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January 18, 2019

Hermau: passione e lungimiranza di un viticoltore coraggioso

Mauro Sperandio
In Valchiavenna, dove la forza di gravità si fa sentire più che altrove, Maurizio Herman e la sua bella famiglia producono vini emozionanti. Scopriamo cosa c'è nelle bottiglie firmate Hermau...

L’edizione 2018 del Merano Wine Festival si è distinta per l’abbondanza di occasioni per conoscere storie e persone che con grande dedizione sono impegnate a battere sentieri poco battuti, talvolta impervi. Come già raccontato parlando di Wild Cooking, alla cucina selvaggia è stato intelligentemente accostato il mondo dei vini bio e PIWI, realtà popolata da gente che incarna la concretezza del contadino e il piglio dell’esploratore. Tra i produttori di vini PIWI merita un’intervista un tale Maurizio Herman di Chiavenna, che da “cliente fregato” diventa sommelier e quindi produttore di vino. Hermau, la sua azienda agricola aggrappata sui pendii della Valchiavenna, a poco più di un lustro dalla prima vendemmia, si è vista assegnare dal Merano Wine Festival la medaglia d’oro per il suo Orange Anfora Alpi Retiche IGT. Incontriamolo.

Sommelier e quindi produttore di vino. Maurizio, come è nata la tua passione per questa nobile bevanda?

 La mia passione e la voglia di approfondire la conoscenza del vino sono nate durante una cena tra amici in un agriturismo, durante la quale ci servirono un vino imbevibile. Qualche giorno dopo trovai in un giornale un annuncio di un corso dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino); coinvolsi un amico e ci iscrivemmo con l’intento di non farci fregare più come era capitato all’agriturismo e di essere in grado di capire cosa ci venisse servito. Dopo quel corso frequentai i corsi dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier), superando i tre livelli della formazione. Mi dedicai quindi a visitare svariate zone vitivinicole d’Italia e di tutta Europa, ampliando il mio bagaglio di conoscenze.

golden medal merano wine festiva

Quando hai deciso di dedicarti alla produzione di vino?

 Nel 2012. È nato tutto come un gioco, un esperimento, anche considerando il fatto che a Chiavenna non c’era ormai nessuno che produceva vino. Ho cominciato con 2.000 m e, un po’ alla volta, sono arrivato a circa un ettaro di terreno coltivato, la più parte in Valchiavenna e il restate in Valtellina. Nel primo anno di impianto siamo partiti con Nebbiolo e Gewürztraminer; terminato l’impianto, visitando l’Alto Adige, ho scoperto i vitigni PIWI, che ho quindi cominciato a impiantare sistematicamente. Nel 2015 c’è stata una prima “piccola” vinificazione di Nebbiolo e Gewürztraminer, che si è ripetuta con volumi simili anche nei due anni successivi. Nel 2017 c’è stata la prima vendemmia che ci ha permesso di entrare nel mercato con un primo spumante ed un primo vino in anfora. Da quest’anno invece imbottigliamo il nebbiolo della vendemmia del 2014. Facciamo solo viticoltura biologica -sia in campo che in cantina – e con i vitigni PIWI riusciamo ad essere oltre il biologico, perché non necessitano neppure dei trattamenti consentiti per il bio.

Con i vitigni PIWI hai portato il futuro sui pendii del Valchiavenna. Qual è invece il passato vinicolo della tua terra?

Già intorno all’anno mille la viticoltura era praticata nella nostra valle. Varie sono poi le citazioni che compaiono nei documenti della Chiesa durante i secoli. Tuttavia, la storia del vino in Valchiavenna è legata al suo essere zona di transito e commercio. Chiavenna era un importantissimo deposito per i vini che provenivano dal centro e dal sud Italia ed erano destinati al nord Europa, senza che la nostra zona avesse una propria rilevanza di produttore. C’erano vitigni autoctoni quali la Bella e la Rucera, che sono andati completamente perduti.

valchiavenna bio piwi

 In che modo il tuo essere sommelier influenza la tua visione di viticoltore?

 Quando mi sono messo a fare vino avevo un’idea precisa dell’obiettivo che volevo raggiungere. Volevo produrre un Nebbiolo semplicissimo, che esaltasse le caratteristiche dell’uva, ed un macerato in anfora con un vitigno aromatico come il Traminer. Credo che il risultato ottenuto sia davvero ottimo. Con i vitigni PIWI e un po’ di Pinot Grigio mi sto orientando verso la spumantizzazione, perché credo che la nostra zona sia vocatissima per i vini bianchi. I terreni rocciosi della zona, ci troviamo su delle conoidi di deiezione ricche di granito, conferiscono al vino una spiccata mineralità, che si sposa con la buona acidità naturale.

vini alpi retiche

 In Valchiavenna la viticultura era praticamente scomparsa, ma tu ha deciso di fare il viticoltore e investire energie e risorse. Qual è il motore di una scelta così coraggiosa?

Dal secondo dopoguerra, l’agricoltura e in particolar modo la viticoltura sono state abbandonate. A fine ’800, in Valchiavenna si contavano quasi ottocento ettari di superficie coltivata a vite, che sono stati progressivamente abbandonati. Al lavoro contadino si sono preferite le “nuove occupazioni”, che garantivano un reddito sicuro, con cui provvedere ai bisogni della famiglia. L’investimento enorme che ho fatto per la cantina e la parte agrituristica, a essere sincero, non è stata una scelta ponderata, ma appassionatamente incosciente. Si tratta di un grosso impegno che interessa me, mia moglie Monica e, in futuro, anche i miei figli Martina, Giacomo e Giulia. La mia forza sta nella mia famiglia, che mi aiuta e sostiene concretamente. Martina, che studia all’università a Milano, fa la pendolare e il sabato e la domenica mi aiuta in cantina e con la contabilità. Giacomo, all’ultimo anno delle superiori, si occupa dei lavori più pesanti, come lo sfalcio e la pulizia. Mia moglie e la piccola Giulia mi sono d’aiuto in tantissime cose.

Pur giovanissima, la tua Hermau di Pianezzola sta però già raccogliendo grande consenso…

Il primo importante riconoscimento è arrivato quest’anno al Merano Wine Festival, dove il nostro Anfora 2017 ha ricevuto la medaglia d’oro. Anche il mercato ci sta apprezzando e le richieste sono in crescita, come la produzione, che con la vendemmia di quest’anno ci dovrebbe portare a circa 3.700 bottiglie.

vino lombardia piwi

 Parliamo ora di queste tre bottiglie che ci stanno davanti e rappresentano la tua produzione. Visto che il vino non si può raccontare, ma solo bere. Usiamo gli abbinamenti per dare un’idea dei tuoi vini.

 Il Magy, grazie all’alta acidità e alle bollicine, va benissimo con tutti i piatti grassi, con i pizzoccheri della Valtellina e con gli gnocchetti della Valchiavenna, che sono ricchi di burro. Si abbina molto bene anche con i formaggi freschi.
L’Orange si presta molto bene come vino da dessert, ma anche con risotti ai formaggi erborinati.
Il Razént funziona a perfezione con la nostra bresaola, ma anche con lo Speck altoatesino; con le carni e la polenta.

Foto: Hermau

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