Il tassidermista #10

La radio quasi sempre accesa, radio 3. In sottofondo programmi culturali che trattano vari temi d’attualità o concerti di musica classica. 

Mentre Franco lavorava, dalla mia postazione con macchina fotografica su cavalletto, saltuariamente mi fermavo. Lo guardavo, mi guardavo intorno e assaporavo quella strana sensazione difficile da descrivere.

Un luogo senza tempo, tra il macabro e il sublime, tra stregoneria e magia, tra paradiso e inferno.

Quella era davvero una terra di confine, un punto in cui l’anima si fermava per trovare altra forma.

Quel luogo suscitava in me una grandissima attrazione, più le ore trascorrevano, più grande diveniva l’amore e l’attaccamento a quegli animali con occhi fissi per i quali in principio avevo provato grande turbamento, inquietudine e compassione. Cominciavano a divenire quasi consuetudine.

Capii come il tutto poteva divenire abitudine quando Teresa ci portò biscotti e caffè.

                  Pausa! Vi ho portato la merenda!! disse Teresa. 

Davanti alla tazza fumante, con la bocca piena di dolci, iniziammo a chiacchierare con estrema serenità e convivialità. Ad un tratto il mio sguardo cadde sul tavolo dove era appoggiato il vassoio e lì compresi di essere divenuta parte di quello spazio perché nulla suscitava in me, se non assoluta naturalezza, il vedere la mia tazzina di caffè in fianco a tanti pezzi di zampe di capriolo.

Corsi a prendere la macchina fotografica seguita dallo sguardo interrogativo e stupito di Teresa e Franco.

                  Cosa stai facendo? Mi chiesero.

                  Ma vi siete accorti che per noi questa è una cosa del tutto normale? La facessimo vedere ad un estraneo ci direbbe che siamo dei pazzi insensibili!  

                  C’è della quotidianità nell’estraneità. Il contrasto è pazzesco. Risposi. 

Loro osservarono, mi osservarono e ridemmo.

Foto Roberta Segata