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May 8, 2011

Wohngemeinschaften e dintorni

Laura Lovatel

Il progettoVicinato Elettivo è nato all’interno del progetto di Lungomare dal titolo Azioni simboliche per il nostro presente, un’iniziativa in due parti che ha come sfondo la città di Bolzano e l’Alto-Adige nella loro imprescindibile caratteristica e possibilità di futuro: la convivenza e l’interazione di culture diverse.

Il progetto Vicinato Elettivo, a cura di Laura Lovatel e Federica Menin, si integra in questo percorso e contribuisce con un proprio sguardo alla riflessione su un tema centrale nel discorso sull’identità urbana: quello dell’abitare. Lo fa prendendo a oggetto di osservazione la realtà peculiare della Wohngemeinschaft: dimensione fisica e sociale – diffusa dalle piccole alle grandi città – per cui si vive in comune in uno spazio privato, ma al di fuori dei legami di parentela tradizionali.

vicinatoelettivo.org/lungomare

Postilla di una delle due autrici, Laura Lovatel

Difficile fare un resoconto di questo progetto, che è sentito da parte nostra come una stradapossibile da continuare a percorrere. Quando siamo state invitate da Angelika Burtscher e Daniele Lupo della galleria Lungomare a pensare ad un progetto sul tema della convivenza nella città di Bolzano, abbiamo iniziato a riflettere sulle forme del convivere nella dimensione privata. Come non separare una vita dalla sua forma, è una domanda che ci portiamo dentro e che diviene quasi la bussola per orientarsi nelle diverse situazioni che incontriamo.

Come vivi? Con chi vivi? Ecco che la parola convivenza diventa praticabile e inizia un gioco. Ci è sembrato interessante non separare forma e contenuto e tentare quindi di andare personalmente nei luoghi del convivere per discuterne le dinamiche.

Il momento della discussione porta con sé una sorta di arresto, di messa in pausa della quotidianità e tenta di costruire una situazione in cui si rifletta sulle forme della propria vita, sull’organizzazione di questa all’interno della città di Bolzano, in relazione agli altri e ancora all’interno della propria casa. Necessità e desiderio sono le dimensioni tra cui quotidianamente ci dibattiamo, abbiamo provato a capire se è possibile non pensarle in opposizione ma come due elementi che generano un campo di tensione. In relazione all’abitare, la domanda come vivi implica una presa di coscienza e di riflessione sulle proprie scelte e su come si è costruita la dimensione in cui viviamo. Se nel corso degli anni Sessanta la Wohngemeinschaft era uno strumento di contestazione reale rispetto all’organizzazione delle convenzioni che regolavano le vite pubbliche e private delle persone, ora sembra essersi trasformata essa stessa in convenzione e necessità. Tra i diversi fattori che distinguono il nostro tempo, quello della mobilità è forse quello che costringe più aspetti della nostra vita. Veicolata come brillante requisito in ambito lavorativo e grande opportunità in campo formativo, la mobilità spesso porta una persona a trovarsi improvvisamente a continuare la propria vita in un posto sconosciuto, a iniziare nuove relazioni, spesso sentendo il tutto come provvisorio e incompleto. La Wohngemeinschaft spesso è coagulo di simili storie personali e sembra essere più una costruzione necessaria che una libera scelta di vita. Su questo punto abbiamo cercato di riflettere con le persone che abbiamo incontrato, ascoltando posizioni e pareri diversi, rilevando intensità differenti. In generale ci chiediamo se questa esperienza delle nuove generazioni potrà essere in grado di favorire un modo di relazionarsi più umano, nel senso di riuscire ad aderire e a riconoscersi come singolarità senza identità, leggendo le parole di Giorgio Agamben ” – se gli uomini potessero, cioè, non esser-così, in questa o in quella identità biografica particolare, ma esser soltanto il così, la loro esteriorità singolare e il loro volto, allora l’umanità accederebbe per la prima volta a una comunità senza presupposti e senza soggetti, a una comunicazione che non conoscerebbe più l’incomunicabile.” (Agamben)

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