanti abituati ad un insegnamento totalizzante vecchio stampo. Quella del conservatorio è però anche una rivoluzione che ne modifica l’utenza: l’alta formazione è infatti pensata per i ragazzi già in possesso del diploma di maturità e di consoni studi preparatori. Che però il conservatorio non è più tenuto ad offrire. Chi li offre allora questi insegnamenti? Qui casca l’asino, naturalmente. O meglio tendono a rinfocolarsi vecchie invidie e conflitti irrisolti, che si intrecciano anche altri problemi. Tra questi vi è la necessità, urgente come non mai, di riqualificare anche la formazione musicale oggi troppo poco presente, nella scuola pubblica di lingua italiana. E la recente decisione della provincia di accorpare gli istituti musicali alle sovrintendenze scolastiche, limitando di molto la loro storica autonomia didattica e gestionale.

Fornari, andiamo con ordine, cosa ne pensa della crisi del conservatorio?
Quella del conservatorio non è una crisi. Io sono assolutamente favorevole alla riforma del Conservatorio, era ora che diventasse un’università. Ora avremo più qualità culturale ma anche logicamente anche una perdita sul versante dello sviluppo dei talenti.

Tra l’altro i veri talenti sono sempre stati pochi.
E per decenni il conservatorio ha formato futuri insegnanti, non grandi solisti. Insegnanti che non avevano nessuna nozione di pedagogia. Quello che succede oggi al conservatorio è un semplice adeguamento a quanto avviene nel resto d’Europa dove i i conservatori sono di fatto università già da 50 anni. E non mi sembra che le orchestre tedesche ed austriache facciano schifo.

L’Alto Adige in realtà, e anche in questo campo, presenta una situazione particolare, non crede?
La situazione altoatesina è più simile a quella tedesca ed austriaca che a quella italiana. Perché qui, a differenza dal resto d’Italia, abbiamo istituti musicali. Tra scuola pubblica e istituti musicali quindi è difficile che il talento venga lasciato solo.

Ma anche per gli istituti musicali le cose stanno cambiando, anche per la riforma dei conservatori.
Una delibera della giunta provinciale del 2008 proponeva uno specifico percorso per quando riguarda gli studi pre accademici, prefigurando la possibilità che delle prime due fasi si facessero carico gli istituti musicali e che l’ultima venisse affidata al conservatorio. Questa prospettiva tra l’altro aveva anche il pregio di spingere gli allievi di madrelingua tedesca ad iscriversi al conservatorio per completare gli studi e non recarsi ad Innsbruck, come invece avevano fatto per decenni la maggior parte degli allievi. Ma la delibera è stata sospesa poche settimane fa. Ed è un peccato.

Per quale motivo la delibera è stata sospesa?
Non si sa. Si è creata un’impasse, legata anche al fatto che non sono ancora pronti i programmi didattici per i percorsi preaccademici.

In definitiva: quali solo le opzioni che si trovano di fronte le famiglie se vogliono aviare i propri figli agli studi musicali in una prospettiva professionalizzante?
Le possibilità sono molte. C’è la scuola pubblica con le medie ad indirizzo musicale, finalizzate all’apprendimento dello strumento. Se non è sufficiente ci si può rivolgere agli istituti musicali oppure al conservatorio che comunque, per lo meno in un periodo transitorio, propone corsi preaccademici. E’ chiaro che però se la famiglia abita a Corvara è molto probabile che il figlio verrà avviato all’istituto musicale piuttosto che al conservatorio. Con l’assenza del quadro normativo della citata delibera però anche gli istituti musicali sono in difficoltà perché non hanno strumenti normativi per inserire questi ragazzi in un percorso privilegiato. In ogni caso la situazione altoatesina è decisamente privilegiata. Molte cose oggi possono essere fatte a costo zero. Sia scuole che conservatorio che istituti musicali fanno capo alla provincia ed hanno un organico considerevole ed in gran parte assolutamente qualificato. Occorre solo avere le idee chiare ed un progetto preciso e destinare le risorse umane di conseguenza.

 

GLI ISTITUTI MUSICALI
Gli istituti musicali altoatesini sono istituzioni molto radicate nel territorio. Hanno una dotazione d’insegnanti davvero impressionante, in grado di far impallidire qualsiasi provincia italiana. Quello in lingua tedesca dispone di più di 400 insegnanti ed ha un’utenza di più di 20.000 persone, tra adulti e bambini. L’istituto musicale in lingua italiana dal canto suo ha sempre avuto un buon appeal sulla popolazione, ma negli ultimi anni ha vissuto una sorta di boom, dovuto soprattutto alla preparazione di molti suoi docenti, alla creatività delle proposte e all’apertura ai vari generi musicali. Sono tutti tutti aspetti nei quali è risultata determinante la spinta propulsiva di Giacomo Fornari. Il “Vivaldi” ha un organico di una novantina di insegnanti e una struttura amministrativa volta a supportare gli insegnanti in un’infinità di aspetti pratici. E anche nel caso del Vivaldi il numero degli allievi è considerevolissimo, si tratta di ben 7000 persone. Entrambi gli istituti musicali sono diffusi in tutto il territorio altoatesino, anche se la diffusione delle sedi in lingua tedesca risulta essere ovviamente molto più capillare, in seguito alla sostanziale differenza d’organico tra i due enti.

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