Food

June 23, 2018

De gustibus Connection #86: Leonardo e Andrea, Agribirrificio Maso Alto, Lavis

Mauro Sperandio
De gustibus connection è una violazione della proprietà (intellettual-culinaria) altrui, un auto-invito a pranzo da chi sa cucinare davvero, un rapido interrogatorio senza la presenza di un legale, una perquisizione senza mandato tra mestoli e padelle. Ma anche un boccale di birra dopo l'altro, dato che ci troviamo all'Agribirrificio Maso Alto...

Mauro Sp: Come nasce la vostra collaborazione e l’Agribirrificio Maso Alto?

Leonardo: Gestisco da tempo un locale a Verona e ho una “antica” passione per la birra, che mi ha portato a fare corsi e viaggi per saperne di più. Ho conosciuto Andrea in modo fortuito e con il tempo, e dopo qualche scambio delle rispettive birre, sono stato da lui coinvolto nel suo progetto di restaurare una malga con terreno a Lavis, in località Masi Alti, e dare vita ad un birrificio agricolo.

M: Quali sono stati i primi passi per arrivare ad una birra al 100% “fatta in maso”?

Andrea: Abbiamo piantato orzo e luppolo, le materie prime, e comprato un impianto per la birrificazione e siamo partiti.

M: Quali principi irrinunciabili vi siete posti fin dall’inizio?

A: Abbiamo deciso di dedicarci esclusivamente ad una produzione biologica e sostenibile, perché questa è l’unica via che ci permette anche di salvaguardare il posto meraviglioso in cui ci troviamo. Impieghiamo energia ricavata da pannelli fotovoltaici e fino all’anno scorso le trebbie che restano dopo la produzione della birra le davamo ai nostri maiali. Quest’anno però, visto l’impegno che comportano, abbiamo rinunciato ad allevarli. Vediamo l’anno prossimo…

M: Immagino che gestire un’azienda agricola ed un birrificio allo stesso tempo sia un grosso impegno…

L: Senza dubbio. Quest’anno ci siamo cimentati anche con alcuni esperimenti di maltazione del nostro orzo (la germogliazione e “cottura” necessarie a trasformare i chicchi d’orzo in malto n.d.r.). Sono veramente pochi al mondo i birrifici di queste dimensioni che si dedicano anche a questo aspetto del “fare birra”, potendosi così vantare di fare una birra loro al 100%.

M: I birrifici che si dedicano al bio sono pochi; a giustificazione di questo fatto si dice che questa scelta complica la vita delle aziende. È vero? In che misura?

A: Sono cazzate. La questione è di prezzo delle materie prime, che si preferisce comprare  dalle multinazionali che le offrono a condizioni più convenienti. L’orzo e il luppolo da agricoltura biologica possono avere delle caratteristiche non sempre costanti, il primo può avere delle differenze a livello proteico tra una partita e l’altra, ma questi “difetti” li considero pregi.

M: In che senso?

L: Il mondo della birra artigianale, a differenza di quello del vino, considera la riproducibilità un valore. Questo è però “contro natura”, visto che le condizioni meteo e climatiche variano di stagione in stagione e di anno in anno, influenzando in maniera varia la resa delle coltivazioni. Perché questa “imprevedibilità” deve essere un pregio per il vino e un difetto per la birra? Prima di essere un birraio, sono un contadino. Non mi posso pensare slegato dalla natura.

M: Oltre al luppolo e all’orzo, quali altri prodotti del territorio si ritrovano nelle birre del Maso Alto?

A: Nelle nostre due birre in stile “Italian Grape Ale” impieghiamo mosto ricavato dalle nostre uve biologiche, molti invece lo comprano da produttori di vino. Facciamo una birra con gli aghi di pino mugo che raccogliamo nel bosco ed una con la canapa, che coltiviamo tra i filari di luppolo. Quest’ultima ha in più il valore di recuperare una coltura che ha fatto da sempre parte della storia agricola italiana. Impieghiamo anche luppolo selvatico della zona, che abbiamo selezionato e coltiviamo.

M: Tra le vostre birre figurano “Intrepida” “Ruspante” e “Selvatica”. Quale di queste meglio rappresenta le vostre personalità?

L: Un po’ ruspanti lo siamo tutti e due… Ma, anche perché rispecchiano la ricerca di ognuno di noi, direi che Andrea si ritrova nella “Selvatica”  ed io nella “Intrepida”.

M: Pensiamo ora a delle “applicazioni pratiche” per le vostre birre. Quali suggerireste per l’estate?

A: La Stranger Pils, che vendiamo alla spina: beverina, ma con una luppolatura importante.

M: E per una cena a base di carne?

L: La “Selvatica”, dal carattere deciso

M: E se si trattasse di pesce?

A: La “Intrepida”, che aromatizziamo con del bergamotto.

M: Non dimentichiamo i vegani, per carità…

L: Una “Ruspante”, morbida e con un bel bouquet speziato-floreale.

M: E non dimentichiamo la mia sete, che con questo caldo si fa davvero importante…

Foto: Agribirrificio Maso Alto

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.