Music

March 11, 2011

Max Manfredi: “Slow songs per ridare gusto all’ascolto”

Marco Bassetti

Con lo spettacolo “Luna Persa”, martedì sera Max Manfredi sbarca al Teatro Cristallo. Se il mondo corre veloce, tutto concentrato sulle sue distrazioni, la canzone d’autore dove va? Glielo abbiamo chiesto.

Iniziamo dal tuo concerto… che tipo di spettacolo porti a Bolzano?
Lo spettacolo rientra nella serie dei concerti che presentano il disco Luna Persa, però avrà un assetto più teatrale. Ci sarà qualche breve chiacchierata tra una canzone e l’altra, ci sarà l’orchestra La Staffa al gran completo e, in più, ci saranno come ospiti le voci bianche dell’Istituto Musicale Antonio Vivaldi di Bolzano. Come detto il concerto è incentrato sul mio ultimo disco, ma presenterò anche qualche canzone più vecchia e forse anche un pezzo inedito.

Pur non essendo certamente un prodotto mainstream, Luna Persa (“Targa Tenco” 2009) ha fatto parlare molto di sè, mettendo d’accordo la critica più esigente con un pubblico piuttosto vasto…
Per fortuna ha bucato la barriera di quel mondo di cultori e appassionati che rischia di essere autoreferenziale.  Questo è avvenuto anche grazie alla rete, al passaparola, a Facebook… Oggi la promozione di un disco o si fa ad altissimi livelli, con grandi investimenti economici, in un contesto in cui il potere è prevalentemente mediatico, oppure si può contare su forme di promozione miste: radio e televisione quando si ha l’occasione, per il resto comunicazione dal basso attraverso internet.

Uno strano destino… sono le nuove tecnologie dell’informazione a tenere in vita l’antica canzone d’autore?
Mai come in questi tempi ci sono state persone che scrivono canzoni e le propongono al pubblico, ognuno oggi può produrre un disco a casa propria e con pochissimi mezzi. Tra professionisti e dilettanti penso ci siano decine di migliaia di cantautori in Italia, basta dare un’occhiata su Myspace per rendersene conto. Il problema è che questo sovraffollamento fa sì che gli strumenti dell’industria siano sempre più chiusi. E’ questo sistema che ci fa credere che la canzone d’autore non interessi più a nessuno, ma è vero esattamente il contrario. Si tratta di una visione distorta, dipende da una comunicazione ingannevole, dall’inquinamento acustico e di immagini in cui viviamo quotidianamente.

Ecco allora che trovare uno spazio autentico per l’ascolto è oggi sempre più difficile, ma allo stesso tempo sempre più fondamentale.
Il teatro serve proprio a questo, è un luogo di attenzione dove è possibile ritagliarsi uno spazio specifico da dedicare all’ascolto. La stessa cosa avviene anche con il cibo, i presidi dedicati a preservare spazi di attenzione autentica verso il mangiare non a caso si chiamano “slow food”. Ecco, attraverso le “slow songs” si può riscoprire la magia del connubio tra musica e parole che costituisce il cuore della canzone d’autore.

Nel 2008 sei entrato nella classifica di Gianni Mura su Repubblica dei 100 personaggi italiani più importanti dell’anno. Nell’Italia dei Fabrizio Corona e del bunga bunga, fa il suo effetto…
Gianni Mura in quella classifica aveva inserito anche gli ignoti del Fronte di liberazione dei babbi natale… Ero in buona compagnia.

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